Torna l'Sdp day. Un intreccio di vite, con Gesù

Torna l’Sdp day, la versione prolungata della scuola di preghiera promossa dal seminario maggiore. Sabato 27 i giovani si ritrovano a vivere momenti di fraternità e preghiera tra loro e con i seminaristi e gli educatori. Al centro c’è il tema della misericordia e, per questa occasione, è stato scelto un testimone d’eccezione: san Leopoldo.

Torna l'Sdp day. Un intreccio di vite, con Gesù

Sabato 27 febbraio si svolge in seminario maggiore l’Sdp day: la versione prolungata della scuola di preghiera.
L’Sdp day inizia alle 9.30 con un momento di accoglienza. Alle 10, preghiera del mattino e a seguire è in programma un laboratorio sulla misericordia, accompagnati dalla figura di san Leopoldo. Dopo il pranzo e un po’ di tempo informale da trascorrere fraternamente anche coi seminaristi, alle 15.30 si tiene un secondo laboratorio che verte sulla parola di Dio e in particolare sulla parabola del Padre misericordioso. Alle 18 la giornata si conclude con la preghiera del vespro (per ulteriori informazioni: www.seminariopadova.it).
In occasione di questo evento abbiamo deciso di intervistare un educatore, un seminarista e due giovani per sentire da loro le attese, i preparativi e i frutti che questa esperienza dona.

Don Stefano, è già il secondo anno che il seminario propone ai giovani di trascorrere una giornata con gli educatori e i seminaristi: quali sono le attese e i punti forti di questo appuntamento?
«Dopo la sperimentazione dello scorso anno, che ci ha positivamente stupiti per la partecipazione e l’intensità spirituale e fraterna vissute con i giovani, ci siamo detti che valeva la pena confermarla anche quest’anno: abbiamo colto nei presenti, infatti, il desiderio di darsi un tempo in cui fermarsi e lasciarsi provocare da parole come “scelta”, “preghiera”, “accompagnamento”, “fraternità”. La formula vincente è stata la libertà di adesione alle varie proposte: ognuno sceglieva quando e per quanto fermarsi senza dover fare iscrizioni o altro. Per quest’anno non abbiamo attese particolari se non quella di riuscire a offrire uno spazio accogliente, fraterno e “di misericordia” per quei giovani che il Signore ci donerà di accogliere».

Marco, com’è stato vivere l’Sdp day da seminarista, trascorrendo un’intera giornata con tanti giovani della diocesi nella casa che ti ospita?
«Ormai è trascorso un anno dalla proposta della Sdp day alla quale molti giovani hanno partecipato con entusiasmo. In quel giorno noi seminaristi avevamo tutti un ruolo da svolgere e molti dei nostri pensieri erano focalizzati perché tutto riuscisse al meglio, questo però non ci ha impedito di sperimentare la bellezza di aprire le porte fisiche del seminario e interiori del nostro cuore per accogliere con gioia le vite di molti nostri coetanei. Perché di questo si è trattato in fondo: di un intreccio di vite condivise nella quotidianità. Ogni volta che si accoglie qualcuno nella nostra casa, nella nostra vita, si sperimenta la gioia dell’intreccio, come anche il Padre ha voluto intrecciare la sua vita con l’umanità per mezzo di Gesù».

Marta e Gianluca, come mai avete deciso di investire il vostro tempo in questa proposta del seminario? Quali frutti ha suscitato in voi la scorsa edizione? Cosa vi aspettate?
«Mi accompagni? Vuoi pregare? Vuoi scegliere? Devo dire – spiega Marta – di essere stata molto incuriosita da ciò che poteva nascere da queste semplici domande che l’anno scorso ci sono state poste dai seminaristi. Ho deciso così di partecipare a quest’esperienza in un sabato che si è rivelato molto intenso, sia per le attività che mi hanno dato molte possibilità di riflettere, sia per il fatto di aver vissuto una giornata intera assieme a parecchi giovani. Quest’esperienza è ancora molto viva dentro me e sono curiosa di vedere quali altre emozioni mi serberà il prossimo Sdp day, per questo invito i giovani a partecipare in molti: è assolutamente una di quelle esperienze che vanno vissute! Certo, di proposte durante l’anno ce ne sono tante, ma questa è diversa! Non lasciatevela sfuggire!».

«Spesso mi dimentico di Dio e della felicità che provo quando lo sento in me – sottolinea Gianluca – Può sembrare assurdo che dopo certe esperienze interiori ci si inaridisca, ma credo che la relazione con Lui, anche se autentica, non sia mai veramente compiuta da parte mia, a causa della mia umanità. Capita di cadere, di dimenticarsi di ciò che di splendido si è vissuto, proprio come talvolta accade nell’amicizia. Questo è uno dei motivi per cui voglio partecipare all’Sdp day, perché è un’occasione per nutrire la ricerca di una vera amicizia con Dio. L’anno scorso non ho potuto partecipare, ma quest’anno ci sarò e mi aspetto un substrato per rinnovare il mio desiderio di vivere la relazione con Dio, come singolo e insieme agli altri giovani».

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