"Il Parlamento faccia presto". Marco Damilano e gli auspici per l'elezione del Capo dello Stato

«Spero che si apra una settimana all’altezza del momento difficile che stiamo vivendo, ancora in piena pandemia. Il Parlamento dovrebbe dare un esempio di serietà scegliendo la figura migliore nel minor tempo possibile». Il direttore de L’Espresso Marco Damilano trova fiducia come cattolico democratico nelle testimonianze di David Sassoli e Sergio Mattarella, da tutti apprezzate in questi giorni.

"Il Parlamento faccia presto". Marco Damilano e gli auspici per l'elezione del Capo dello Stato

E fa il nome di Rosy Bindi come sua candidata ideale in quest’intervista raccolta lunedì 18 gennaio, a una settimana dal voto per il Quirinale. Damilano riprende qui le pagine del suo libro Il Presidente (La nave di Teseo), appassionante viaggio dentro le figure degli inquilini del Colle.

Damilano, che testimoni sono stati i nostri dodici Presidenti?
«Non tutti i presidenti sono uguali. Nel complesso quasi tutti i presidenti sono stati fedeli ai valori della Costituzione; alcuni sono usciti talvolta dal recinto del dettato costituzionale, altri sono state figure luminose come Sandro Pertini, Oscar Luigi Scalfaro, Carlo Azeglio Ciampi, Giorgio Napolitano e Sergio Mattarella».

Lei era uno studente liceale quando nel 1985 vide eleggere Francesco Cossiga subito dopo Sandro Pertini. Perché fu un’elezione spartiacque?
«Fu un periodo in cui il sistema politico, che aveva cominciato a morire insieme ad Aldo Moro nel 1978, vedeva una dissoluzione di speranze e anche di funzione democratica dei partiti culminata nel 1992, trent’anni fa, negli arresti di Mani Pulite».

Eppure, come risulta dal suo libro, non mancò anche allora chi fece luce nella nebbia?
«Certo, penso a Tina Anselmi. In questi giorni si parla genericamente di “una donna al Quirinale”, ma penso che nessuno avrebbe detto genericamente di Tina Anselmi “una donna al Quirinale”. Di lei semmai si doveva dire una partigiana, una madre della Costituzione, la prima ministra donna della sanità e del lavoro, la presidente della Commissione parlamentare sulla Loggia P2. Peccato che dopo quell’impegno coraggioso non ebbe più alcun incarico, a conferma che quei poteri occulti erano ancora attivi».

David Sassoli, onorato da tutti, era legato al presidente Mattarella da una comune radice politica, che riporta a La Pira, Dossetti, Lazzati…
«Il funerale di Sassoli è stata una testimonianza cristiana – “si fa festa per un giusto in Paradiso” – ma anche laica, civile. La sua biografia politica è innervata da questa cultura di cattolicesimo democratico, che ha avuto martiri come Vittorio Bachelet e Roberto Ruffilli, ma di cui Sergio Mattarella è stato testimone in uno stile riassumibile in poche parole: la memoria (vedi la nomina di Liliana Segre a senatrice a vita) la libertà, la coerenza, l’inclusività... Purtroppo, questo cattolicesimo democratico oggi è minoritario, poco rappresentato, ma penso però che possa esprimere valori ancora maggioritari, in cui tanti si ritrovano».

Chi potrebbe rappresentarli sul Colle?
«Se potessi scegliere io, sceglierei Rosy Bindi, una donna che può dare voce a questi mondi. Anche se so che probabilmente non avrebbe i numeri in questo Parlamento. Peccato che non abbia rappresentanza l’Italia che accoglie, che si dedica agli altri – anche Gino Strada aveva messo la sua vita a servizio – l’Italia di Antonio Megalizzi o di tante ong…».

Nel libro lei parla della Loggia massonica P2 alla quale era iscritto anche Silvio Berlusconi. C’è ancora un sottobosco inquietante che minaccia la nostra democrazia?
«Non posso dimenticare l’ultima telefonata per un’intervista a Tina Anselmi. Mi disse: guardi Marco, stia sempre attento perché sono ancora potentissimi e presenti questi poteri occulti. Non riesco a dimenticare che ancora oggi la tessera 1816 della P 2 è candidata al Quirinale e vedo in questi giorni che ci sono personaggi condannati per reati gravi che scrivono per costruire la candidatura di Silvio Berlusconi. Credo serva ancora molta vigilanza democratica».

Diego Andreatta

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