Verso il primo convegno diocesano sulla liturgia, “Luogo” di responsabilità dei laici

Primo convegno, il 5 maggio 2018, per gli operatori della liturgia, che sono una vera e propria galassia, composta da ministeri diversi ma complementari. Il convegno vuole riflettere sulla loro vocazione, scaturita dal battesimo, in un tempo di numeri in calo: dei fedeli che partecipano e dei presbiteri

Verso il primo convegno diocesano sulla liturgia, “Luogo” di responsabilità dei laici

È da segnare in agenda, anche se manca un po’. Ma è da segnare, soprattutto, perché è la prima volta che la chiesa di Padova promuove un convegno per gli operatori della liturgia. La data è sabato 5 maggio, il luogo e le altre note tecniche sono in via di definizione.

«La sollecitazione a dare vita a questo appuntamento – spiega don Gianandrea Di Donna dell’ufficio diocesano per la liturgia – è venuta dal vicario per la pastorale, don Leopoldo Voltan. Tutti gli ambiti della vita della chiesa hanno i loro convegni, perché non dedicare un momento anche agli operatori della liturgia, cioè quei laici che insieme ai loro presbiteri nelle parrocchie condividono a vario titolo la responsabilità, l’animazione, la promozione della liturgia stessa?».

È una novità assoluta l’appuntamento del 5 maggio. Novità che «mi sembra si collochi a buon diritto in un tempo in cui la nostra diocesi, lo vedremo già all’assemblea diocesana di questo sabato, si mette a riflettere sulla vocazione e l’identità della parrocchia.

Vuol dire, in questo tempo, riflettere sulla relazione della chiesa con il territorio, ma anche su un’identità che va mutando.
Prima di tutto in ragione della mutevolezza della società e del mondo, ma anche rispetto alla relazione del cristianesimo con la modernità.
Che per noi ha come riflesso anche un assottigliamento delle fila, lo vediamo, sia nell’ambito della vocazione al presbiterato e alla vita consacrata, sia nell’ambito delle vocazioni laicali e della partecipazione al ministero della chiesa di tutti i battezzati».

Questo primo convegno ha due finalità: in primo luogo la valorizzazione e la coscienza della vocazione dei battezzati a questa azione fondamentale della vita della chiesa, come la carità e l’annuncio. «La seconda finalità parte da una constatazione: l’assottigliamento dei numeri dei fedeli, ma anche la non più scontata presenza di un presbitero stabile, come già avviene nella nostra diocesi di Padova, chiede ai laici di assumersi una responsabilità nell’ambito della liturgia e dei luoghi propri deputati a essa. Il convegno nasce da qui».

Due, più una, le anime della proposta.
«Ci sarà una prima parte dedicata a una riflessione, con un relatore, sulla vocazione del battezzato al ministero liturgico scaturente dal battesimo. Poi è prevista la divisione per ambiti, che sono tanti e rappresentano ministeri diversificati ma complementari: lettori, accoliti e ministranti dell’altare, ministri straordinari della comunione, cantori e salmisti, maestri del coro e musicisti, coloro che hanno la cura della chiesa (sacristi, quanti si occupano della pulizia e dell’arte floreale). Qui vorremmo che ci fosse, oltre a un momento di ascolto, anche la condivisione. La terza anima è l’incontro con il vescovo Claudio, probabilmente di ordine celebrativo».

Rispetto al tema affrontato nel convegno, don Di Donna si aspetta che si esca «da un’idea cerimoniale della liturgia e si entri nell’idea della dimensione vitale che essa ha per l’edificazione del regno di Dio e per la vita della chiesa. Per cui occuparci della carità, della liturgia e dell’annuncio significa occuparci veramente di questo alveo fecondo generativo. Mi aspetterei che non ci si preoccupasse più di “cosa fare”, ma di che responsabilità assumere. Responsabilità di qualcosa, la liturgia, che è vitale e non può essere deputata solo al celebrante. Questo chiama in causa i gruppi liturgici, poco diffusi anche nella nostra diocesi. Dopo un inizio fecondo, in seguito al Concilio, i gruppi liturgici parrocchiali sono andati scemando verso il più comodo clericalismo della liturgia o anche l’appalto, altrettanto clericale, a pochi laici “proprietari” della messa domenicale. È questo il luogo perdarsi una finalità ecclesiale ed evangelizzatrice, non una mera divisione dei compiti liturgici, ma chiedersi: dove vogliamo andare? Che volto di chiesa vogliamo dare celebrando la domenica l’eucaristia, i battesimi, le esequie, i matrimoni... Potremmo guardare ai gruppi liturgici come frutti maturi di un cammino».

Gli invitati: ecco chi sono

I parroci sono invitati fin d’ora a individuare le persone da invitare al convegno. A inizio anno verranno raggiunti anche da una scheda apposita per... non lasciare fuori nessuno.

Ecco chi sono gli invitati: i lettori (istituiti e di fatto), gli accoliti insieme ai ministranti dell’altare, i ministri straordinari della comunione, i cantori e tra loro il salmista, «ministero poco diffuso – spiega don Di Donna – È colui che canta alla chiesa la profezia di Dio al suo popolo». E ancora: sono invitati il maestro del coro e i musicisti; coloro che hanno la cura della chiesa: i sacristi, quanti si occupano della pulizia e dell’arte floreale.

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