Don Giovanni, don Pierclaudio e don Marco. Operai nella vigna del Signore, per dedicare la vita a Dio e alla Chiesa di Padova

Domenica 2, alle 16.30, nella cattedrale di Padova, per l’imposizione delle mani e la preghiera di ordinazione del vescovo Claudio Cipolla, tre giovani seminaristi diventeranno presbiteri diocesani: don Giovanni Casalin di Grumolo Pedemonte, don Marco Piva di Bojon e Pierclaudio Rozzarin di Cristo Re in Padova.

Don Giovanni, don Pierclaudio e don Marco. Operai nella vigna del Signore, per dedicare la vita a Dio e alla Chiesa di Padova

Domenica 2, alle 16.30, nella Cattedrale di Padova, per l’imposizione delle mani e la preghiera di ordinazione del vescovo Claudio Cipolla, tre giovani seminaristi diventano presbiteri diocesani.

Don Giovanni Casalin (11 marzo 1992) è originario della parrocchia di Santa Maria Maddalena di Grumolo Pedemonte ed è il più giovane di quattro fratelli. Dopo aver ottenuto la maturità scientifica presso il liceo Corradini di Thiene e dopo aver frequentato il Gruppo Davide – il percorso vocazionale per adolescenti del seminario minore – nel 2011 entra nella comunità vocazionale di Casa Sant’Andrea e nel 2012 in seminario maggiore. Durante la formazione in seminario ha prestato servizio nelle parrocchie di Sant’Agostino di Albignasego, San Bonaventura di Cadoneghe e Zanè (Santi Pietro e Paolo) e durante il terzo anno presso il reparto di oncoematologia pediatrica dell'ospedale di Padova. Quest’anno don Giovanni ha svolto il proprio ministero diaconale nell’unità pastorale di Zugliano e come educatore presso il seminario minore di Rubano.

«In questi anni di formazione – racconta don Giovanni – il servizio svolto in diverse comunità parrocchiali ha avuto un ruolo importante per il mio discernimento e per la scelta a cui sono giunto. Molto preziosa è stata la possibilità di confrontarmi con la vita e la testimonianza di preti e laici impegnati su tanti fronti della pastorale. È stato importante e arricchente riconoscere come ogni parrocchia possieda delle radici profonde, che attingono alla storia di fede e di carità di tante persone semplici. Condividendo, inoltre, la vita in canonica con i parroci che mi hanno accompagnato, ho potuto fare mio ciò che di bello e buono sentivo prezioso imparare per il mio futuro ministero. Di una cosa sono convinto: preti, religiosi, sposi, giovani, anziani… tutti siamo chiamati a guardare e a camminare insieme verso il nostro Signore». 

Don Pierclaudio Rozzarin (17 giugno 1986) viene dalla parrocchia di Cristo Re in Padova. Primo di due figli, ha frequentato l’istituto tecnico commerciale Gramsci di Padova, diplomandosi nel 2005 come ragioniere programmatore. Nel settembre del 2003 entra in seminario minore e nel 2005 inizia il seminario maggiore per poi interrompere l’esperienza nel 2007.

Dopo un periodo prolungato di discernimento nel 2015 riprende il seminario maggiore. Durante gli anni del seminario don Pierclaudio ha prestato servizio nelle comunità parrocchiali di Arino di Dolo e di Tencarola, nella pastorale vocazionale e nell’ospedale Madre Teresa di Schiavonia. Quest’anno don Pierclaudio ha svolto il proprio ministero diaconale presso il seminario minore, nel gruppo vocazionale diocesano e nella comunità parrocchiale di Cristo Re.

«Le tappe del mio “lungo” discernimento – ricorda don Pierclaudio – partono dall’esperienza di un corso vocazionale ad Assisi con i frati minori, nel 2010. Quel corso ha rimesso in moto la domanda vocazionale che mi aveva fatto entrare in seminario minore e poi anche al maggiore ma che io, per alcuni motivi, avevo messo in disparte senza risolverla. I passaggi decisivi di questo percorso si riferiscono a quelle scelte e persone che mi hanno aiutato a riprendere in mano la mia vita: aver vissuto nella canonica della mia parrocchia con il mio parroco, don Gianluca Santini, il cammino di un anno di verifica vocazionale indicatomi dal rettore e il mio padre spirituale, l’accompagnamento psicologico, la preghiera. In tutto questo e nella vita quotidiana ho potuto riconoscere i segni di una chiamata del Signore che mi ha “aspettato” con pazienza e con trepidazione, proprio come quel Padre misericordioso che attende il ritorno del figlio». 

Don Marco Piva (5 ottobre 1984) è originario della parrocchia di San Nicola di Bojon (Ve). Primo di due fratelli, ha frequentato il liceo Einstein a Piove di Sacco, diplomandosi con la maturità scientifica. Dopo aver frequentato l’università di Padova ed essersi laureato in economia e direzione aziendale nel 2008, è stato alunno del seminario patriarcale di Venezia fino al 2015. Nel 2017 viene accolto nel seminario maggiore di Padova, prestando servizio nella parrocchia di Legnaro e insegnando presso la scuola primaria paritaria Galvan di Pontelongo.

«Durante quest’anno di servizio diaconale – spiega don Marco – mi è stato chiesto di continuare a occuparmi della scuola primaria dove ormai da tre anni insegno e di affiancarmi a don Carlo Pampalon, parroco di Pontelongo, nell’impegno pastorale. L’ambiente scolastico, soprattutto quello di una realtà di ispirazione cristiana, diviene luogo accogliente per i più piccoli e per le loro famiglie, sia in senso fisico che spirituale. Rimanendo accanto a loro ho sempre cercato di tradurre quotidianamente linguaggio e gesti per renderli accessibili ai piccoli, affinché fin da subito inizino a intuire che ciascuno di noi ha bisogno dell’altro e che tutti siamo unici. Sono grato al Signore che mi ha donato di vivere questo tempo con i bambini, perché il loro sguardo è quello di chi ha occhi certi della bontà e della bellezza della realtà».

Il rito: l'imposizione delle mani e l'abbraccio

Nel momento centrale del rito, dopo l’invocazione dei santi, il vescovo imporrà le mani su ciascun eletto, in silenzio, e poi pronuncerà la preghiera di ordinazione. Quindi i nuovi presbiteri saranno rivestiti con la stola e la casula sacerdotali. Il vescovo, poi, ungerà con il sacro crisma le loro mani, e consegnerà il pane e il vino, offerti per il sacrificio eucaristico. Infine i nuovi presbiteri scambieranno l’abbraccio di pace con il vescovo, segno visibile della pace di Cristo risorto.

Un anno, il sesto, per prepararsi a diventare preti

Come si sono preparati i tre giovani seminaristi al presbiterato? «Il tempo del diaconato – spiega don Mattia Francescon, assistente del quinto e sesto anno del seminario maggiore – è un anno vissuto tra le attività in parrocchia, per tre giorni a settimana, e il percorso di formazione in seminario su ambiti specifici del ministero del prete: la confessione, l’omelia, la liturgia, la pastorale, l’accompagnamento spirituale. È un tempo anche di discernimento, cioè di ascolto della volontà di Dio: aiutati dagli educatori, i diaconi si sono verificati sulla capacità di donarsi per il Vangelo, per la gente, e sulla loro crescita nella fede, come Cristo Pastore. L’amore per Dio si fa sempre più missione verso gli ultimi e lievito nelle comunità cristiane. La vita spirituale continua per loro a nutrirsi di Parola di Dio, eucaristia quotidiana e fraternità».

I genitori: «Ora siamo felici, Giovanni è contento»
casalin

«L’esperienza che ci sta capitando è qualcosa di grande», dicono Antonella e Ottavio Casalin, di Grumolo Pedemonte. Sposati dal 1982 e titolari di una macelleria, sono i genitori di don Giovanni. «Fin da piccolo – spiegano – ha sempre frequentato la parrocchia, come chierichetto e animatore. Mentre frequentava il quarto anno del liceo scientifico ci disse che voleva entrare in seminario minore, ma non eravamo d’accordo, perciò abbiamo deciso di farlo aspettare».
Finite le superiori don Giovanni entra nella comunità vocazionale di Casa Sant’Andrea e poi in seminario maggiore. «Era difficile accettare questa scelta – sottolineano i due sposi – Strada facendo, però, confrontandoci con i genitori di altri seminaristi e grazie agli educatori del seminario ci siamo sentiti parte di una grande famiglia. Ora siamo felici perché vediamo Giovanni finalmente contento».

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