Bistecca o focaccia? Il Parlamento Ue non ha deciso cosa fare circa le denominazioni dei prodotti che sembrano a base di carne e invece non lo sono

Senza regole si potrà continuare a chiamare, per esempio, salsiccia o bistecca qualcosa che non contiene carne oppure ne contiene una minima quantità.

Bistecca o focaccia? Il Parlamento Ue non ha deciso cosa fare circa le denominazioni dei prodotti che sembrano a base di carne e invece non lo sono

Il problema, come spesso capita e non solo nel campo dell’agroalimentare, sta nelle parole e nei contenuti che queste si portano dentro. Capirsi è importante, e per farlo occorre chiarezza. Lo sanno bene gli agricoltori che della confusione e degli allarmismi costruiti ad arte ne hanno fatto spesso le spese. Ultimo esempio in questa direzione, è quanto accaduto in Europa, anzi, quanto non è accaduto in Europa. Qualche giorno fa, infatti, il Parlamento Ue ha deciso di non decidere, non approvando nessuno degli opposti emendamenti di divieto oppure di via libera all’uso delle denominazioni di alimenti a base di carne per prodotti di origine vegetale. E’ apparentemente una cosa da nulla. In realtà senza regole si potrà continuare a chiamare, per esempio, salsiccia o bistecca qualcosa che non contiene carne oppure ne contiene una minima quantità. E non solo. Perché i finti salsicciotti potranno – come già accade – contenere non solo vegetali come ceci, lenticchie, piselli, barbabietole, ma anche edulcoranti e altre sostanze di sintesi che nulla hanno a che fare con gli alimenti naturali vegetali o animali che siano.

Brutta cosa per chi vuole semplicemente sapere cosa mangia e per chi, invece, non fa attenzione e crede di aver acquistato un hamburger di carne mentre ha davanti un polpetta mezza sintetica e mezza vegetale. E brutta cosa anche per chi vuole mangiare vegetale, visto che continuerà ad essere più difficile capire davvero cosa si mangia.
Certo, proprio per completezza d’informazione, occorre dire anche che le etichette dei finti hamburger devono comunque contenere le indicazioni di tutti gli ingredienti presenti. Ma la scelta di non decidere, lascia spazio alla decisione di molti di creare confusione. E provoca un danno economico importante per la zootecnia non solo italiana.

In assenza di una regola europea che riguardi tutti, occorrono a questo punto norme nazionali che facciamo ordine e tutelino i consumatori. Lo ha chiesto, con ragione, a gran voce la Coldiretti che ha spiegato: “Il perdurare di una situazione di incertezza rappresenta purtroppo un favore alle lobbies delle multinazionali che investono sulla carne finta, vegetale o creata in laboratorio puntando su una strategia di comunicazione subdola con la quale si approfitta deliberatamente della notorietà e tradizione delle denominazioni di maggior successo della filiera tradizionale dell’allevamento italiano per attrarre l’attenzione dei consumatori e indurli a pensare che questi prodotti siano dei sostituti, per gusto e valori nutrizionali, della carne e dei prodotti a base di carne”. D’accordo sul danno e sulla necessità di porre rimedio un po’ tutti i rappresentanti della filiera agroalimentare: dalla Cia-Agricoltori Italiani a Confagricoltura, da Assocarni ad Assica (che raccolgono gli industriali), alla cooperazione con l’Alleanza delle cooperative agroalimentari; senza dire naturalmente delle associazioni dei consumatori.

E pensare che, tra l’altro, la Corte di giustizia Ue si era già pronunciata recentemente sulla necessità di chiamare i prodotti alimentari con il proprio nome e non con nomi che possono trarre in inganno.
C’è poi un aspetto igienico-sanitario. Permettere a degli insiemi vegetali di utilizzare la denominazione di carne significa infatti favorire – è stato sottolineato dai rappresenti dei coltivatori diretti – prodotti ultra-trasformati con ingredienti frutto di procedimenti produttivi molto spinti dei quali, oltretutto, non si conosce nemmeno la provenienza della materia prima visto che l’Unione Europea importa ogni anno milioni di tonnellate di materia prima vegetale da tutto il mondo. Su tutto, poi, deve prevalere un diritto importante e spesso troppo trascurato. “I consumatori – ha ben spiegato Confagricoltura – hanno il diritto di scegliere i prodotti che desiderano, basando la propria scelta su informazioni affidabili che riflettano correttamente le caratteristiche del prodotto. Spesso, invece, queste informazioni si rivelano ingannevoli”. Diritto importante, come si è detto, che tuttavia non sempre viene rispettato. Confondere una focaccia con una bistecca non va bene, in nessun caso.

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Fonte: Sir