Laici, suore, sacerdoti, vescovi: i cattolici tedeschi e austriaci ricordano i martiri del nazismo
Durante il Terzo Reich una mai silente opposizione vide una schiera di cristiani delle varie confessioni, cardinali, vescovi, laici, preti e suore, finire sul patibolo, venire inviati alla eliminazione programmata nei lager, esiliati o ridotti al silenzio con la tortura ed il carcere sino alla consunzione. Sono nomi noti e dei quali è stata riconosciuta la santità per il martirio e che in questo periodo vengono commemorati dai cattolici austriaci e tedeschi.
Le commemorazioni e gli anniversari sono spesso motivo non solo di ricordo, ma anche di riflessione
e di insegnamento. E i cattolici austriaci e tedeschi si confrontano costantemente con la
testimonianza del martirio dei cristiani da parte dei nazisti, durante il Terzo Reich. Ricorrono in
questo periodo numerose date che riportano a quei tempi tenebrosi di morte: nei quali una mai
silente opposizione alla follia nazista vide una schiera di cristiani delle varie confessioni, cardinali,
vescovi, laici, preti e suore, più o meno noti finire sul patibolo, venire inviati alla eliminazione
programmata nei lager, esiliati o ridotti al silenzio con la tortura ed il carcere sino alla consunzione.
Sono nomi noti e dei quali è stata riconosciuta la santità per il martirio, come Edith Stein che finì
gassata con la sorella Rosa, e successivamente i loro corpi vennero bruciati nei forni crematori di
Auschwitz, il 9 agosto 1942; o il santo martire della Chiesa ortodossa Alexander Schmorell, uno dei
giovani studenti della “Weiße Rose”, la Rosa Bianca, che venne arrestato nel febbraio del 1943 coi
suoi compagni di opposizione al nazismo, i fratelli Hans e Sophie Scholl, Christoph Probst e Willi
Graf che finirono tutti ghigliottinati, come il professor Kurt Huber, che si era unito a loro. Sono un
numero che aumenta di giorno in giorno, grazie allo studio infinito delle carte meticolose degli archivi
della Gestapo e delle carceri naziste in Austria e Germania, o nei lager distribuiti sul territorio non
solo del Reich, ma anche in Italia e in Francia. Molti di loro sono stati subito riconosciuti come
testimoni del martirio per la fede, alcuni sono sopravvissuti ma hanno pagato con la morte per
malattia il loro diniego alla ideologia di morte nazista: come il vescovo di Rottenburg Joannes
Baptista Sproll, di cui il 5 agosto ricorreva l’80mo anniversario del suo esilio per la sua ribellione al
nazismo. Molti hanno dovuto attendere perché la loro storia fosse raccontata, come Walter
Klingenbeck,l giovane meccanico apprendista di Monaco di Baviera, decapitato con una accetta il 5
agosto 1943, a 19 anni, per propaganda anti-nazista e finito nel dimenticatoio della società bavarese,
che solo nel 1998, a 50 anni dalla morte, ha ricevuto dalla sua città la dedicazione di una strada. Per
alcuni si dovettero attendere lenti passaggi giudiziari e amministrative perché si potesse parlare
anche di una riabilitazione nazionale. È questo il caso del professor Huber, che venne ghigliottinato il
13 luglio 1943 nel carcere di Stadelheim, di Monaco di Baviera, lo stesso giorno di san Alexander
Schmorell: la vedova, che continuò ad esser vessata e discriminata dalla società bavarese sino alla
caduta del nazismo, dovette attendere sette anni dal termine della seconda guerra mondiale per
l’ottenimento della pensione del marito, in quanto la legge tedesca continuava a ritenere giustificato
il licenziamento del marito da parte della Ludwig-Maximilian-Universität di Monaco di Baviera. In
questo 1943, in occasione del 75mo anniversario delle esecuzioni dei membri della Weiße Rose le
chiese cattolica e ortodossa della Baviera hanno organizzato numerosi appuntamenti
commemorativi. In Austria la diocesi di Linz con la collaborazione di Pax Christi , commemora in
questi giorni il beato laico Franz Jägerstätter, nel 75mo anniversario del suo martirio avvenuto il 9
agosto 1943. La condanna a morte fu sanzionata per obiezione di coscienza e critica alle direttive del
nazionalsocialismo. Jägerstätter era di famiglia contadina profondamente cattolica, un uomo di
famiglia e condannò il nazionalsocialismo perché incompatibile con il cristianesimo. Rifiutò di
diventare sindaco del suo paese natale, St. Radegund, e fu l’unico del suo collegio elettorale a
votare “no” al fittizio referendum confermativo dopo l’Anchluss, l’annessione dell’Austria da parte
della Germania nazista nel 1938. Chiamato due volte a prestare servizio militare nel 1940, rifiutò e
denunciò il programma eutanasiaco e la persecuzione della chiesa da parte dei nazisti. Fece
obiezione di coscienza, e dopo la terza chiamata alle armi fu arrestato e incarcerato a Berlino nel
carcere di Brandeburgo, dove fu condannato a morte e giustiziato. Il 9 agosto il beato martire sarà
ricordato nella chiesa parrocchiale di St. Radegund nell’anniversario dell’esecuzione, con una
preghiera devozionale e una solenne eucaristia, seguita da una processione a lume di candela sino
alla tomba dove, dal 9 agosto 1946 riposano le ceneri di Jägerstätter.
Massimo Lavena