"Aiutate i rifugiati, colpiti due volte": l'appello del vicario di Anatolia

Monsignor Bizzeti: "La prima emergenza è l'acqua potabile che manca, per tutti, senza distinzione, e anche per i 'miei' duemila cristiani, ai quali se ne sono aggiunti altre migliaia, persone spinte a fuggire da violenze e conflitti in Iraq, Siria, Iran e Afghanistan"

"Aiutate i rifugiati, colpiti due volte": l'appello del vicario di Anatolia

"La prima emergenza è l'acqua potabile che manca, per tutti, senza distinzione, e anche per i 'miei' 2mila cristiani, ai quali se ne sono aggiunti altre migliaia, persone spinte a fuggire da violenze e conflitti in Iraq, Siria, Iran e Afghanistan": a parlare con l'agenzia Dire è monsignor Paolo Bizzeti, vicario apostolico di Anatolia, di base a Iskenderun.

La città, l'antica Alessandretta, è situata a poche decine di chilometri da Gaziantep e dall'epicentro del sisma. Stando a bilanci diffusi dagli organismi impegnati nei soccorsi in Turchia e nella vicina Siria, i morti accertati finora sono oltre 4.800.

"Di due ospedali a Iskenderun uno è crollato, mentre l'altro ora è inagibile" dice il religioso, gesuita, originario di Firenze. "Nel nostro episcopio abbiamo accolto decine di persone, che questa notte hanno dormito su materassi per terra, in emergenza totale; alla mancanza di acqua potabile, il primo problema, si aggiunge l'assenza di elettricità, che impedisce le comunicazioni perché cellulari e computer restano spenti".

Secondo monsignor Bizzeti, laureato in Lettere e filosofia a Bologna, fondatore della onlus Amici del Medio Oriente, vicario dal 2015, "a Iskenderun gli edifici crollati sono almeno 200 anche se è ancora presto per azzardare stime perché la situazione resta drammatica e in divenire".

Il gesuita parla dall'Italia, dove era arrivato alcuni giorni prima del sisma, ma è in contatto costante con il vicario generale e i parrocchiani della sua diocesi. "È estesa su metà del territorio della Turchia, un'area di circa 400mila chilometri quadrati dove vivono circa 2mila cristiani" riferisce. "Tanti altri però sono arrivati dai Paesi vicini, colpiti dalle violenze delle guerre degli ultimi anni: il mio pensiero va anche a queste persone rifugiate, alle quali negli anni siamo stati vicini, accogliendo e prestando servizio come Caritas".

L'impegno di aiuto è centrale all'indomani del terremoto. Monsignor Bizzeti dice che essere in Italia, lontano dalla sua diocesi, gli consente di "comunicare, scrivere, sensibilizzare e raccogliere aiuti", un'attività che altrimenti avrebbe incontrato molti ostacoli. "E' la cosa più facile e allo stesso tempo necessaria che si possa fare" dice il vicario. "Sul sito di Amici del Medio Oriente c'è un comunicato che riporta gli estremi e i riferimenti per chi volesse offrire un contributo a sostegno dei soccorsi".

Anche solo raggiungere i luoghi colpiti dal sisma, però, non è facile. Riferisce monsignor Bizzeti: "Il direttore di Caritas Turchia, Nadir Nadhim, è partito ieri alle due del pomeriggio e ancora stamane non era arrivato a Iskenderun". (DIRE)

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)