Anziani che vivono all’estero: lo fanno (anche) per stare con i figli

Tra le motivazioni prevalenti che spingono i pensionati di oggi a lasciare l’Italia per Svizzera, Germania, Spagna, Stati Uniti, Canada, Australia, Francia, Belgio, Gran Bretagna non ci sono vantaggi economico-fiscali bensì il fatto che questi Paesi hanno accolto giovani lavoratori italiani

Anziani che vivono all’estero: lo fanno (anche) per stare con i figli

«Nel bastimento non si può stare che in trecento, e invece ce ne sono più di ottocento che siamo fissi come le sardelle». Giovanni Biagio, migrante veneto, descrive così la sua partenza dal porto di Genova direzione “terra promessa”, l’America. Accadeva nel 1887, nel pieno di un grande esodo che tra fine Ottocento e primi del Novecento interessò almeno venti milioni di italiani. Gli italiani di oggi non se ne stanno più «fissi come le sardelle» sui bastimenti ma, come i loro antenati di oltre un secolo fa, continuano a emigrare. Direzione “nuove terre promesse”, e non solo perché in alcuni Paesi una pensione basta e avanza a vivere dignitosamente. In molti partono anche per raggiungere i figli, emigrati a loro volta per motivi di studio e di lavoro. Un secolo e mezzo dopo, l’Italia rimane un Paese di partenze e di ritorni proprio come accadeva al tempo di Giovanni Biagio. Protagonisti sono sempre più i pensionati di ieri, ma anche quelli di oggi secondo Inps e Fondazione Migrantes, un tema poco conosciuto e con molteplici risvolti e ricadute sociali, culturali ed economiche.

Sono cinque milioni e 800 mila gli italiani residenti all’estero, in testa per numero di emigrati di oggi Veneto e Lombardia. «In un’Italia sempre più spopolata e longeva – spiega Delfina Licata, della Fondazione Migrantes – la mobilità continua a essere elemento strutturale legato a dinamiche tradizionali, ma anche elemento nuovo che ogni anno porta sempre più giovani a partire (il 42 per cento delle partenze, per la sola motivazione espatrio, riguarda i 18-34enni). Eppure gli anziani, tra gli italiani e le italiane in mobilità, continuano ad avere un ruolo da protagonisti: il 21,2 per cento dei sei milioni di connazionali residenti stabilmente e ufficialmente all’estero ha più di 65 anni. Le donne sono il 52,2 per cento». L’analisi degli anziani italiani iscritti all’ Anagrafe Italiani residenti all’estero (Aire) riporta a un ventennio fa: è evidente il protagonismo del continente americano, soprattutto dell’America Latina, con Argentina e Brasile con il numero maggiore di anziani residenti. Il 52,2 per cento proviene dal Meridione, più esattamente da Sicilia, Campania, Calabria. «La nostra attuale mobilità – conclude Licata – è, invece, euroamericana e le regioni più dinamiche risultano Lombardia e Veneto». I veneti residenti all’estero, stando alle utili rilevazioni Aire elaborate da “Veneti nel mondo”, sono 502.859 pari all’8,66 per cento degli italiani residenti all’estero. Per la maggior parte si tratta di persone tra i 21 e i 40 anni, di poco superiori ai 41-60enni. Quello dei pensionati che decidono di emigrare all’estero è un tema di grande attualità. «L’Inps ha iniziato ad analizzarlo in maniera più puntuale e sistematica nel 2001, da quando il fenomeno è diventato più significativo – aggiunge Susanna Thomas, della Direzione centrale pensioni Inps – In questi dodici anni il trend ha alternato periodi di forte crescita ad altri di decremento. 

Sicuramente ha inciso la pandemia: fino al 2019 le partenze erano 5.600- 5.700, nel 2020 e nel 2021 si è scesi a una media di circa 3.600 pensionati, per risalire nel 2022 a oltre 4.600 partenze». Tra le motivazioni che spingono a lasciare l’Italia non trova sufficiente riscontro la ricerca di Paesi esotici o con vantaggi economico-fiscali. I Paesi verso cui emigrano i pensionati di oggi (Svizzera, Germania, Spagna, Stati Uniti, Canada, Australia, Francia, Belgio e Gran Bretagna), risultano tra i più significativi per una caratteristica precisa: aver accolto i giovani lavoratori italiani. I pensionati che vi si sono trasferiti sono, infatti, i genitori di coloro che hanno trovato lavoro e si sono stabilizzati in questi Paesi. I numeri sono peraltro sottostimati, non tutti trasferiscono la residenza dall’Italia, volendo mantenere l’assistenza sanitaria italiana. In Spagna, ad esempio, non vanno solo pensionati attratti dai vantaggi delle isole Canarie, ma anche molti genitori. «È un Paese che continua ad accogliere giovani lavoratori italiani – conclude Thomas – Come contenere il fenomeno delle migrazioni di pensionati? La soluzione migliore è far rientrare i giovani lavoratori in Italia».

Veneto, in vent’anni cresciuti i laureati che si trasferiscono
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Sul totale dei cittadini italiani trasferiti all’estero, nell’ultimo ventennio spicca il dato sui laureati partiti dal Veneto: nel 2002 erano il 14 per cento, nel 2017 il 21 per cento e il 23 per cento nel 2020, con una leggera predominanza femminile. Il dato si riferisce all’ultimo report sui percorsi migratori dei veneti all’estero realizzato da Veneto lavoro per l’Osservatorio Veneti nel mondo.

Molte pensioni liquidate sono di reversibilità

A gennaio 2022 erano oltre 317 mila le pensioni italiane pagate all’estero distribuite su circa 160 Paesi. Tra queste rientrano le prestazioni in regime di totalizzazione internazionale, ma anche quelle liquidate sulla base di sola contribuzione italiana. «Oggi l’Inps sta provvedendo a liquidare soprattutto le pensioni di coloro che sono emigrati dopo il secondo dopoguerra – afferma Vito La Monica, direttore centrale pensioni dell’Inps – Molte di queste sono diventate pensioni di reversibilità, destinate a ridursi nel tempo. Avviene soprattutto in America meridionale dove le pensioni di vecchiaia rappresentano solo il 37 per cento e quelle ai superstiti oltre il 60 per cento, con età media molto elevata. Nei Paesi che in passato sono state mete di milioni di italiani, le comunità di pensionati connazionali registrano un trend in forte decremento, mentre è iniziata la liquidazione di pensioni di “nuova generazione” in nuove località».

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