ChatGpt, un rastrello digitale
Per il docente Battiston, intelligente è l’artigiano che ha prodotto l’arnese e il contadino che ne fa buon uso. Sta a noi saperlo maneggiare con cura

«L’Intelligenza artificiale generativa è davvero intelligente? No, non propriamente, pensando a una serie di caratteristiche dell’intelligenza umana». Ad affermarlo è stato il fisico Roberto Battiston, docente dell’Università di Trento e già presidente dell’Agenzia spaziale italiana, intervenuto durante la conferenza che si è svolta la mattina dell’11 aprile, dal titolo “Ia e giovani. Opportunità e sfide nell’era digitale”. Tanti gli studenti del liceo Galileo Galilei di Caselle di Selvazzano, presenti al teatro dell’Opsa, sede dell’incontro organizzato dall’istituto stesso con il supporto della Federazione del Nord Est-Credito cooperativo italiano. Battiston ha esordito dicendo che ChatGpt, un modello di linguaggio generativo basato sull’Ia, «ha la stessa intelligenza di un rastrello, quindi non ne ha, ma serve per fare cose intelligenti. Intelligente, infatti, è l’artigiano che lo ha prodotto e il contadino che ne fa buon uso». È necessario ricordare che il funzionamento di ChatGpt si basa sull’addestramento su grandi quantità di testi disponibili online, utilizzando un algoritmo di intelligenza artificiale con l’obiettivo di comprendere e generare un linguaggio naturale, basandosi su modelli probabilistici. E sul web sono presenti enormi quantità di dati prodotti dall’uomo come articoli, poesie, blog e tanto altro: «Qui sta l’intelligenza – ha precisato Battiston – in ciò che abbiamo scritto in maniera sensata. Inoltre è nella persona che pone la domanda all’Ia: tanto più è precisa quanto più sarà dettagliata la risposta». Il fondamentale vantaggio dell’Ia generativa sta nella sua capacità di dialogare con l’utente, dando l’impressione di interagire con un essere umano: le sue risposte coprono una vasta gamma di temi e informazioni che nessuna persona potrebbe dare con la stessa ampiezza. Battiston, rivolto ai giovani, ha asserito che l’Ia sarà una sorta di «assistente al talento personale, ampliando le nostre facoltà mentali e permettendoci di migliorare in tanti campi. Dobbiamo essere preparati per saperci muovere in questo nuovo scenario».
Alla conferenza è intervento anche don Andrea Ciucci, segretario generale della fondazione vaticana RenAIssance per l’etica dell’Ia. Ha esordito con una domanda: «A che cosa serve lo smartphone che avete in tasca? Il suo scopo primario è raccogliere dati che riguardano la nostra vita: luoghi, tempistiche, storie di acquisti e tanto altro». Quindi il sacerdote ha ricordato il docufilm The social dilemma, dove il ritornello è «attento se una cosa è gratis tu sei la merce», richiamando la gratuità dei social network e dell’Ia. E “la merce” è costituita proprio dai dati che forniamo a queste Big tech che possono proporci per esempio degli acquisti, in base ai nostri interessi. «Anche per i video che “scrollate” avviene lo stesso: se vi fermate per più di tre secondi su un filmato di gattini, vi proporranno sempre gattini e non avrete più cagnolini. Il vostro mondo si ridurrà». Con l’avvento dell’Ia generativa a novembre 2022 (con il lancio di ChatGpt 3.5), si sono amplificate le opportunità e alcune problematiche, come il fatto che «dietro queste tecnologie c’è una potenza economica, sociale e politica inimmaginabile». Il nostro domani si giocherà sulla domanda «che futuro vogliamo costruire con questo incredibile e potentissimo strumento che è l’Ia generativa?», con la necessità di partire dalla sua regolamentazione. Don Ciucci ha quindi messo in chiaro che per usare al meglio l’Ia è essenziale imparare a fare le domande, «e la scuola è chiamata a insegnare a farle». Inoltre c’è la necessità di sviluppare la «capacità critica. È il saper riconoscere il valore di opinioni diverse, confrontarle e prendere una posizione motivata, dopo aver elaborato un pensiero personale. La scuola dovrebbe insegnare un atteggiamento critico». Concludendo, don Ciucci ha ricordato come l’IA sia «costosa in termini di libertà», ma rappresenti «una grande occasione che ci obbliga a diventare persone sempre più capaci di scegliere, giudicare e utilizzare questi sistemi per il bene». È intervenuto poi Dario Da Re, direttore dell’Ufficio digital learning e multimedia dell’Università di Padova, raccontando la nascita di Lucrez-IA. È un’architettura di Intelligenza artificiale (costituita da più modelli di Ia), sviluppata dall’Unipd in collaborazione con Amazon Web Services e Anthropic per rispondere alle esigenze della comunità accademica. Da Re ha messo in luce come noi usiamo da una quindicina d’anni Siri, Alexa, forme base di Ia: «Oggi con quella generativa siamo di fronte a una trasformazione radicale sulle modalità di apprendere e insegnare». Ha posto una domanda scomoda: «Questa tecnologia ci sta privando di qualcosa o ci sta davvero aiutando?». Sotto lo sguardo incuriosito dei presenti, l’accademico ha mostrato un video realizzato con un software capace di creare avatar dalle sembianze umane: il prof. Da Re vi appariva mentre parlava in diverse lingue, «vi assicuro, perfettamente». Infine ha parlato Gustavo Pietropolli Charmet, psichiatra e psicoterapeuta dell’adolescenza, tra i fondatori dell’Istituto Minotauro Ha riflettuto sui profondi cambiamenti che l’introduzione di internet ha portato nella mente e nell’identità degli adolescenti, rivoluzionando la cultura e la socialità. Per l’esperto «oggi lo smartphone risponde al bisogno degli adolescenti di combattere la noia e la solitudine, offrendo un costante contatto con gli altri e con il mondo virtuale, in un momento della vita in cui si distaccano dagli affetti familiari. E la rete permette ai ragazzi di creare relazioni, emozioni e simboli che danno senso alla loro vita». Charmet ha messo in guardia dai rischi di un uso eccessivo di queste tecnologie, che possono portare a demotivazione e isolamento, soprattutto se sostituiscono le relazioni umane reali. Ha concluso esprimendo speranza per il futuro dominato dall’uso dell’Ia: «Come abbiamo superato le sfide della stampa, della Tv e di internet, possiamo affrontare anche quelle poste dall’Ia, partendo dalla scuola».