Pfas nel sangue: c'è altro oltre all'acqua

I dati del report. Leggi il servizio integrale sulla Difesa in uscita domenica 1 aprile!

Pfas nel sangue: c'è altro oltre all'acqua

Un abitante su cinque della zona rossa, tra coloro che hanno aderito al biomonitoraggio avviato dalla Regione a inizio 2017, ha un valore di colesterolo totale fuori norma (maggiore di 190 milligrammi per decilitro di sangue). Ma per chi ha un’età tra i 30 e i 40 anni la percentuale si raddoppia: 40 per cento. È certamente questo il dato più eclatante contenuto nel report che palazzo Balbi ha diffuso martedì scorso (dati aggiornati al 18 marzo), nel quale sono stati messi nero su bianco gli esiti degli esami condotti sui primi 9.575 cittadini delle aree contaminate che hanno accettato di sottoporsi agli accertamenti.

Fino a questo momento è stato chiamato il 30 per cento degli 84.852 cittadini, nati tra il 1951 e il 2002, dei 21 comuni della zona rocca implicati nella contaminazione. Tra questi uno su due ha risposto positivamente.

Il protocollo prevede un’intervista per individuare eventuali abitudini non salutari e correggerle, la misurazione della pressione arteriosa, esami di sangue e urine per controllare lo stato di salute di tegato, reni, tiroide e il metabolismo e infine il dosaggio delle dodici molecole principali di Pfas presenti nel sangue. A questo proposito gli esiti dimostrano che almeno il 50 per cento della popolazione in esame riporta valori sopra la soglia di rilevabilità di Pfoa, Pfos e di due altri composti minori. Per il Pfoa la concentrazione mediana arriva addirittura a 51 nanogrammi per millilitro di sangue (8 è la misura tollerata) con una grande differenza tra uomini (68 ng) e donne (appena 38).Secondo gli esperti della Regione, questa differenza si spiega al fatto che le donne più giovani, in età fertile, eliminano una certa quantità di sostanze chimiche attraverso il ciclo mestruale.

I più colpiti sono i cittadini della cosiddetta “area rossa A” che comprende i comuni di Alonte, Asigliano Veneto, Brendola, Cologna Veneta, Lonigo, Montagnana, Noventa Vicentina, Pojana Maggiore, Pressana, Roveredo di Guà, Sarego e Zimella. La loro concentrazione mediana di Pfoa risulta praticamente doppia rispetto a quella dei residenti negli altri comuni contaminati (Albaredo d’Adige, Arcole, Bevilacqua, Bonavigo, Boschi Sant’Anna, Legnago, Minerbe, Terrazzo e Veronella).

«Questo riscontro – si legge nel report - suggerisce che, a parità di contaminazione dell’acqua potabile distribuita dall’acquedotto, anche la contaminazione dell’ambiente (maggiore nell’Area Rossa A rispetto all’Area Rossa B) abbia avuto un ruolo nel determinare il carico corporeo di Pfas». Un’affermazione che rimette dunque in gioco la possibile contaminazione aerea e soprattutto quella delle matrici alimentari su cui non sono ancora stati resi noti dati specifici georeferenziati, ma solo aggregati mediani.

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