Gli anziani, risorsa per la Chiesa e la società. Un cammino di valorizzazione dalle Scritture al Magistero dei Papi

La cosiddetta terza o quarta età è spesso deprezzata, e gli anziani stessi sono indotti a domandarsi se la loro esistenza sia ancora utile. Gli anziani sono una risorsa importante da valorizzare da parte di tutta la società. Sono importanti per tante attività e servizi ma soprattutto, sono coloro cui spetta il compito di trasmettere ai figli e ai nipoti i valori fondamentali della società umana e della tradizione cristiana. È necessario quindi approfondire la consapevolezza del ruolo che gli anziani sono chiamati a svolgere nella società e nella Chiesa e per farlo ci faremo aiutare dalla Sacra Scrittura e dal magistero degli ultimi Papi.

Gli anziani, risorsa per la Chiesa e la società. Un cammino di valorizzazione dalle Scritture al Magistero dei Papi

La cosiddetta terza o quarta età è spesso deprezzata, e gli anziani stessi sono indotti a domandarsi se la loro esistenza sia ancora utile. Gli anziani sono una risorsa importante da valorizzare da parte di tutta la società. Sono importanti per tante attività e servizi ma soprattutto, sono coloro cui spetta il compito di trasmettere ai figli e ai nipoti i valori fondamentali della società umana e della tradizione cristiana. È necessario quindi approfondire la consapevolezza del ruolo che gli anziani sono chiamati a svolgere nella società e nella Chiesa e per farlo ci faremo aiutare dalla Sacra Scrittura e dal magistero degli ultimi Papi.

L’età avanzata nella parola di Dio
Nella figura di Abramo, uomo di cui viene sottolineato il privilegio dell’anzianità, questa benevolenza assume il volto di una promessa: “Farò di te un grande popolo e ti benedirò, renderò grande il tuo nome e diventerai una benedizione. Benedirò coloro che ti benediranno e coloro che ti malediranno maledirò e in te si diranno benedette tutte le famiglie della terra” (Gn 12, 2-3). Accanto a lui c’è Sara, la donna che vede il proprio corpo invecchiare, ma che sperimenta nel limite della carne ormai sfiorita la potenza di Dio che supplisce all’umana insufficienza.
Anziano è anche Mosè, quando Dio gli affida la missione di far uscire il popolo eletto dall’Egitto. Le grandi opere che per mandato del Signore egli compie in favore di Israele non occupano gli anni della giovinezza, ma della vecchiaia.
Tra i tanti esempi offerti dalla Sacra Scrittura vale la pena citare la vicenda di Tobi, che si impegna ad osservare la legge di Dio, ad aiutare i bisognosi, a sopportare con pazienza la cecità fino a sperimentare l’intervento risolutore dell’angelo di Dio (cfrTb 3, 16-17).

Anche il Nuovo Testamento, annovera eloquenti figure di anziani.

Luca nel suo Vangelo ci presenta una coppia di coniugi “avanti negli anni” (Lc. 1, 7): Elisabetta e Zaccaria, genitori di Giovanni Battista. Nel tempio di Gerusalemme poi, ad accogliere Maria e Giuseppe, che si accingono a offrire “secondo la legge” Gesù al Signore, c’è il vecchio Simeone, uomo saggio che a lungo aveva atteso il Messia. Accanto a lui la profetessa Anna, vedova di ottantaquattro anni, che in quella felice occasione, si legge nel Vangelo, inizia a “lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme” (Lc 2, 38).
Anziano è Nicodemo, stimato componente del Sinedrio. Egli si reca di notte da Gesù per non dare nell’occhio. Infine, anche l’apostolo Paolo fa riferimento agli anziani quando, nella Lettera a Tito, annota: “I vecchi siano sobri, dignitosi, assennati, saldi nella fede, nell’amore e nella pazienza. Ugualmente le donne anziane si comportino in maniera degna dei credenti…; sappiano insegnare il bene, per formare le giovani all’amore del marito e dei figli” (2, 2-5).La vecchiaia, dunque, alla luce dell’insegnamento della Bibbia, si propone come “tempo favorevole” per il compimento dell’umana avventura,

e rientra nel disegno divino riguardo ad ogni uomo come tempo in cui tutto converge, perché egli possa meglio cogliere il senso della vita e raggiungere la “sapienza del cuore”.

Gli anziani sono custodi della memoria collettiva. Sono biblioteche viventi dove trovare saggezza; sono custodi di un patrimonio inestimabile di testimonianze umane e spirituali e perciò interpreti privilegiati di quell’insieme di ideali e di valori comuni che reggono e guidano la convivenza sociale. Escluderli è rifiutare il passato nel quale affondano le radici del presente, in nome di una modernità senza memoria.

Il luogo più naturale per vivere la condizione di anzianità resta quello dell’ambiente in cui l’anziano è “di casa” e cioè tra parenti, conoscenti ed amici e dove può rendere ancora qualche servizio.

L’ideale quindi resta la permanenza dell’anziano in famiglia, tuttavia ci sono tuttavia situazioni, in cui le circostanze stesse consigliano o impongono l’ingresso in “case per anziani”, perché l’anziano possa godere della compagnia di altre persone e usufruire di un’assistenza specializzata.

L’età avanzata e il magistero dei Papi
Anzitutto è importante ricordare che molti Papi hanno vissuto e sperimentato la condizione di anziano. Tra i più longevi ricordiamo Pio IX morto a 86 anni, Leone XIII (93), San Giovanni Paolo II (85), Benedetto XVI ha rinunciato all’esercizio del papato a 85 anni e 10 mesi ed è morto a 95 anni. Papa Francesco ha compiuto lo scorso 17 dicembre 87 anni.

Il 1° ottobre del 1999, Anno internazionale delle persone anziane, San Giovanni Paolo II scrisse una lettera  alle persone anziane proprio per richiamare l’attenzione dell’intera società sulla situazione di chi, per il peso dell’età, deve spesso affrontare molteplici e difficili problemi.
“La vecchiaia, identificata come l’autunno della vita, – scrive il papa polacco – è il tempo privilegiato di quella saggezza che in genere è frutto dell’esperienza ed ha uno specifico ruolo da svolgere nel processo della progressiva maturazione dell’essere umano in cammino verso l’eterno”.

Nel messaggio  ai partecipanti alla II Assemblea mondiale sull’invecchiamento del 3 aprile 2002, San Giovanni Paolo II sottolinea che “occorre, in primo luogo, considerare l’anziano nella sua dignità di persona, dignità che non diminuisce con il passare degli anni e con il deterioramento della salute fisica e psichica. Ma per essere credibile ed effettiva, l’affermazione della dignità della persona anziana deve tradursi in politiche volte a una distribuzione equa delle risorse, di modo che tutti i cittadini, a partire proprio dagli anziani, possano beneficiarne. Si tratta di un compito arduo che può realizzarsi solo applicando il principio della solidarietà, dello scambio fra generazioni, dell’aiuto reciproco. A tal proposito, un aiuto valido per la soluzione dei problemi legati all’invecchiamento della popolazione proviene dall’inserimento effettivo dell’anziano nel tessuto sociale, utilizzando l’insostituibile contributo di esperienza, conoscenza e saggezza che egli può offrire. Gli anziani non devono essere considerati un peso per la società, ma una risorsa capace di contribuire al suo benessere”.
Sempre San Giovanni Paolo II, nel messaggio per la Quaresima del 2005, si rivolge a tutta la Chiesa ricordando che “la cura degli anziani, deve stare a cuore ai fedeli, specialmente all’interno delle comunità ecclesiali e delle società occidentali, ove il problema è particolarmente presente. È importante quindi che ogni Comunità accompagni con amorevole comprensione quanti invecchiano”.

Fin dall’inizio del suo pontificato, Papa Francesco ha sempre guardato con particolare attenzione agli anziani e ai nonni.

In un discorso  tenuto in Piazza San Pietro domenica il 28 settembre 2014 diceva: “La vecchiaia è un tempo di grazia, nel quale il Signore ci rinnova la sua chiamata a custodire e trasmettere la fede, a pregare, ad essere vicino a chi ha bisogno. Gli anziani, i nonni hanno una capacità di capire le situazioni più difficili: una grande capacità! Anche nelle prove più difficili, gli anziani che hanno fede sono come alberi che continuano a portare frutto”.

Molte le udienze generali del mercoledì nelle quali Papa Francesco ha dedicato agli anziani auspicando un’alleanza tra le generazioni, tra gli anziani e i giovani, come una benedizione per la società.

5 marzo 2015: “Una società in cui non c’è posto per gli anziani o questi sono scartati perché creano problemi, questa società porta con sé il virus della morte. L’anziano non è un alieno. E se noi non impariamo a trattare bene gli anziani, così tratteranno a noi”.
11 marzo 2015: “L’anzianità contiene una grazia e una missione, una vera vocazione del Signore. Una grande iniezione di saggezza anche per l’intera società umana: soprattutto per quella che è troppo indaffarata, troppo presa, troppo distratta”.

Nel 2021 poi Papa Francesco ha voluto istituire la Giornata mondiale dei nonni e degli anziani  nella vicinanza della festa dei santi Gioacchino ed Anna, nonni di Gesù.

E nel suo messaggio  in occasione della I Giornata mondiale dei nonni e degli anziani celebrata il 25 luglio 2021, in piena pandemia, scriveva: “Non importa quanti anni hai, se lavori ancora oppure no, se sei rimasto solo o hai una famiglia, perché non esiste un’età per andare in pensione dal compito di annunciare il Vangelo, dal compito di trasmettere le tradizioni ai nipoti”. E ancora: “Il profeta Gioele pronunciò una volta questa promessa: ‘I vostri anziani faranno sogni, i vostri giovani avranno visioni’ (3,1), e chi, se non i giovani, possono prendere i sogni degli anziani e portarli avanti? Ma per questo è necessario continuare a sognare: nei nostri sogni di giustizia, di pace, di solidarietà risiede la possibilità che i nostri giovani abbiano nuove visioni, e si possa insieme costruire il futuro”.

Nel giugno del 2022, incontrando a Roma le famiglie del mondo (X Incontro Mondiale delle Famiglie) Papa Francesco ha sottolineato l’indispensabile ruolo degli anziani all’interno dei nuclei familiari ribadendo che

“i nonni e gli anziani sono il pane che alimenta le nostre vite, sono la saggezza nascosta di un popolo e per questo è bello festeggiarli”.

Infine, nel messaggio  per la III Giornata mondiale dei Nonni e degli Anziani del 23 luglio 2023 Papa Francesco è voluto tornare sull’importanza di allacciare o riallacciare i legami con coloro che sono la memoria e le radici della società e della vita personale di ognuno. “Sono gli anziani – scrive – a trasmetterci l’appartenenza al Popolo santo di Dio. La Chiesa, così come la società, ha bisogno di loro. Essi consegnano al presente un passato necessario per costruire il futuro, non permettiamo che siano scartati”! Poi rivolgendosi agli anziani ha aggiunto: “e noi persone anziane – concludeva il Papa – noi che abbiamo spesso una sensibilità speciale per la cura, per la riflessione e per l’affetto, noi possiamo diventare, maestri della tenerezza”.

Michele Pennisi*

*Arcivescovo emerito di Monreale

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Fonte: Sir