La croce oltre le sbarre. Martedì 8 aprile una Via Crucis al Due Palazzi di Padova
Martedì 8 aprile per la prima volta una Via Crucis coinvolgerà gli istituti penitenziari del Due Palazzi di Padova: «Il mondo è più grande del carcere»

Sarà una prima volta la Via Crucis che coinvolgerà la Casa di reclusione e quella circondariale di via Due palazzi a Padova, e vuole essere un segno importante di vicinanza della Chiesa diocesana con chi vive dietro le sbarre. L’orario di ritrovo è alle 19.30 di martedì 8 aprile, con partenza dalla Casa di reclusione e si conclude nella parrocchia di San Bartolomeo, a Montà. Saranno cinque le tappe e in ognuna saranno lette delle riflessioni e testimonianze di un detenuto, di un familiare, di una vittima di reato, di una comunità e di un agente della Polizia penitenziaria. L’appuntamento della Via Crucis, che vede la presenza anche del vescovo Claudio, ha come sfondo il titolo (tratto dalla bolla di indizione di papa Francesco per il Giubileo), La speranza non delude. «Con la Via Crucis – spiega don Mariano Dal Ponte, cappellano della Casa circondariale di Padova da settembre 2020 – desideriamo esprimere l’attenzione del nostro territorio per il carcere che rischia di essere ai margini della vita della città». Tra gli altri, saranno presenti alla celebrazione alcuni detenuti provenienti dai due istituti: «Due di loro porteranno le lampade che saranno collocate ai lati della croce che useremo per la Via Crucis – spiega don Mariano – a simboleggiare che la speranza non è soltanto quella portata in prigione da chi viene da fuori, ma a volte può venire dai cammini di risurrezione che avvengono all’interno degli istituti penitenziari. Per questo, in modo simbolico, le due luci usciranno dai due istituti di detenzione». Per don Marco Pozza, cappellano dal 2011 della Casa di reclusione di Padova «il fatto che ci sia il nostro vescovo non costituisce una notizia: è “padre” di questi figli scapestrati (che siamo noi) e viene a condividere un pezzettino di strada. La sua figura poi, rimanda a una comunità più grande, la Chiesa: questo, secondo me, aiuterà la stessa Chiesa diocesana a fiutare dal vivo cosa significhi che la Via Crucis vissuta in galera rischia di diventare una Via lucis. Il peccato come momento d’incontro con la Grazia». Per il sacerdote inoltre quest’appuntamento rappresenta una triplice occasione per il carcere e i detenuti: «Rivivere sulla propria pelle la storia di un Uomo innocente condannato a morte. Il sentirsi parte di un mondo più grande della propria cella. Infine: non rischiare di confondere l’abat-jour con il sole e la cella con il mondo. Il mondo è più grande del carcere e noi, qui dentro, dobbiamo fare di tutto per far sì che queste due realtà si riconcilino tra loro».
Sulla scia della Giornata di preghiera per le carceri
Promotori della Via Crucis sono diverse realtà della diocesi patavina: tra queste la parrocchia” della Casa di reclusione, la cappellania della Casa circondariale, le parrocchie di San Bartolomeo Apostolo in Montà e Sant’Ignazio. L’appuntamento si lega alla Giornata di preghiera per le carceri indetta lo scorso anno dalla Cei e che nella Diocesi di Padova si è svolta lo scorso 30 marzo.