Con le mani in pasta. Il decano impasta 30mila ostie ogni anno, per soddisfare le necessità delle 18 chiese che fanno parte dell’unità pastorale

Le ostie di don Rauscher sono arrivate anche in Vaticano, a Papa Benedetto XVI prima e a Papa Francesco poi

Con le mani in pasta. Il decano impasta 30mila ostie ogni anno, per soddisfare le necessità delle 18 chiese che fanno parte dell’unità pastorale

Avvicinare gli uomini a Dio, anche con mezzi non convenzionali. Come mettere, ad esempio, le mani in pasta. Letteralmente. 

Il decano don Stephan Rauscher, 42 anni, guida le parrocchie dell’unità pastorale di Hollendau, in Alta Baviera. Complessivamente 6 chiese parrocchiali e 12 filiali, che lo vedono impegnato da mattina a sera. Nonostante la sua agenda trabocchi di impegni, trova sempre il tempo da dedicare a quello che è da diversi anni il suo hobby: “backen”, ossia preparare impasti da forno. Ma non impasti qualsiasi. 

Nella sua canonica, il decano Rauscher ha creato un forno per la preparazione delle ostie. Ed è proprio lui che impasta, cuoce e stampa le ostie per le celebrazioni eucaristiche a Hollendau. 30mila ostie ogni anno, per soddisfare le necessità delle 18 chiese che fanno parte dell’unità pastorale. Ogni giorno una Messa, la domenica 4 celebrazioni eucaristiche, per un totale di circa 7mila fedeli. 

Una o due volte al mese don Rauscher si allaccia il grembiule sopra la talare e si rimbocca le maniche per preparare le ostie per i celebranti e i fedeli, ostie di pane bianco – una semplice di miscela di acqua e farina – un po’ più spesse di quelle in commercio. Ma la cosa è voluta.

A don Rauscher e al suo singolare hobby, che ha anche un risvolto pastorale, il portale katholisch.de  ha dedicato su Ig una delle sue stories.

Ma come è nata questa particolare passione? “È stato più che altro un caso – racconta don Rauscher –. Fin da bambino ero affascinato dalle ostie. Facevo il chierichetto in un piccolo centro meta di pellegrinaggi, vicino a Frisinga. Durante le celebrazioni cercavo sempre di riconoscere il motivo sull’ostia del sacerdote. Fin da allora pensavo che l’immagine sull’ostia cercasse di dirmi qualcosa. Una volta divenuto sacerdote, ordinai le ostie a un conoscente. Un giorno, poi, mi ha detto che voleva smettere di farle perché non aveva più spazio per le piastre delle ostie. Allora mi venne in mente che avrei potuto aprire il suo forno nel seminterrato della mia canonica. E così, da 10 anni preparo e cuocio io stesso le ostie per le mie parrocchie. Perché? Semplicemente mi piace di più il sapore di quelle che faccio io rispetto a quelle che si acquistano in negozio”. 

Come ha raccontato anche un paio di anni fa in un video  su Fb, per l’impasto usa solo acqua e farina. “Importante è dosare bene i due ingredienti – sottolinea –. Io uso una normale farina da forno, che acquisto al supermercato. Ho fatto a lungo esperimenti per capire come preparare ostie croccanti e saporite ed ho scoperto che dipende soprattutto dalla durata della cottura, cioè da quanto tempo l’impasto rimane nella pressa: quanto più a lungo cuociono, tanto più diventano marroni e acquistano un sapore caramellato”.

La mano abile rimescola l’impasto nella ciotola e poi via un mestolo al centro della piastra in acciaio, leggermente unta, in precedenza, con della cera d’api, per evitare che si attacchi. Sulla parte superiore è fissato lo stampo con i vari soggetti. Quando la pressa viene chiusa, l’impasto si espande su tutta la superficie e l’esubero esce dai bordi. Prima di essere estratta dalla piastra, la grande cialda viene rifilata e poi viene messa ad asciugare in un apposito essiccatore, onde evitare che sovrapposta alle altre, si incurvi, divenendo così impossibile da tagliare. Una volta raffreddate e asciugate nel deumidificatore, le ostie vengono punzonate a mano. Una per una. Per le ostie destinate ai fedeli, don Rauscher ha un apposito macchinario, che assomiglia un po’ ad una macchina da cucire con un pedale. Per quelle più grandi, destinate ai sacerdoti, la punzonatura viene fatta invece separatamente, con un tagliapasta simile ad uno stampo per tortelli. Da ogni cialda don Rauscher riesce a ricavare 15-20 ostie. “In un quarto d’ora posso realizzare fino a 300 ostie – spiega –. Al momento nel nostro laboratorio abbiamo otto presse, con piastre di acciaio inossidabile incise a mano”.

Sono una quarantina i motivi che si possono trovare sulle ostie per fedeli e sacerdoti preparate da don Rauscher e conservate ordinatamente in appositi cassetti. “Molti di questi motivi sono stati realizzati appositamente – sottolinea –. Abbiamo motivi pasquali, natalizi e secondo il ciclo dell’anno liturgico. Abbiamo così, riprodotta sulle ostie, l’intera vita di Gesù, dalla nascita alla morte. Abbiamo, inoltre, monogrammi di Cristo, diverse raffigurazioni di agnelli, motivi dello Spirito Santo e diverse croci, alcune delle quali disegnate da noi stessi. Ci sono anche motivi molto antichi, come ad esempio il pellicano quale simbolo di Cristo che dà la vita per gli uomini. Ci sono poi motivi cristiani, che si trovano nelle catacombe a Roma, come ad esempio un pesce, una croce o una corona di vittoria. Sulle ostie troviamo anche frasi in latino come “Io sono il pane della vita”. E poi ci sono storie bibliche come la moltiplicazione dei pani fatta da Gesù. Solo noi abbiamo queste ostie. Non si possono comprare da nessuna parte”.

Le ostie di don Rauscher sono arrivate anche in Vaticano, a Papa Benedetto XVI prima e a Papa Francesco poi.

“Ai bambini che si preparano alla Prima Comunione piacciono i diversi motivi. Preparo per loro ostie molto grandi e spiego loro cosa c’è sopra e cosa significa. Ma alla fine non si tratta solo di motivi: le ostie sono lì per essere trasformate nel corpo di Cristo e attraverso di loro Gesù è molto vicino a noi. Spesso penso che la gente dimentichi in fretta quello che predico – racconta don Rauscher –. Ma forse ricordano quello che c’è sull’ostia. Dovrebbe essere un promemoria di quello che celebriamo nell’Eucaristia”. 

Una curiosità: cosa ne è dei ritagli delle cialde, dopo la punzonatura? “Non viene buttato via nulla – conclude Rauscher –. I ritagli sono molto buoni e possono essere sgranocchiati da soli o gustati intinti in una tazza di the caldo”. 

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Fonte: Sir