Don Malgesini, il racconto di chi era con lui. "Ecco come era la sua giornata"

Il racconto di Luigi Nessi, uno dei volontari del Gruppo delle colazioni. “Al mattino presto per scaldare caffé, latte e tè per i senza dimora. E alla sera faceva il giro dei bar per raccogliere briosche e panini per la mattina dopo”. Gli unici problemi che incontrava era nei rapporti con l'amministrazione comunale, che ha multato senza dimora e rimosso le panchine proprio nella piazza in cui è stato ucciso

Don Malgesini, il racconto di chi era con lui. "Ecco come era la sua giornata"

“La giornata di don Roberto iniziava prestissimo, quando iniziava a preparare i caffé e scaldare latte e té per i senza dimora. E terminava a sera tardi facendo il giro dei bar per raccogliere briosche e panini per darli ai poveri il mattino dopo”: Luigi Nessi, 74 anni, è il più anziano dei volontari del “Gruppo delle colazioni”, creato una decina di anni fa da don Roberto Malgesini per dare un po' di conforto a chi dormiva in strada. Oggi questo gruppetto di volontari, in tutto una ventina, è comprensibilmente sconvolto. “Mai ci saremmo immaginato che potesse succedere una cosa del genere -racconta Luigi-. E penso che neanche don Roberto se l'aspettava. Era sempre sorridente e sereno con tutti. Non l'ho mai visto arrabbiato”.

Don Roberto Malgesini è stato ucciso questa mattina da un immigrato tunisino che da anni viveva in strada. Sembra avesse problemi di salute mentale. “Non so dire nello specifico che disturbi avesse -sottolinea Luigi-. Certo è che quando si vive in strada per tanti anni si sta male, anche psicologicamente.”. Il sacerdote si occupava anche dei detenuti e durante la giornata assisteva numerose famiglie in difficoltà.

Don Roberto e il Gruppo delle colazioni in questi anni hanno dovuto affrontare però l'ostilità dell'amministrazione comunale. Nel settembre del 2017, proprio nella piazza di fronte alla Chiesa di San Rocco dove don Roberto è stato ucciso, il Comune aveva tolto le panchine per evitare che ci dormissero i senza dimora. E nel dicembre dello stesso anno, la polizia locale aveva impedito ai volontari di distribuire latte e pane ai senza dimora in virtù dell'ordinanza del sindaco, Mario Landriscina, emessa in quei giorni in cui vietava il bivacco e di chiedere l'elemosina per tutelare la “vivibilità e del decoro del centro urbano". “Don Roberto è stato una luce in questa città buia -afferma Luigi Nessi-. Certo, ci sono tante persone che si danno da fare per aiutare chi è in difficoltà, ma tende ad essere una città poco accogliente e tollerante. Certamente noi andremo avanti, anche nel nome di don Roberto”. (dp)

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)