Dal prosecco superiore una ricchezza da diffondere

C’è davvero qualcos’altro a Valdobbiadene che non sia prosecco? Domanda retorica a parte, la visita pastorale del vescovo Claudio favorisce la scoperta di un territorio unico e impossibile da comparare a tutte le altre aree, non solo della Diocesi di Padova.

Dal prosecco superiore una ricchezza da diffondere

«È vero, il 23 per cento del nostro territorio è ricoperto di vigneti – spiega il sindaco Luciano Fregonese – ma la metà ospita aree boschive e naturalistiche di assoluto rilievo, come testimoniano i sette Siti di interesse comunitario riconosciuti nei 60 chilometri quadrati del nostro comune».

Non solo vino

È in questo contesto che sono sorte 21 delle circa 200 Ppl del Veneto: piccole imprese agricole a conduzione familiare che hanno la tradizione e la qualità come obiettivo primario, nella produzione, tra l’altro, di soppressa, radicchio, miele…

Valdobbiadene è stata anche riconosciuta dall’Anci e dalla Federazione italiana di atletica leggera come Città della corsa e del cammino per il triennio 2018-20 per le enormi possibilità che offre di fare sport all’aria aperta.

Esattamente un anno fa il Senato della Repubblica la ha poi inserita tra le cento Mete d’Italia da conoscere per la sua capacità di mantenere vitali le tradizioni su cui si è sviluppata.

Lo scenario futuro

In tutto questo il primo cittadino vede enormi potenzialità su cui basare il futuro del Comune (e un eventuale secondo mandato 2019-24): «Il prosecco superiore ci offre oggi una ricchezza maggiore rispetto alla media del territorio circostante.

L’importante è non assistere passivamente a questa circostanza favorevole. I dati ci dicono che in due anni il nostro turismo è cresciuto del 32 per cento.

Agli austriaci e tedeschi, si sono aggiunti francesi, spagnoli e americani: arrivano per il vino, ma si innamorano del paesaggio. Sta a noi gestire al meglio l’offerta ricettiva, a partire dalla tradizione gastronomica ricchissima e dai servizi per diffondere il benessere».

Dalla crisi industriale il boom delle bollicine 

Il boom del prosecco è partito negli anni '80 e '90, quando le due aziende di riferimento del territorio hanno chiuso i battenti: Piva (Sissi – Golden lady) e Acme motori hanno lasciato a piedi quasi duemila dipendenti. Molti di questi si sono buttati nel settore vitivinicolo, gettando le premesse del trend travolgente che conosciamo oggi.

«Ma c’è una parte del tessuto sociale escluso – continua Fregonese – a cui dare solidità. Oggi l’azienda più grande qui è l’Ipab San Gregorio, 300 dipendenti, frutto della reazione della gente alla chiusura dell’ospedale. Se conserveremo questa determinazione, avremo un futuro roseo».

Benessere sì, ma i giovani...

Ma i problemi non mancano. Dal 2010 il calo demografico è lento ma inesorabile, sopra la media-Paese, come in molte realtà agricolo-rurali. Oggi la polazione straniera tocca solo il 9 per cento. E allora Valdobbiadene deve tornare ad attrarre o il sistema scolastico entrerà presto in sofferenza.

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