Veneti e partiti: la fedeltà è "leggera"

Un robusto idraulico della Bassa padovana si stupisce della domanda, riflette un attimo e si lancia in una elementare metafora. «Se  uno è in mare e rischia di andare sotto, non va molto per il sottile: qualsiasi tavola a cui aggrapparsi è buona; l’importante è non annegare». Il colloquio in questione è datato pochi giorni prima dell’ultima tornata elettorale e nella sua semplicità spiega molto di ciò che è accaduto nel segreto della cabina di voto in occasione delle Europee.

Veneti e partiti: la fedeltà è "leggera"

I sondaggi, pur nella loro precarietà, questa volta avevano visto giusto: anche quelli che non avevano nulla da spartire con il centrosinistra e con il premier Renzi alla fine lo avrebbero votato.
Confartigianato Veneto aveva fatto sapere che i suoi iscritti (notoriamente non proprio di sinistra, anzi il 38 per cento si autodefiniva, pur con varie sfumature di grigio, di collocazione opposta) al 54 per cento erano disponibili a dare credito al governo, addirittura uno su tre avrebbe votato Partito democratico. Una rivoluzione? Molto più semplicemente un’apertura di credito dettata da un infarto economico ormai al limite del collasso duraturo e permanente. Insomma, Renzi (e il suo centrosinistra) si è palesato come quella tavoletta scorta dal naufrago, come l’unica salvezza a cui aggrapparsi. Un’emergenza che ha guidato la volontà e la mano anche di fronte alla scheda elettorale.

L'analisi del Centro Toniolo. Ne è buona conferma un’accurata analisi del voto pubblicata proprio in questi giorni da Tonioloricerche e curata da Gianni Saonara. I risultati della verifica dei comportamenti elettorali nella nostra regione, nei 149 comuni della diocesi padovana, in una comparazione tra le europee del 2009, le regionali dell’anno seguente, le politiche (voto alla camera) del 2013, e queste europee sono di una chiarezza cristallina. Un dato su tutti: alle precedenti europee (2009), il primo partito in regione era il Popolo della libertà (leader in 91 località), seguito dalla Lega (53), con il Pd che primeggiava soltanto in 5 comuni.

Nel 2010, alle regionali, il sorpasso della Lega, che diventava il primo partito in 126 municipi (17 al Pdl, 5 al Pd, 1 all’Udc); lo scorso anno il quadro era cambiato radicalmente, con il devastante arrivo del Movimento 5 stelle che si imponeva su tutti, ma in ben 115 paesi e città (20 al Pdl, 11 al Pd, 2 a Scelta civica, 1 soltanto alla Lega).

Quest’anno ancora un ribaltone: il Pd sbaraglia il campo e conquista una supremazia bulgara: 145 primati locali (su 149), 2 soltanto ai grillini, uno a Forza Italia e Lega. Praticamente l’elettorato veneto, con vari passaggi intermedi, nel giro di quattro anni ha virato quasi completamento gli orientamenti delle preferenze politiche.

Come mai? Gianni Saonara non si sbilancia in giudizi, ma mette insieme, alla fine del suo lungo elenco di dati (che riguardano meticolosamente tutti i 149 comuni diocesani), alcune considerazioni, «in attesa di approfondimenti meditati sui flussi di voto».
La prima: il Partito democratico è quasi ovunque la lista prevalente; va però rilevato che il successo di lista fruisce, rispetto al 2009, non solo dei decisivi mutamenti interni nella conduzione del partito (e del governo nazionale) ma anche dell’assenza della lista Pannella, dell’evanescenza dell’Italia dei Valori e, soprattutto, del quasi azzeramento dei consensi andati nel 2013 a Scelta civica e non transitati affatto a Scelta europea.
E poi «i consensi per il Movimento 5 Stelle conoscono solo il segno meno rispetto all’anno scorso, ma sono ovviamente da osservare, anche in prospettiva 2015, con i dati del 2010».
Ancora «non giova in alcun modo, alle liste del centrodestra, la frammentazione elettorale nella stagione nazionale (e regionale) post Popolo della libertà; la Lega appare praticamente in tutte le comunità considerate in ripresa di consensi rispetto al 2013, ma molto lontana dai dati regionali 2010; Sel, attraverso la Lista Tsipras, stabilizza e talora consolida il consenso elettorale tradizionale, ma in questo ambito territoriale non si registra alcuno spostamento davvero significativo verso la sinistra alternativa».
Infine, una considerazione di sintesi, sulla base delle liste prevalenti nelle singole comunità: «la competizione sembra generare, negli elettori, una sorta di “fedeltà leggera”». Come dire che i veneti al voto sono volubili, disponibili a cambiate; che la loro fedeltà è appunto leggera, non vincolante, a soglia bassa. “Fedeli” a che cosa? Il quesito è aperto a svariate risposte; una delle quali è certamente quella data dall’idraulico della Bassa padovana.

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)
Parole chiave: elezioni (169), voto (19), politica (79), partiti (3)