Più che l’informazione, la comunità. Cosa cercano i lettori in un giornale, e nella Difesa in particolare?

Spettacoli, sport, lifestyle. Sono queste le sezioni più lette dei quattro maggiori siti di informazione in Italia: Corriere, Repubblica, Messaggero e Fatto Quotidiano. No, niente politica o politica internazionale, poca economia, poco ambiente, la cronaca sì, ma non gli approfondimenti.

Più che l’informazione, la comunità. Cosa cercano i lettori in un giornale, e nella Difesa in particolare?

I dati Audicom vi lasciano perplessi? Certo, se state leggendo questo giornale – e magari nella nostra edizione cartacea – la cosa è più che comprensibile: sappiate di essere una minoranza della minoranza della minoranza. Creature rare, probabilmente parte di quel ristretto 16 per cento di italiani che ancora ammette di aver fiducia nella carta stampata (dieci anni fa eravamo al 59 per cento). Attorno a voi – ma dovrei dire a noi – il 70 per cento si informa su tv, siti appunto e social, che da soli fanno il 42 per cento. In generale, in Italia, la fiducia nel mondo dell’informazione preso in senso lato vale il 34 per cento, assai lontano dal 69 della Finlandia, ma pur sempre sopra il 33 per cento della Gran Bretagna e il 32 degli Usa. Tremano le vene ai polsi se guardiamo i dati degli abbonati ai quotidiani online nel mondo, dove gli 8,8 milioni del New York Times sono inarrivabili: i più prossimi sono il Wall Street Journal (3,2) e The Athletic (2,7 milioni). In Italia il miglior risultato è del Corriere con 540 mila sottoscrizioni e nel Belpaese, secondo il “Digital News Report 2023” del Reuters Institute for the Study of Journalism, il 22 per cento dei lettori sarebbe anche disponibile ad abbonarsi se trovasse un sito con contenuti più inediti, il 13 per cento se non ci fosse pubblicità, il 32 per cento se ottenesse prezzi più bassi (che già oggi oscillano dai 5 ai 9 euro al mese), mentre il 42 per cento degli italiani vuole tutto gratis e sostiene che nulla potrà mai convincerlo ad abbonarsi. Un’infilata di dati messi assieme in questi giorni da Milena Gabanelli, nella sua “Dataroom” sul Corriere della Sera, che offrono molti spunti di riflessione, perfino a un giornale piccolo come il nostro, ma penso anche ai suoi lettori.

Anzitutto si sente immediatamente la necessità di un luogo di incontro e di scambio con voi, lettori, abbonati, affezionati, che siate recentemente approdati alla Difesa (in tutte le sue espressioni, on e off line), tornati dopo molti anni oppure rimasti sempre fedeli all’appuntamento settimanale su carta e da qualche anno quotidiano sul web: che cosa cercate qui? Che cosa apprezzate particolarmente di quello che c’è e di cosa sentite invece la mancanza? In secondo luogo, l’impressione è che qui non cerchiate solo l’informazione: in molti di voi sono parte della Chiesa di Padova – editore atipico per un mezzo di informazione, che tuttavia consente da 115 anni alla Difesa una grande libertà di partecipazione al dibattito pubblico – e intende seguirne gli eventi e le scelte. Altri tra voi cercano l’approfondimento che si addice a un settimanale. Altri ancora seguono solo i social, qualche sbirciata ai nostri video, vedono ogni tanto il sito, la carta mai. Eppure rimane la sensazione che tutto questo non basti. C’è bisogno di spunti di riflessione. Di una o più chiavi di lettura su cui applicare il pensiero critico. E non solo, c’è anche bisogno di un luogo di confronto, dove il pensiero si crei ascoltando e condividendo, non semplicemente rimbalzando un’idea nella breve distanza che intercorre tra la nostra mente e lo schermo del telefonino. La Difesa, in un mondo che cambia vorticosamente, si sta trasformando sempre più in una comunità: l’organo di informazione è il mezzo che unisce migliaia di persone che condividono valori, stili, attenzioni specifiche e, il più delle volte, anche la fede. Tutto questo come si misura? Quale istituto di ricerca potrà analizzarlo, incasellarlo, valutarlo economicamente? Oggi abbiamo molto di tutto, ma poco della cosa che conta di più: il tempo. Grazie per quello che spendete sulla Difesa e, se vi va di rispondere ad alcune delle molte domande presenti in questo editoriale, scrivetemi a luca.bortoli@difesapopolo.it

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