Migranti: don Sciabbarrasi (Migrantes Agrigento), “non possiamo più assistere inermi alla morte di innocenti nel Mar Mediterraneo”

Ieri sera, al porto di Porto Empedocle, “abbiamo accolto quattro salme, tra cui quelle di due bambini. Erano presenti i loro genitori, insieme a rappresentanti delle istituzioni religiose, civili e militari. 

Migranti: don Sciabbarrasi (Migrantes Agrigento), “non possiamo più assistere inermi alla morte di innocenti nel Mar Mediterraneo”

Un momento di dolore profondo, di straziante umanità, che non possiamo e non vogliamo più accettare come normalità”. Lo afferma in una nota oggi don Aldo Sciabbarrasi, direttore Ufficio Migrantes della diocesi di Agrigento. Ancora una volta – scrive il sacerdote –  come Chiesa, diciamo con fermezza che non possiamo rimanere in silenzio di fronte a simili tragedie. Non possiamo accettare che la disperazione di tanti fratelli e sorelle continui a infrangersi contro l’indifferenza e l’inerzia. È urgente e necessario che chi ha responsabilità di governo si impegni concretamente per attivare corridoi umanitari e percorsi sicuri di ingresso regolare per chi fugge da guerre, miseria e persecuzioni in cerca di una vita dignitosa”. E’ forte l’appello don Sciabbarrasi: “non possiamo più assistere inermi alla morte di innocenti nel Mar Mediterraneo. Non possiamo più vedere bambini, donne e uomini morire tra le onde, mentre le loro famiglie piangono lacrime che si confondono con il sale del mare. Ieri sera, accanto alle bare, c’erano anche i genitori a piangere. Una scena che ha commosso profondamente tutti i presenti. Quelle bare bianche — che non sono le prime, né purtroppo le uniche — non vogliamo più vederle. Non vogliamo più accogliere salme di chi ha perso la vita per fame e sete. E ci chiediamo, con sgomento e rabbia: com’è possibile che nel 2025 si possa ancora morire di fame e sete? Eppure è successo. Perché? Come Chiesa, come cristiani, ci interroghiamo: cosa possiamo fare, concretamente, per fermare questa strage silenziosa? E chiediamo a chi ha ruoli di responsabilità politica: quali strategie, quali strumenti, quali volontà mettere in campo per impedire altre morti in mare?”. Per il sacerdote agrigentino è “il tempo del coraggio, della verità, dell’azione. È il tempo di risvegliare la voce della nostra coscienza.
Riflettiamo. Agiamo. Non voltiamoci dall’altra parte”.

Raffaele Iaria

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Fonte: Sir