Chiesa italiana e trasparenza. Salvatore: “Dobbiamo raccontare quello che facciamo anche ai non credenti”

"Pubblicare le cifre non è più sufficiente, perché l’opinione pubblica non si forma in questo modo un’idea precisa di quello che effettivamente si realizza", afferma l'economo generale della Cei: "C’è ancora fiducia nella Chiesa italiana"

Chiesa italiana e trasparenza. Salvatore: “Dobbiamo raccontare quello che facciamo anche ai non credenti”

“I credenti devono rendersi conto che la loro responsabilità è reale. Non è tutto automatico. Le persone spesso ritengono tutto scontato, ma non è così. E questo dipende dal nostro modo di raccontare quello che facciamo”. Mauro Salvatore, economo generale della Cei, parla a pochi giorni dal convegno nazionale degli economi e dei direttori degli uffici amministrativi delle diocesi italiane su “La gestione delle risorse alla luce delle nuove norme civili ed ecclesiali”.

Non si comunica ancora abbastanza quello che si realizza con i fondi dell’8xmille?
Pubblicare le cifre non è più sufficiente, perché l’opinione pubblica non si forma in questo modo un’idea precisa di quello che effettivamente si realizza. E poi, non è la stessa cosa rendere conto dell’utilizzo dell’8xmille all’interno della comunità cristiana e fuori.

La Chiesa sceglie la trasparenza nella gestione dei fondi per seguire la moda dei tempi?
Naturalmente no, la trasparenza dovrebbe essere collegata intimamente alla vita della Chiesa. È importante spiegare ai fedeli come vengono impiegati i soldi: aggiornamento professionale degli insegnanti di religione cattolica, formazione dei catechisti, restauro di un chiesa, e tanto altro. Non dobbiamo avere timore di comunicare quello che facciamo grazie alla generosità di tanti.

Ma agli occhi dell’opinione pubblica generale, le iniziative interne alla Chiesa potrebbero non interessare. Un non credente, però, potrebbe essere interessato a come vengono spesi i soldi nella carità e nel sociale. E sono tantissimi i progetti finanziati.

Come reagiscono le diocesi alla crisi economica?
Si registra una richiesta crescente di aiuti per poter sostenere le persone bisognose e le situazioni di difficoltà. Si sta facendo il massimo in questa direzione. Gli economi dimostrano una forte volontà di esserci, di partecipare e di trovare le risposte giuste. Tanti di loro chiedono anche la possibilità di avere incontri di aggiornamento per essere competenti sul versante economico, ma anche di supporto all’azione dei vescovi. A cavallo tra il diritto canonico e quello civile.

Ci sono ancora lasciti testamentari e donazioni alla Chiesa?
Decisamente sì, e non mi aspettavo che ci fossero tanti lasciti alla Chiesa italiana e non soltanto alle singole diocesi. Sui territori molto viene lasciato alle attività caritative e missionarie. Alla Conferenza episcopale, invece, pervengono donazioni e lasciti in generale. C’è ancora fiducia nella Chiesa italiana.

Qualche novità sulla revisione dell’8xmille?
Non c’è nulla all’orizzonte, anche alcune piccole polemiche del passato mi paiono superate. E ciò principalmente è dovuto alla rendicontazione assolutamente trasparente della Cei nei confronti del Governo italiano. Nell’ultima riunione della Commissione paritetica, il Governo si è complimentato per le attività che sono svolte dalla Chiesa italiana.

Ci sono attese, in questo senso, dal prossimo Governo?
Ancora non sappiamo neanche da chi sarà composto. La Chiesa italiana dialogherà con chiunque salirà al Governo, come ha ricordato il cardinale presidente Gualtiero Bassetti. Non siamo soltanto una grande comunità, ma anche un’istituzione.

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