Thiene "aspetta" padre Paolo Dall'Oglio

Una serata dedicata al gesuita romano nelle mani dei rapitori da dieci mesi. Le ultime contrastanti indiscrezioni hanno riacceso la speranza (dopo averla seriamente indebolita poche ore prima). Venerdì 13 giugno, all'auditorium Fonato, il giornalista Nico Veladiano e il fotografo Danilo Pellegrin raccontano padre Dall'Oglio, il suo monastero a Deir Mar Musa e la tragedia in corso in Siria.

Thiene "aspetta" padre Paolo Dall'Oglio

Nei suoi innumerevoli viaggi per testimoniare l’aspirazione del popolo siriano a vivere in pace e democrazia, Padre Paolo Dall’Oglio (nella foto con don Piergiorgio Sandonà), il gesuita conosciuto in tutto per la sua intensa attività a favore del dialogo interreligioso con tutte le fedi e con il mondo islamico, era stato anche a Thiene, l’ultima volta ospite di una serata all’Auditorium Fonato nell’ottobre del 2012.

A distanza di oltre dieci mesi dal suo rapimento avvenuto il 27 luglio 2013 e attribuito a gruppo di estremisti islamici vicino ad Al-Qaida, la città di Thiene, in un appuntamento voluto dalla parrocchia di San Vincenzo e dal comune, gli dedica un incontro pubblico venerdì 13 giugno alle 20.45 all'auditorium Fonato dal titolo “Aspettando Padre Paolo Dall’Oglio – Immagini dalla Siria”.

La serata, coordinata dal giornalista e scrittore vicentino, Nico Veladiano, traccia un quadro della difficile situazione esistente ora in Siria, propone suggestive foto di Danilo Pellegrin, un vicentino appassionato di fotografia che «usa la macchina fotografica con la precisione di un reporter e la gentilezza di un poeta».  Saranno anche proiettati alcuni video dedicati alla figura di padre Paolo.

Recenti notizie lasciano intravedere un barlume di speranza, contrapponendosi alle voci diffuse in questi ultimi giorni, con versioni diverse e non confermate, dell’assassinio del gesuita che sarebbe avvenuto, stando a quanto riportato dalla stampa, al momento stesso del rapimento. Va comunque preso atto di un susseguirsi di notizie confuse, contraddittorie, mai supportante da alcun elemento attendibile.

Padre Paolo è nato a Roma nel 1954. Dopo la laurea, comincia a maturare  la sua vocazione e nel 1975 entra nella Compagnia di Gesù. Nel 1982 viene a conoscenza dell’esistenza di Deir Mar Musa, monastero abbandonato da molto tempo e fonda una nuova comunità monastica dedita all’ospitalità e al dialogo tra culture, religioni e civiltà di rito siriaco. Il monastero sorge in mezzo al deserto, in cima a una montagna scoscesa, nei pressi della cittadina di Nebek, in Siria. Abbandonato da due secoli, è stato restaurato grazie alla tenacia di padre Paolo. La parte pittorica è stata restaurata da una equipe di esperti italo-siriani, con un progetto finanziato dal ministero italiano per i beni culturali. È un luogo per anime ferite curate dalla tenerezza di Dio e dall’amore di una comunità convinta che il rimedio migliore alla disperazione, alla stanchezza o all’orgoglio stia nel gettarsi nel fiume dell’amore, in quel flusso che scorre dentro di noi e ci attraversa. Credenti ed atei. Racconta padre Paolo: «Alcuni sono chiamati a credere in Dio da bambini, altri da vecchi, altri ancora nel momento della morte: mistero della vita, dei tempi, dei contesti! Io non giudico. Siamo ciò che siamo, tranquillamente». Il monastero è divenuto quindi la simbolica ed accogliente tenda del patriarca Abramo, grande santo rispettato da cristiani e islamici, perché ospitò Dio riconoscendolo nell’ospite.

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