Caorle. La Madonna dell’Angelo tra la terra e il mare

È il simbolo più celebre di Caorle, spettacolare soprattutto se ritratto sullo sfondo di un rosso tramonto, che contrasti con il blu intenso del mare. È il santuario dell’Angelo, che domina l’acqua e separa le due ampie spiagge semicurve, meta ambita di generazioni di turisti.

Caorle. La Madonna dell’Angelo tra la terra e il mare

Caorle è una cittadina da scoprire, ricca non solo di ombrelloni e bazar, ristoranti e creme da sole, ma soprattutto di storia e monumenti, come il complesso del duomo medievale con il suo stupendo campanile circolare. Una località turistica che esibisce con orgoglio non solo la sua identità, ma anche la fede: perché il suo cuore spirituale è lì, sotto gli occhi di tutti, visibile da quasi ogni sdraio e asciugamano.

Naturalmente, quando venne eretto, il santuario dell’Angelo non aveva come scopo la pastorale turistica: l’origine della chiesa risale forse al IX secolo, quando gli abitanti di Concordia Sagittaria, località di origine romana, abbandonarono l’entroterra per fuggire alle invasioni dei popoli barbari.

L’edificio, eretto su fondazioni antecedenti, era a pianta basilicale a tre navate, ma già almeno dal Seicento ne aveva solo due, separate da archi e pilastri, perché una era stata gravemente danneggiata dalla furia del mare. In origine l’edificio sacro era dedicato al solo arcangelo Michele, riconosciuto come protettore della città. Non si conosce con certezza l’origine del culto della Madonna: la narrazione tramanda di un simulacro ritrovato da alcuni pescatori – andato purtroppo bruciato nel 1923 e riscolpito da artisti della Val Gardena – e la leggenda dice che solo la purezza di alcuni bambini permise il trasporto della statua nella vicina chiesa di San Michele. Da quel momento, si aggiunse la venerazione alla Madonna detta dell’Angelo.

Nel 1751 la chiesa fu rinnovata dalle fondamenta, anch’esse ormai danneggiate, a opera del vescovo Francesco Trevisan Suarez. Il nuovo santuario fu costruito a unica navata e abside quadrata. Alla facciata timpanata fu anteposto un atrio con due colonne e due pilastri laterali, coronato da statue. All’interno trovarono posto il simulacro della Madonna dell’Angelo e la statua di San Michele arcangelo realizzata nel 1595 da Andrea dell’Aquila. Trecentesco è invece il campanile quadrato, che funge anche da faro di ausilio ai naviganti.

Un nuovo grande restauro fu promosso nel 1944 per adempiere al voto dei caorlini che chiesero alla loro protettrice di salvare la città, che i piani dell’esercito tedesco avrebbero voluta allagata assieme a parte dell’entroterra costiero: pochi giorni dopo il voto, l’ordine di allagamento fu revocato. Le pareti furono quindi rivestite di marmo e il soffitto ridipinto, la navata fu affrescata con il Ritrovamento del simulacro della Madonna, furono realizzati l’altare di San Pio X e del “pozzetto”, il blocco di marmo che, navigando sull’acqua, avrebbe trasportato la miracolosa immagine.

Grande è il culto di Caorle per la sua Madonna, che culmina nella festa del Voto – espresso nel 1741 per salvaguardare i diritti di pesca dei caorlini nelle proprie lagune, che la Serenissima aveva confiscato – la seconda domenica di luglio.

Dal 1958, invece, ogni 5 anni, la seconda domenica di settembre (quest’anno a causa del Covid non è certo che si possa svolgere domenica 13) viene organizzata una imponente processione che trasporta la statua della Madonna per le vie della città e poi in mare, sulla barca a remi detta “caorlina”, seguita da numerose imbarcazioni di pescatori addobbate a festa, fino a ritornare nuovamente al santuario.

In forse le celebrazioni di settembre

La processione mariana sul mare a Caorle riprende una antica consuetudine che cadeva ogni 25 anni, interrotta tra le guerre mondiali. Fu ripresa nel 1958 per onorare il centenario delle apparizioni di Lourdes: alla festa partecipò con entusiasmo l’allora patriarca Angelo Roncalli, che un mese dopo sarebbe divenuto papa Giovanni XXIII: da allora la consuetudine è ripresa con cadenza quinquennale.

Sabrina De Vecchi

"La via del mare" ciclabile. In bicicletta lungo la costa, dal Po a Bibione

Il centro storico di Caorle è una meta raggiungibile anche in bicicletta da molte località balneari a nord di Venezia. La costa adriatica del Veneto, caratterizzata da un ambiente lagunare molto esteso con canali che si intrecciano e fiumi che sfociano in mare, è percorsa infatti da un itinerario detto “La via del mare”, che collega le principali stazioni climatiche: grazie alla litoranea Caorle si collega quindi alla vicina spiaggia di Bibione ma anche, verso sud, a Jesolo passando per Duna Verde e Eraclea; tramite vaporetto o traghetto, si possono percorrere il Lido e Pellestrina, raggiungendo Chioggia, Rosolina e il Polesine.

La via del mare è naturalmente un percorso lungo che può essere attraversato integralmente in più tappe, oppure si può scegliere di seguirne solo un piccolo tratto.

Informazioni sul percorso, che costeggia in parte l’antica “Litoranea veneta”, via d’acqua dal Po all’Isonzo lunga 127 chilometri, si possono invece trovare nel dettaglio sul sito del turismo della Regione Veneto. La via fa parte, per un suo tratto, anche dell’itinerario europeo Eurovelo numero 8, la Mediterranean route che va da Cadice, in Spagna, fino ad Atene (e poi Izmir, in Turchia).

L’ufficio turistico di Caorle ha redatto dei volantini che propongono anche altri itinerari, che permettono di raggiungere ad esempio Portogruaro passando per Concordia Sagittaria, oppure Torre di Mosto così come altre località più vicine. Si tratta di cinque itinerari con mappe, descrizione dei percorsi, lunghezza e durata.

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