San Salvaro. Entro maggio partiranno i nuovi lavori

I principali interventi in programma riguarderanno il tetto e il campanile. Un atto di donazione del 1080 attesta la presenza di una «schola sacerdotum» nel luogo che già allora veniva chiamato San Salvatore, popolarmente detto poi San Salvaro.

San Salvaro. Entro maggio partiranno i nuovi lavori

È quasi millenaria la chiesa di San Salvaro di Urbana, e da tempo non veniva restaurata. Il restauro che, tra il 1997 e il 2000, aveva riguardato l’ex monastero annesso, non aveva infatti toccato l’edificio per il culto. L’avvio del cantiere è programmato per maggio.

«Già nel 2008 la parrocchia aveva preparato un primo progetto di intervento – spiega il parroco, don Adriano Vigolo – che poi nel 2012 è stato definitivamente approvato sia dalla Sovrintendenza delle belle arti sia dall’Ufficio dei beni culturali della diocesi. Finalmente, con la conferma dell’arrivo di due consistenti contributi finanziari, uno da parte della Cei e l’altro dalla Fondazione Cassa di risparmio di Padova e Rovigo, possiamo iniziare. I lavori dovrebbero durare meno di un anno e non impediranno l’uso della chiesa, che rimarrà disponibile per le attività liturgiche e pastorali».

Secondo quanto attesta una lapide, nel frontone all’ingresso dell’edificio, l’attuale chiesa ha sempre portato il titolo di “Santissimo Salvatore” (popolarmente detto “San Salvaro”). Fu eretta nel 1186 in stile romanico. Probabilmente, prima di tale edificio ci deve essere stata una cappella più piccola, dal momento che nell’atto di donazione del terreno, eseguito nel 1080 perché vi fosse costruita una “Schola Sacerdotum”, si dice che esso si trovava “in vico qui dicitur Sancti Salvatoris”.

Alla fase romanica della chiesa appartengono il campanile e l’abside, con il duecentesco affresco del Cristo Pantocratore. Il monastero e la chiesa fin dall’inizio furono affidati ai monaci Agostiniani, considerati allora specialisti nella formazione del clero. Nel 1408, i territori di Padova e Verona passarono sotto il dominio della Repubblica Serenissima e qui avvenne anche il cambio dei monaci: il complesso passò sotto la gestione dei monaci Camaldolesi cenobiti, come anche l’Abbazia di Carceri di cui divenne una dipendenza.

Nel 1569 l’abate fece restaurare e abbellire la chiesa e la trasformò in stile rinascimentale, ad esempio eliminando le finestrelle romaniche (che ancora oggi si possono osservare), aprendo dei finestroni laterali e innalzando il tetto di alcuni metri.

Nel 1692 il monastero fu confiscato e venduto ai veneziani conti Carminati. Da quel momento la chiesa passò sotto la gestione del clero diocesano e il monastero diventò in pratica una casa colonica; tale rimase per tre secoli: nel 1995 i Carminati (ramo Bellini) vendettero la proprietà, che fu acquistata dalla parrocchia e in parte dal Comune.

I lavori di restauro della chiesa saranno avviati nel prossimo mese di maggio e prevedono principalmente importanti interventi sul tetto. «Andrà completamente rimaneggiato – continua don Vigolo – e tre capriate dovranno essere sostituite. Allo stato attuale i coppi scivolano verso il basso, anche a causa del traffico della vicina strada, e non di rado piove dentro».

L’altro importante intervento riguarderà il campanile, che andrà completamente pulito, anche con la sostituzione di vari mattoni rovinati (in passato, ad esempio, era stato danneggiato da un fulmine, oltre che dal tempo e dalle intemperie).

Con l’occasione verrà completamente rifatto il “castello”, la struttura che sostiene le campane: per motivi di stabilità, quello nuovo non sarà metallico ma in legno. Infine, verrà posizionato un nuovo meccanismo elettrificato per fare funzionare l’orologio.

Il periodo dell’annuale festa di santa Dorotea (6 febbraio) – patrona della chiesa di San Salvaro, un culto probabilmente introdotto dai Camaldolesi – è stata l’occasione per fare conoscere, a parrocchiani e non, l’imminente avvio dei lavori e per chiedere un aiuto concreto. «I finanziamenti – conclude il parroco – non copriranno tutto l’importo previsto, rimarrà una parte che dovrà essere coperta dalla comunità parrocchiale, che conta circa 350 abitanti; quindi la raccolta di fondi si prospetta impegnativa. C’è bisogno dell’aiuto di tutti».

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