80 anni dalla Liberazione. Egisto, la fuga dal Castello grazie alla complice sorella
Arrestato dalla Gestapo, imprigionato nel duro carcere di massima sicurezza nel castello dei Carraresi a Padova, il partigiano-professore Mario Mosconi riuscì a evadere grazie a Maria Clotilde. E alle seghette nascoste nelle calze

Il 5 gennaio 1945, per il partigiano Mario Mosconi, “Egisto” della Brigata Pierobon, fu davvero un giorno sfortunato. Quel pomeriggio portava con sé notizie militari e rilievi di fortificazioni tedesche sui colli Euganei, da consegnare al Sicri (i Servizi segreti alleati), quando, giunto a Padova, al bar Pezziol, tradito da un finto amico aderente alla Rsi, venne arrestato dalla Gestapo. Fatto salire su un’auto scura, gli trovarono addosso il materiale che firmava la sua condanna a morte come spia nemica. Condotto nel covo delle Brigate Nere di Teolo, subì un primo brutale interrogatorio, a cui ne seguì un secondo, nella ex scuola elementare di Luvigliano. Ricondotto a Padova, alla Sipo-Sd (Polizia di sicurezza) di via Diaz, subì altri pesanti interrogatori per estorcergli i nomi degli altri cospiratori. Per non soccombere, Egisto fece il nome di una persona che sapeva essere già al sicuro, in clandestinità: un tale Rossi, il tramite di Mario Saggin, già noto alle Brigate Nere. Dopo tre mesi di segregazione fu trasferito alla Casa di pena di piazza Castello, in attesa dell’esecuzione. Fino ad allora, il castello dei Carraresi era ritenuto un carcere di massima sicurezza: le alte e spesse mura, le robuste inferriate e la stretta sorveglianza, avevano scoraggiato chiunque avesse in mente di fuggire. Tuttavia, Egisto, memore di quanto era accaduto il 17 agosto 1944, giorno in cui erano stati prelevati dalla stessa prigione dieci detenuti, tra cui Flavio Busonera e Luigi Pierobon, e mandati a morte, non pensò che a evadere. Il coraggio e la determinazione di certo non gli mancavano: quando era a capo della seconda zona collinare Est-Euganei, di azioni rischiose ne aveva compiute non poche. Il piano di fuga che aveva in mente era molto rischioso; l’unica persona di cui si fidava e sulla quale far conto era la sorella più piccola, Maria Clotilde. Essendo un detenuto politico, non gli era permesso incontrarla, per cui le fece avere segretamente uno scritto in codice con le seguenti istruzioni: Maria doveva spacciarsi per la cugina di Novenio Righetto, un detenuto comune con cui condivideva la stessa cella, la numero 73, e, durante il colloquio, consegnargli tre seghette da ferro. Se le avessero trovato addosso i seghetti e la piantina del carcere, infilati nei calzettoni a losanghe, e avessero scoperto che la carta di identità avuta da Gavino Sabadin era falsa, le conseguenze, per Maria Clotilde, sarebbero state terrificanti.
Giovane, coraggiosa e brava a mentire, Mariuccia svolse il suo ruolo alla perfezione. Nonostante la fucilazione immediata, eseguita nella caserma nord di Chiesanuova, di tre giovani, poco più che adolescenti, che il 23 aprile (cinque giorni dalla liberazione di Padova) avevano tentato la fuga dalla Casa di pena e che erano stati scoperti, Mosconi decise di agire nella stessa notte. Dopo il controllo serale delle guardie, aperta con una falsa chiave anche l’ultima porta del ballatoio e appoggiata nel vuoto una scala sul tetto della falegnameria confinante, dieci detenuti presero il volo verso la libertà: Mario Mosconi, Elio Girardello, Antonio Giurati, Novenio Righetto, Giuseppe Bennacchio, Mario Bertocco, Luigi Tombola ed altri tre reclusi comuni. Egisto, armato di mitraglia, riapparve in città il 27 aprile, per assaltare, con altri partigiani, un presidio tedesco di via Altinate. Distribuito anche ad altri insorti il ricco bottino di armi e munizioni, gli scontri in città si fecero sempre più intensi e cruenti, con perdite da ambo le parti: durante l’insurrezione i partigiani e i patrioti caduti nell’area cittadina furono 224. Nella stessa mattinata, presso il convento della Basilica di Sant’Antonio, avveniva la trattativa di resa dei capi fascisti (Menna, Carità, Pizzirani) al Clnai, il Comitato di liberazione nazionale Alta Italia (Sabadin, Prevedello, Canilli): in cambio della liberazione dei prigionieri politici, rinchiusi nelle carceri e nel palazzo Giusti, i caporioni fascisti ottenevano un salvacondotto per lasciare la città. Il 28 aprile, alle 12.15, all’Antonianum, venne invece firmato l’accordo di resa tedesca: da una parte il Comitato di liberazione nazionale regionale veneto (Mario Vanoldi), il Comitato di Liberazione nazionale provinciale (Mario Saggin) e il Comando militare regionale Veneto (colonnello Pizzoni), dall’altra la Wehrmacht (generale Arnim e colonnello Basse Kofler). Firma che costò la vita al colonnello Kofler, che, la sera stessa, venne fucilato alle Brentelle su ordine del generale Fritz Polack, perché accusato di alto tradimento. Uno dei dieci evasi, Luigi Tombola, comandante del settimo Battaglione Busonera, tornato libero, partecipò anch’egli all’insurrezione armata, contrastando e facendo prigionieri parecchi tedeschi allo sbando. Alla guida di un gruppo di partigiani di Camin, il pomeriggio del 28, si imbatté in un consistente comando tedesco che, a Saonara, stava effettuando un sanguinoso rastrellamento, che, prima di sera, contò 44 vittime tra civili e partigiani. Tombola, fatto prigioniero dai tedeschi, venne tenuto in ostaggio sino a Sant’Angelo di Piove dove, la mattina dopo, fu ucciso con un colpo di pistola al volto e gettato in un fossato, a pochi passi da dove, ora, sorge un cippo in sua memoria. A guerra finita, Mario Mosconi, uomo di sani principi e di alto valore morale, rifiutò un prestigioso incarico politico, preferendo riprendere l’insegnamento di agraria a Conselve. Nel 1948 fondò a Saonara l’Istituto professionale agrario che diresse per sette anni, quindi proseguì l’attività come direttore scolastico della scuola media, prima a Vò e, dopo, a Mestrino. I suoi ex studenti ancora lo ricordano come un grande maestro di vita.
A Este una mostra sugli internati militari italiani
“La Resistenza senz’armi. Il no al nazifascismo degli internati militari italiani” è il titolo della mostra che si apre il 30 aprile, alle 17, a Este, nella sala FedeleCarminati. Promossa dalla sezione Anpi “Amleto Rama” di Este e dal Comune, sarà aperta fino al 7 maggio. (C. B.)
A Monselice, dialogo su fascismo e donne
Venerdì 25 aprile, alle 17, al Parco Buzzaccarini di Monselice, Sonia Residori, autrice di Sovversive, ribelli e partigiane, dialoga con Annachiara Capuzzo su alcuni aspetti del rapporto tra il regime fascista e le donne vicentine. (C. B.)
Appuntamenti nel territorio. Riflessioni e letture nei giorni della Liberazione
Martedì 22 aprile, alle 21, nel Palazzo Gemma Parco Cavour, presso il parcheggio di via San Giovanni Bosco a Legnaro, Alessandro Naccarato e Floriana Rizzetto, presidente provinciale dell’Anpi, affrontano il tema “Dalla nascita della democrazia all’ascesa della destra illiberale e autoritaria. A rischio la tenuta democratica del Paese”. “Riflessioni sulla Resistenza partigiana” è invece il titolo della conferenza, promossa dal Centro studi per la scuola pubblica del Veneto e moderata da Giuseppe Zambon, che si tiene mercoledì 23 aprile, dalle 16.30 alle 19.30, nella sala grande dell’ex Marchesi, all’Arcella a Padova. Intervengono Andrea Chieregato del Cesp (Il rapporto tra Resistenza partigiana e Costituzione repubblicana: continuità o frattura?) e Bianca Tognolo dell’Anpi di Este (Geografia periferica della memoria partigiana). Iscrizioni a giornatastudioformazione@ gmail.com Sempre il 23 aprile, alle 17.30, nella sala Cariparo di piazza Duomo a Padova viene presentato il volume Contro gli spiriti docilmente curvilinei. Adolfo Zamboni, un eroe riscoperto. L’autore, Fabio Targhetta dell’ateneo di Macerata, dialogherà con il prof. Gilberto Muraro. Tre gli appuntamenti a Ponte San Nicolò. Alle 18 del 23 aprile, nell’atrio del municipio, viene inaugurata la mostra “Nel mio cuore come una ferita. Il campo di concentramento di Chiesanuova e l’opera di padre Placido Cortese”. Il 24 aprile, alle 20.45, nella sala civica Unione Europea, Gaetano Calore coordina l’incontro “Voci dalla nostra storia”. Il 25 aprile, alle 10, messa in chiesa in suffragio dei caduti; alle 11.45, nel cortile del municipio, consegna delle tessere elettorali ai neo-diciottenni. Lo stesso giorno, alle 15, in villa Campello a Camposampiero, è stato organizzato “El merendin della Liberazione”. Intervallate dalla musica dei BandaStretta, saranno lette le testimonianze di partigiani e staffette. Sabato 26, alle 17, nella sala Filarmonica di Camposampiero, Dino Scantamburlo presenterà il suo libro Ritornammo liberi. Storie di internati militari italiani (Imi) nei lager nazisti 1943-1945. Verrà consegnato un riconoscimento ai familiari.
Claudio Baccarin