Il mistero di Maria ci riguarda

Per la prima volta da papa, Jorge Mario Bergoglio ha reso omaggio alla statua della Vergine posta sulla colonna di piazza di Spagna. Un gesto, seguito dalla visita alla basilica di Santa Maria Maggiore, che ha reso visibile la sua devozione mariana.

Il mistero di Maria ci riguarda

Nazareth, piccola località della Galilea, nella periferia dell’impero romano e anche nella periferia di Israele. È lì che il vangelo di Luca ci porta per presentarci una giovane ragazza di nome Maria. «Maria è il nuovo principio della dignità e vocazione della donna, di tutte le donne e di ciascuna», scrive Giovanni Paolo II nella lettera apostolica Mulieris dignitatem. Su di lei, su Maria «si è posato lo sguardo del Signore, che l’ha prescelta per essere madre del suo figlio», afferma all’Angelus Francesco.
Festa dell’Immacolata: Maria nata sine macula, cioè senza la “macchia” del peccato originale, secondo quanto recita il dogma approvato da Pio IX l’8 dicembre 1854. Tre anni dopo papa Mastai Ferretti è in piazza di Spagna a inaugurare la statua dell’Immacolata, posta sulla sommità della colonna. Duecento vigili del fuoco pontifici offrirono una corona di fiori a Maria, contemplata «piena di grazia, così come Dio l’ha guardata fin dal primo istante nel suo disegno d’amore».
Dopo Pio XII, il primo papa a recarsi a piazza di Spagna per portare fiori all’Immacolata, dopo Giovanni XXIII, che ci va nel 1958, pochi mesi dopo la sua elezione, dopo Paolo VI, con cui l’omaggio diventa consuetudine, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, è Francesco a recarsi, la prima volta da papa, in piazza di Spagna. Sappiamo la sua devozione mariana, evidenziata anche dalle cinque visite compiute a Santa Maria Maggiore prima di questo 8 dicembre, che lo ha visto tornare ancora una volta. Tutta la sua riflessione in questa seconda domenica di Avvento, festa dell’Immacolata, è incentrata proprio sul ruolo di Maria. Sale alla mente l’immagine che Michelangelo ha voluto fermare nel Giudizio universale della cappella Sistina, di Maria accanto al figlio in un atteggiamento in parte rassegnato, perché non c’è più spazio per nulla, è il tempo del giudizio, tutto è compiuto; in parte pronta a intervenire ancora per intercedere, per invocare perdono per l’umanità.
Così Francesco, ai piedi della statua dell’Immacolata, chiede a Maria di suscitare il desiderio di santità, di verità, che deve risplendere, di carità. È un papa che non dimentica le sofferenze umane, e così si rivolge, nella preghiera, alla Madonna: «Aiutaci a rimanere in ascolto attento della voce del Signore: il grido dei poveri non ci lasci indifferenti, la sofferenza dei malati e di chi è nel bisogno non ci trovi distratti, la solitudine degli anziani e la fragilità dei bambini ci commuovano, ogni vita umana sia da tutti noi sempre amata e venerata».
Francesco, all’Angelus, ricorda che il mistero di questa ragazza di Nazareth, «che è nel cuore di Dio, non ci è estraneo. Infatti Dio posa il suo sguardo d’amore su ogni uomo e donna. L’apostolo Paolo afferma che Dio ci ha scelti ancora prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati. Anche noi, da sempre, siamo stati scelti da Dio per vivere una vita santa, libera dal peccato». Maria poi ci aiuta a cogliere nel volto dell’altro, del nostro prossimo, il volto del figlio. Lo ricordava papa Benedetto XVI nella sua riflessione dell’8 dicembre 2009. Parlava di città dove «vivono, o sopravvivono, persone invisibili», che ogni tanto balzano agli onori delle cronache: «la città prima nasconde, poi espone, senza pietà». Ma ha parlato anche di inquinamento dello spirito, e ha detto: «è quello che rende i nostri volti meno sorridenti, più cupi, che ci porta a non salutarci tra di noi, a non guardarci in faccia». La città, aggiungeva «è fatta di volti, ma, purtroppo, le dinamiche collettive possono farci smarrire la percezione della loro profondità». Volti anche di persone sconosciute, emarginate, disperate, che occupano le cronache per poco tempo e poi tornano nell’anonimato. Ecco Maria, affermava ancora papa Benedetto, «ci aiuta a riscoprire e difendere la profondità delle persone, perché in lei vi è perfetta trasparenza dell’anima e del corpo».
Così Francesco afferma: contemplando Maria riconosciamo il nostro destino più vero, cioè essere amati e «trasformati dall’amore». Guardiamo Maria, ribadisce il papa, e «lasciamoci guardare da lei, per imparare a essere più umili, e anche più coraggiosi nel seguire la Parola di Dio», per accogliere il suo tenero abbraccio «che ci dà vita, speranza, pace».

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Fonte: Sir