Siria, Nobel pace, Sinodo Amazzonia, Ue, Mattarella su migranti e rimpatri, disagio mentale, bomba a Bogotà

Il riepilogo delle principali notizie dall'Italia e dal mondo a cura dell'agenzia Sir.

Siria, Nobel pace, Sinodo Amazzonia, Ue, Mattarella su migranti e rimpatri, disagio mentale, bomba a Bogotà

Siria: ‘Un ponte per’, “almeno 65mila sfollati in fuga dalla guerra”. Colpiti ospedali, scuole, impianti idrici

“Poco fa è stato bombardato dai turchi il villaggio curdo di Khatuniya, nell’area di Tirbe-Spi (Qahtaniya), a est di Qamishlo. È stata colpita anche una chiesa siro-ortodossa. Fortunatamente non si hanno notizie di morti e feriti”. Sono le ultime notizie che giungono dal fronte del nordest siriano, abitato prevalentemente dai Curdi, dove è in corso da 48 ore l’offensiva turca, denominata “Peace Spring” (fonte di pace). A rivelarle al Sir gli operatori dell’ong italiana “Un ponte per” presente nella zona con il partner locale, la Mezzaluna Rossa curda. Notizie di attacchi arrivano anche da altre zone come Ain Issa, Derbesiye, Gire Spi, Sere Kaniye, Kadurbah (Qamishlo). Il ministero della Difesa di Ankara ha annunciato che è stato ucciso il primo soldato turco dall’inizio delle operazioni della Turchia nel nord-est della Siria. Altri tre sono rimasti feriti. Ieri le forze curdo-siriane avevano dichiarato che cinque militari turchi erano stati uccisi nelle ultime ore. Fonti militari curde riferiscono di almeno una decina di morti tra la popolazione civile. Lo staff internazionale della ong parla “per ora di oltre 65mila sfollati dalle zone del nord-est siriano”.

Nobel per la pace: il riconoscimento al premier etiope Abiy Ahmed Ali. “Ha promosso la riconciliazione con l’Eritrea”

Assegnato il premio Nobel per la pace per l’anno 2019 al premier etiope Abiy Ahmed Ali, artefice di uno storico accordo di pace con la vicina Eritrea dopo quasi trent’anni di conflitti a bassa intensità. Lo ha annunciato il Comitato norvegese per il Nobel che gli ha tributato il riconoscimento “per i suoi sforzi per raggiungere la pace e la cooperazione internazionale, in particolare per la sua decisiva iniziativa per risolvere il conflitto di confine con la vicina Eritrea”, è scritto nella motivazione. “È un riconoscimento e anche una spinta. In Etiopia, anche se rimane molto lavoro, Abiy Ahmed ha avviato importanti riforme che danno a molti cittadini la speranza per una vita migliore e un futuro più luminoso. Come primo ministro, Abiy Ahmed ha cercato di promuovere la riconciliazione, la solidarietà e la giustizia sociale”.

Sinodo per l’Amazzonia: “superare il maschismo e cominciare a confessare i peccati ecologici”

“Superare il machismo”. A lanciare l’invito, durante il briefing di oggi sul Sinodo per l’Amazzonia, è stata suor Birgit Weiler, della Congregazione delle Suore Missionarie Mediche, collaboratrice nella Pastorale per la cura del creato della Commissione episcopale di azione sociale della Conferenza episcopale peruviana. Rispondendo alle domande dei giornalisti, in sala stampa vaticana, la religiosa ha fatto notare che “Servono più donne in posizioni di leadership”, la tesi, “non come ruolo di potere, ma come condivisione dei nostri doni, talenti e carismi”: “Ci sono settori in cui non bisogna essere ordinate: sono cose che le donne già fanno, e l’Instrumentum laboris lo riconosce”. “È importante che veniamo incluse nelle decisioni importanti”, ha proseguito la religiosa: “Abbiamo desiderio di una maggior inclusione e di poter insegnare teologia a livello accademico. Noi donne possiamo contribuire molto alla teologia: dobbiamo lavorare insieme e arricchirci reciprocamente”. “Stiamo commettendo peccati contro il Creatore”, il monito lanciato invece da mons. Pedro Brito Guimarâes, arcivescovo di Palmas, in Brasile, che ha sottolineato come “il concetto di peccati ecologici per qualcuno è qualcosa di nuovo, anche per la Chiesa: dovremmo cominciare a confessarli”. Da domani al Sinodo tornano le Congregazioni generali.

Ue: legislatura in salita. Europarlamento diviso, Commissione von der Leyen a rischio

La bocciatura di Sylvie Goulard, candidata designata dalla Francia a far parte dell’esecutivo comunitario, rivela le ripicche interne alla maggioranza (semmai esista) al Parlamento. Ma dimostra anche che ci sono fratture fra leader nazionali, partiti, Stati… Bisogna prendere atto che una maggioranza solida e compatta al Parlamento europeo non esiste: lo si sapeva già, ora se ne ha la conferma. Così esultano le forze sovraniste ed euroscettiche. A ciò si aggiunge il fatto che diviene quasi impossibile – dati i tempi strettissimi – votare la fiducia alla Commissione europea nella plenaria del 21-24 ottobre, rischiando di far slittare l’entrata in carica dell’esecutivo presieduto dalla von der Leyen il 1° novembre. Data che coinciderebbe – è bene ricordarlo – con il divorzio del Regno Unito dall’Ue, per il quale non si è trovato ancora un accordo praticabile. Un avvio quindi tutto in salita per la nuova legislatura europea, del quale gli eurodeputati, i leader Ue e i governi nazionali dovranno assumersi le responsabilità dinanzi ai cittadini europei.

Migranti: Mattarella, “dovere morale salvare vite umane e cancellare ignobile traffico di esseri umani”. “Gestione comune in Ue, non rimozione del problema”

Rispetto ai flussi migratori “rimane anzitutto il dovere morale di salvare vite umane e quello di cancellare questo ignobile traffico di esseri umani che è un costante rimprovero alle nostre coscienze”. Lo ha affermato questa mattina ad Atene il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel suo intervento alla prima sessione di lavoro della XV Riunione informale dei Capi di Stato del Gruppo Arraiolos. Per il Capo dello Stato “dobbiamo insieme costruire strumenti adeguati per una gestione comune del fenomeno, naturalmente una gestione sostenibile dai vari Paesi, dall’Unione nel suo complesso, ma una gestione comune; non la rimozione del problema o il tirarsene fuori perché questo esporrebbe l’Europa nei prossimi decenni a essere travolta dal fenomeno migratorio. Non soltanto i Paesi di primo ingresso, ma tutti i Paesi dell’Unione”, ha ammonito Mattarella. “Occorre una gestione sostenibile, certamente, ma che sia una gestione comune, che abbia la capacità di affrontare e governare il fenomeno”. Il presidente ha anche auspicato una soluzione che “attribuisca all’Unione europea il compito dei rimpatri di chi non merita asilo – perché nessun Paese singolo è in condizione di farlo in maniera davvero efficace –, che preveda una ripartizione degli arrivi in maniera da poter gestire tutti, in maniera collaborativa, un fenomeno di questa portata”.

Disagio mentale. Quasi 3 milioni di italiani con sintomi depressivi, soprattutto al sud

In Italia 2,8 milioni di persone, ossia il 5,6% della popolazione di età superiore a 15 anni, presenta sintomi depressivi, dei quali 1,3 milioni con sintomi del disturbo depressivo maggiore. Il disagio mentale, conferma l’Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane, sta acquisendo sempre maggiore rilevanza a livello nazionale, coinvolgendo una sempre più ampia fetta di popolazione, specie tra gli anziani (su cui grava sempre di più anche il peso della malattia di Alzheimer) e le fasce più deboli della popolazione dal punto di vista economico e sociale, assorbendo risorse del sistema sanitario, nonché gravando su società e famiglie. Per Walter Ricciardi, ordinario di igiene generale e applicata all’Università Cattolica e direttore dell’Osservatorio, sarà necessaria “una maggiore integrazione tra servizi sanitari e sociali, insieme ad una migliore differenziazione dell’offerta sulla base dei bisogni dei pazienti, riducendo i troppi letti in residenze e comunità”, spostando i fondi “verso i servizi di comunità” e “aiutando le persone a restare nel proprio ambiente di vita”. Importante sarà anche importante attivare azioni efficaci nell’ambito della prevenzione primaria, attraverso per esempio progetti nelle scuole.

Colombia: Bogotá, attacco con bomba artigianale alla sede dell’Unione Patriotica-Colombia Humana a due settimane dalle elezioni

Vetri rotti, buchi dei proiettili che trafiggono un manifesto “No alla guerra”, macerie per terra per l’esplosione di una piccola bomba artigianale, scenario di guerra in una delle più importanti metropoli dell’America Latina. Unità anti esplosivi, confusione, presenza massiccia di poliziotti e scorte si sono presentati oggi di buon mattino, in pieno centro di Bogotá, nel quartiere Armenia, a poca distanza dal Centro Internacional e dalla trafficatissima Avenida El Dorado, che porta all’aeroporto. C’erano da raccogliere le prove dell’assalto notturno alla sede della Unione Patriotica-Colombia Humana, alleate del ex sindaco Gustavo Petro (unico politico colombiano invitato in Vaticano da Papa Francesco al Summit mondiale delle città per il cambio climatico nel 2014). Non ci sono state vittime o feriti. Up ha sofferto un genocidio politico negli anni ’80, con l’assassinio mirato di circa tremila suoi leader, che avevano lasciato la via della guerriglia accettando il confronto politico. Cristiano Morsolin, esperto di diritti umani in America Latina, commenta al Sir: “Ieri 10.000 studenti delle università pubbliche della capitale hanno manifestato pacificamente per chiedere al governo Duque di applicare gli accordi sull’educazione superiore, non mantenuti dall’anno scorso. Questo attentato politico all’una di notte, in pieno centro della capitale, aggrava la situazione di polarizzazione e conflitto sociale in un contesto di elezioni locali, minacciate dalla violenza in tutto il territorio nazionale, come è stato denunciato dall’ong Moe-Osservatorio elettorale, mentre nel sud del dipartimento del Cauca continuano a essere assassinati leader indigeni dei popoli Nasa”.

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Fonte: Sir