Anche il Papa, come tutti, è uscito da una casa. Iniziamo un viaggio alla ricerca del rapporto tra i Papi e la parola “famiglia”

Papa Giovanni XXIII nel suo primo Angelus ricorda di essere nato in una casa, presso un nucleo famigliare e di aver appreso lì i fondamenti della sua educazione e della sua fede.

Anche il Papa, come tutti, è uscito da una casa. Iniziamo un viaggio alla ricerca del rapporto tra i Papi e la parola “famiglia”

È ben giusto che il Papa, per divina disposizione Padre di tutti, prenda viva parte a questa supplicazione dedicata ai più santi e puri affetti della vita umana e cristiana. Anche Egli, che vi parla, è uscito, come voi, come tutti, da una casa: e pensa con intima commozione a ciò che valsero nell’animo Suo di fanciullo gli esempi di pietà religiosa e di virtù domestiche trovati nella casa dove è nato. Ogni famiglia, infatti, fondata sull’operosità, sul mutuo rispetto, sul timor di Dio, è la forza e la robustezza dei villaggi, delle città, delle nazioni.
Giovanni XXIII, Angelus di domenica 11 gennaio 1959

Con questa nota iniziamo un viaggio alla ricerca di luoghi e situazioni in cui il magistero dei Papi ha intersecato la parola “famiglia”. Un viaggio che, a partire da Giovanni XXIII, vuole rintracciare le radici di quella pastorale famigliare che oggi è predicata e promossa da papa Francesco e che alimenta e sostiene i passi delle famiglie nel loro cammino cristiano. La prima occasione è il discorso di papa Giovanni all’Angelus dell’11 gennaio 1959, uno dei primi del suo pontificato. Lo stesso Papa ha collocato la festa della Sacra Famiglia la domenica successiva all’Epifania dandole una posizione di maggior rilievo nell’anno liturgico. In questa circostanza si rivolge ai fedeli col tono caloroso ed intimo che rimarrà impresso nei cuori dei suoi contemporanei e non solo. Egli fa subito un riferimento personale e, scardinando la ieraticità che fino al suo predecessore Pio XII, di origini nobili, era valsa sul soglio pontificio, ricorda di essere nato in una casa, presso un nucleo famigliare e di aver appreso lì i fondamenti della sua educazione e della sua fede.

Subito si sente l’eco delle sue umili origini, nato a Sotto il Monte, un piccolo paese della provincia di Bergamo, quarto di tredici fratelli.  In tal senso il suo è un approccio nuovo, può parlare alla folla radunata a piazza San Pietro e idealmente a quella del mondo, immedesimandosi nei vissuti dei suoi destinatari. A questo “vantaggio” comunicativo fa seguito la consapevolezza che è nella famiglia che si consolidano “la forza e la robustezza” di una società. Le famiglie cristiane sono chiamate ad innervare di virtù la vita sociale in cui sono immerse e ad essere “difesa contro ogni pericolo di corrompimento”. È un linguaggio che a noi oggi può sembrare non più attuale, con alle spalle la secolarizzazione consumatasi nei decenni che ci separano dalla fine degli anni cinquanta, ma che allora aveva una sua grande ragion d’essere. 

Le famiglie cristiane sono viste nella loro dimensione positiva di baluardo di energie sane rispetto ad una società civile in cui va aumentando il disinteresse per il fatto religioso. Poi il discorso del Papa si sposta su due categorie a cui dedicare un’attenzione particolare: sono quella delle famiglie numerose, come fu la sua: a cui Giovanni XXIII tributa un pensiero speciale di gratitudine e un’attenzione per le difficoltà a cui esse vanno incontro e quella delle famiglie affannate dalla mancanza di mezzi, lavoro e salute. C’è nello slancio del pontefice uno sguardo che abbraccia tutta l’umanità sofferente e che prelude ai tanti gesti significativi che egli deciderà di compiere. È uno stile di prossimità che contraddistingue tutto il breve e per certi versi rivoluzionario pontificato di papa Roncalli.

Il discorso si chiude con un accento di sollecitudine anche nei confronti dei fidanzati che intendono sposarsi a breve, perché riescano a superare le tante difficoltà, economiche e non solo, che spesso si frappongono al matrimonio. Nel nome della Santa Famiglia sono quindi ricordati e rincuorati tutti i focolari presenti e futuri – questa la parola che usa il Papa – in un programma in cui prevale lo sprone ad una fiducia concreta nella Provvidenza e l’affidamento alla devozione fervida “delle nostre antiche e buone famiglie”.

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Fonte: Sir