Vittime della tratta, il sistema nazionale di protezione è a rischio
All’avvicinarsi della scadenza dell’ennesima proroga dei finanziamenti, preoccupano la mancata approvazione del piano nazionale e il venir meno delle risorse per i servizi di protezione e tutela delle vittime. L'appello dell'Asgi al governo.

La mancata approvazione del Piano nazionale antitratta e il venir meno delle risorse per i servizi di protezione e tutela delle vittime mettono a rischio di sopravvivenza la continuità del sistema nazionale atto a contrastare il fenomeno. L'Asgi (Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione) lancia un appello affinché il governo rispetti gli impegni assunti in sede di decreto 4 marzo 2014 n. 24, adottando urgentemente i provvedimenti in esso previsti e garantendo l’assegnazione di risorse umane e finanziarie adeguate per sostenere il sistema a tutela delle vittime.
All’avvicinarsi della scadenza dell’ennesima proroga dei finanziamenti e nonostante le ripetute richieste di interlocuzione da parte dell'Asgi, non è infatti dato sapere se sarà garantita la continuità di servizi che vengono erogati da circa quindici anni. «Il disinteresse del governo per questo tema è reso evidente dal mancato rispetto di tutti i termini che l’esecutivo stesso si era imposto, di attuazione della direttiva 2011/36/UE relativa alla prevenzione e alla repressione della tratta di esseri umani e alla protezione delle vittime – dichiara l'Asgi – Il completo disinteresse e dunque l’immobilismo che ha dominato gli ultimi mesi rischia realmente di compromettere un sistema che da anni ha contribuito in modo efficace alla tutela e protezione di migliaia di vittime del traffico e indirettamente al contrasto di questo odioso crimine».
La direttiva 2011/36/UE, esplicitando tutta la gravità e l’attualità del fenomeno della tratta, ha invocato la necessità di rafforzare le politiche di prevenzione e contrasto passando attraverso l’implementazione dei sistemi di intervento a tutela delle vittime.
L’adozione del Piano nazionale contribuirebbe a far sì che, come richiesto dalla direttiva stessa, vengano adottate quelle misure necessarie per garantire pronta assistenza e sostegno alle possibili vittime del traffico di esseri umani qualora vi sia ragionevole motivo di ritenerle tali, si predispongano adeguati meccanismi di rapida identificazione delle vittime stesse, si consenta la corretta informazione cui hanno diritto relativamente alla possibilità di chiedere e ottenere la protezione internazionale o un permesso di soggiorno.
Le criticità dell’attuale sistema nazionale sono state rilevate dalla Rappresentante speciale e coordinatrice per la lotta alla tratta di esseri umani Osce, Maria Grazia Giammarinaro, che si è recata in Italia nel luglio di quest’anno e che, nella relazione che ha seguito la visita, ha sottolineato tra le altre cose l’assenza del piano nazionale contro la tratta nonché l’incertezza in cui versa il sistema sotto il profilo finanziario.
Analogamente il gruppo di esperti che per il Consiglio d’Europa sono chiamati a monitorare l’attuazione da parte degli stati della convenzione di Varsavia sulla lotta contro la tratta di esseri umani (Greta), in visita nel corso di quest’anno in Italia, ha rilevato nel proprio documento di analisi non poche falle nel sistema e tra queste, oltre all’assenza di una serie di importanti previsioni contenute nella convenzione stessa di cui l’Italia dovrà dotarsi, l’assenza di una struttura nazionale di coordinamento che possa tra l’altro lavorare in sinergia con le organizzazioni della società civile, l’assenza del piano nazionale contro la tratta e, ancora, di linee guida in materia di identificazione delle vittime.