Battesimo, nuovo compleanno. Il battesimo, ha affermato il vescovo di Roma, “ci ha resi a nostra volta figli di Dio”

L’evento durante il quale, ricorda Papa Francesco, “Dio viene in noi, purifica e guarisce il nostro cuore dal peccato, ci fa suoi figli per sempre”

Battesimo, nuovo compleanno. Il battesimo, ha affermato il vescovo di Roma, “ci ha resi a nostra volta figli di Dio”

Lo abbiamo appena lasciato adagiato nella mangiatoia tra Maria e Giuseppe per farsi vedere e toccare, piccolo nella sua grandezza, visitato dai tre re Magi; questa domenica lo vediamo adulto sulle rive del Giordano, uomo tra gli uomini, nella sua prima manifestazione pubblica: il battesimo. Ma fermiamoci un momento sul giorno dell’Epifania. Don Tonino Bello commentava l’incontro dei Magi dicendo che una volta visto il bambino e la madre “si potrebbe concludere che vissero felici e contenti”. E invece no, dopo aver offerto i doni fecero ritorno alle loro terre “per un’altra strada”. Così diceva che “da allora sarà sempre così per chi lo ha trovato e poi vuole rimanere con lui: bisogna saper cambiare strada, per non perderlo, anzi, per non perdersi”.
Torniamo allora al Vangelo. Marco ci racconta con poche parole quanto accade con Giovanni Battista il quale con poche parole manifesta la conclusione della sua missione mentre accoglie colui che non avrebbe battezzato solo con acqua ma con lo Spirito Santo. L’evangelista è sobrio nella sua descrizione, non ha raccontato la nascita e nemmeno l’infanzia di Gesù, per lui tutto ha inizio sulle rive del Giordano, con il battesimo, gesto simbolico che porta con sé l’elemento della purificazione: quell’acqua fa rinascere, da spazio a un altro uomo. Nella sua essenziale descrizione, Marco racconta così quel momento: Gesù “uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba”. Dal cielo una voce proclama: “tu sei il figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento”. Gesù va da Giovanni Battista “inaugurando il suo ministero – dice Papa Francesco all’Angelus – e mostra così di voler stare vicino ai peccatori, di essere venuto per loro, per noi tutti che siamo peccatori”.
In mattinata, nella Cappella Sistina, il Papa ha battezzato 16 bambini, affermando, nella breve omelia che pronuncia senza testo scritto, che i piccoli sono i veri “protagonisti in questa cerimonia, perché loro oggi daranno anche a noi la testimonianza di come si riceve la fede: con innocenza e con apertura di cuore”.
Celebrando nella Cappella Sistina il rito del battesimo nel 2009, Benedetto XVI ricordava che “il bambino non è proprietà dei genitori, ma è affidato dal Creatore alla loro responsabilità, liberamente e in modo sempre nuovo, affinché essi lo aiutino ad essere un libero figlio di Dio”. E il battesimo “è l’arcobaleno divino sulla nostra vita, la promessa del grande sì di Dio, la porta della speranza e, nello stesso tempo, il segno che ci indica il cammino da percorrere in modo attivo e gioioso per incontrarlo e sentirci da lui amati”.
È anche l’evento durante il quale, afferma Papa Francesco, “Dio viene in noi, purifica e guarisce il nostro cuore dal peccato, ci fa suoi figli per sempre”. Per questo ha sottolineato, ancora una volta, l’importanza di fare memoria del giorno del battesimo, una data che è un “nuovo compleanno” che va ricordato e festeggiato.
Il battesimo, ha quindi affermato il vescovo di Roma, “ci ha resi a nostra volta figli di Dio”; ancora è Dio che viene in noi, purifica e guarisce il nostro cuore, ci fa suoi figli per sempre, suo popolo, sua famiglia, eredi del Paradiso”.
Di qui l’invito che il Papa rivolge alle persone presenti in piazza San Pietro, ma anche a tutti noi: “prendiamoci l’impegno di cercare e di ricordare la data del nostro Battesimo”, perché da quel giorno il Signore “non solo è con noi, ma in noi”.
Dopo la preghiera mariana, Francesco ha ricordato che le chiese orientali, che seguono il calendario Giuliano, celebrano il Natale, e ha augurato loro che il Signore “le ricolmi di luce, di carità e di pace”. La pace che manca in Ucraina, in Palestina, in Israele e anche in molte altre parti del mondo.
La preghiera del Papa è per questi popoli, per le popolazioni del Congo colpite da inondazioni e per le persone sequestrate in Colombia per le quali chiede la “liberazione senza condizioni”; un gesto, dice, “che è un dovere davanti a Dio, favorirà anche un clima di riconciliazione e di pace nel Paese”.

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Fonte: Sir