XXIII Domenica del Tempo Ordinario *Domenica 10 settembre 2023
Matteo 18,15-20

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano.
In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo. In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».
«O figlio dell’uomo – dice Dio a Ezechiele – io ti ho posto come sentinella per la casa d’Israele» (Ez 33,7). Ho in mente una tela di Giovanni Fattori. Soldati sulla collina a scrutare l’orizzonte. Oppure Il deserto dei tartari di Dino Buzzati, una vita ad aspettare un nemico che non arriva mai. Sentinella – penso io – è questo: chi sta sulle mura di un fortilizio a custodire al suo interno una comunità. Occhi lunghi di lince e orecchie dritte a scrutare fuori, lontano. Con il cuore in gola. Sempre e comunque!
Ma poi rileggo le parole di Ezechiele e m’accorgo che non è sul nemico che la sentinella deve tenere aperti occhi e orecchi, ma sul Signore, su quello che le dice, per poi andarlo a riferire, anche qui, non fuori, ma dentro la comunità, che custodisce. Quasi che il nemico, che io penso fuori, se ne stia nascosto dentro, chissà dove. Che sia così?
«O figlio dell’uomo – dice Dio – Quando sentirai dalla mia bocca una parola, tu dovrai avvertirli da parte mia» (Ivi). Ok – dico io – avvertirli di che cosa? Di qualcuno che in mezzo a voi ha sbagliato, risponde Dio. Perché può succedere dentro il fortino della comunità... che ci si faccia male! Basta un niente, infatti, a rompere tutto! Uno sguardo in tralice, una parola di traverso, uno stop non rispettato ed è subito guerra, e guerra senza confini. Impossibile, poi, spiegarsi: le parole non tengono. Tutti hanno ragione e nessuno ci capisce niente. È successo ieri nel giardino dell’Eden con Adamo ed Eva. È bastato che serpeggiasse nascosto nell’erba un minimo sospetto su Dio, il bene massimo. E ne è nato un inferno. Quindi? Quindi, «se io dico al malvagio – continua il Signore – Malvagio, tu morirai, e tu non parli perché il malvagio desista dalla sua condotta, egli, il malvagio, morirà per la sua iniquità, ma della sua morte io domanderò conto a te. Ma se tu avverti il malvagio della sua condotta perché si converta ed egli non si converte dalla sua condotta, egli morirà per la sua iniquità, ma tu ti sarai salvato» (33,8-9).
Cos’è questo?! La maniera più indovinata di rendere responsabile di sé la comunità stessa. Ciascuno, su incarico di Dio, diventa sentinella chi gli sta accanto, legando e sciogliendo situazioni, che, lasciate a se stesse, rischierebbero di travolgere tutti. È questo che Dio desidera da ciascuno di noi: che noi diventiamo responsabili di noi!
Sarebbe grave – interviene il salmista – che si ripetessero stagioni di dolore già vissuto… «come a Meriba, come nel giorno di Massa nel deserto, dove mi tentarono i vostri padri» (Sal 94,7-9). «Se ascoltaste oggi la sua voce! Non indurite il cuore! È lui il nostro Dio e noi il popolo del suo pascolo, il gregge che egli conduce, la roccia della nostra salvezza» (94,1.7).
Quindi, «se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te – ci dice Gesù – va’ e ammoniscilo fra te e lui solo» (Mt 18,15). Parti al primo segnale e corri! Corri da lui. Ma corri con amore e fagli sentire solo amore. Immediatamente, personalmente. Come sai fare, con le parole che ti vengono, con il cuore che sanguina. Fallo in punta d’anima, come una carezza. Senza pretendere, senza giudicare, aprendo strade, chiedendo scusa. «Se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello» (Ivi). E la comunità sarà salva! Un fortino!
E, se non mi ascolta? «Se non ascolterà – continua Gesù – prendi ancora con te una o due persone» (Mt 18,16). Sono gli amici dell’anima. Quelli che godono la stima di tutti e che garantiscono con la loro presenza quell’amore che da solo non riesci a trasmettere. Ma anche con loro non istituire tribunali e non rinnovare inquisizioni: «Ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni» (Ivi).
Ma se l’altro non ne vuole proprio sapere? «Se poi non ascolterà costoro – continua Gesù – dillo alla comunità» (18,17). Fagli arrivare l’amore di tutti. Fagli sentire che la comunità non si riduce a un codice di polizia che leva sanzioni, ma è un grembo di madre in continua rinascita, una palestra di perdono sempre possibile, dove la difficoltà di uno rinforza la fedeltà di tutti, dove si respira a tutto campo solo quella carità che «tutto copre, tutto crede, tutto perdona» (1Cor 13,7).
«Fratelli – conferma Paolo – non siate debitori di nulla a nessuno, se non dell’amore vicendevole, perché chi ama l’altro ha adempiuto la Legge» (Rm 13,8). «In verità io vi dico – garantisce Gesù – tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo» (18,18). È quaggiù tra di noi che si vive il Paradiso e l’Inferno. Non è Dio a comminarli come pena o ricompensa, ma siamo noi a costruirceli, dentro casa, addirittura dentro la nostra anima. Ciascuno lega e scioglie eternità dentro questi nostri giorni pieni di confusione.
«In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa – assicura Gesù – il Padre mio che è nei cieli gliela concederà, perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro» (18,19-20).
È di questa presenza che ognuno di noi deve farsi sentinella. Non smarrirne il volto, ascoltarne la voce. «Venite, cantiamo al Signore – suggerisce il salmo responsoriale – Entrate: prostràti, adoriamo, in ginocchio davanti al Signore che ci ha fatti» (Sal 94,6). Ad ascoltare la sua voce, la comunità diventa un fortino di carità irraggiungibile al male. Nella carità di Dio, infatti, anche due legni malconci che si strizzano addosso in qualche maniera amore, subito accendono un falò per tutti, calore e festa ovunque. E se quell’altro proprio non vuole? È un’altra storia! Tutta da dimenticare!
frate Silenzio
Sorella allodola
Il male di fuori si combatte
con il bene di dentro!