Fondazione Nervo Pasini. Le parrocchie nel Cantiere di carità e giustizia
Il cantiere di carità e giustizia della chiesa di Padova prende vita e si popola. Ecco le prime manifestazioni d'interesse dalle parrocchie per la Fondazione Nervo Pasini.
Il Cantiere di carità e giustizia della Diocesi di Padova avanza. E si popola.
La conferma arriva dall’incontro che si è svolto martedì scorso (13 marzo) nella parrocchia di San Giuseppe. L’invito è partito dal consiglio di amministrazione della Fondazione Nervo-Pasini, assieme al delegato per le cucine popolari e vicario episcopale don Marco Cagol. Destinatarie, tutte le 67 parrocchie della città di Padova, potenziali “partecipanti” della stessa Fondazione, varata per volere del vescovo Claudio lo scorso 18 giugno, giorno del Corpus Domini.
L’ente intitolato ai due sacerdoti padovani rappresenta a oggi l’impegno principale della Chiesa padovana nell’ambito del progetto lanciato dal vescovo in occasione delle celebrazioni di sant’Antonio del 2016. Si sta dunque realizzando «il sogno di una Padova che, fedele al suo Santo Patrono, continui ad amare e a lasciarsi amare dai poveri, tutti i poveri!», evocato da don Claudio. Una città che, «fedele alla sua storia, continui a costruire inclusione e accoglienza, anche in mezzo alla fatica e alle contraddizioni».
Da allora i “Cantieri di carità e giustizia” di passi ne hanno fatti tanti, fino ad arrivare alla strutturazione di questo nuovo ente. «La Fondazione Nervo-Pasini è operativa, anche se in attesa del riconoscimento civile in corso presso il Ministero dell’Interno – spiega don Marco Cagol – In questo momento, l’attenzione è concentrata sulle Cucine economiche popolari, la principale opera della nostra Chiesa in favore dei poveri, attiva fin dal 1882. Il consiglio di amministrazione sta gestendo il passaggio dell’attività delle Cep dall’ente diocesi alla Fondazione, supportando il grande lavoro delle suore Elisabettine. Suor Albina Zandonà in questo momento è la direttrice generale della fondazione e la responsabile delle cucine, in sostituzione di suor Lia Gianesello, storica presenza, che sta attraversando un periodo di convalescenza. Accanto a suor Albina è attiva suor Federica Menara».
Il consiglio di amministrazione, presieduto da Umberto Piron, è composto da nove membri: don Luca Facco, la stessa suor Federica, Laura Nota, Roberto Baldo, Denis Cagnin, don Giuseppe Masiero, Massimo D’Onofrio e Letizia Frigo. Oltre a gestire questo passaggio fondamentale per le Cucine popolari, l’impegno principale oggi è costituito dal coinvolgere soggetti partecipanti, come fondatori (chi devolverà beni mobili o immobili al fondo patrimoniale per almeno mille euro) o come partecipanti (chi offrirà contributi in denaro e in beni per la gestione, attività e volontariato, come i pranzi domenicali). E proprio in questo contesto si inserisce l’incontro di martedì scorso.
«A prendere parte alla presentazione del progetto della Fondazione, e a dimostrare interesse per una possibile partecipazione alla Fondazione – riprende don Marco – sono state finora 23 parrocchie e il Vicariato di Selvazzano, oltre ad alcuni enti. Sono le prime ad affacciarsi alla condivisione per la gestione di questa realtà centrale per tutta la città».
Nei prossimi mesi infatti, l’azione del cda, oltre a reperire partecipazioni (qualsiasi organizzazione a ispirazione cristiana può farsi avanti), avvierà la collaborazione con le istituzioni pubbliche, assieme ai Cappuccini, alla cooperativa la Bussola, alle suore Salesie e all’Opera Pane dei poveri, gli altri enti che fanno del cibo il mezzo per entrare in relazione con chi non ha nulla.