Il Papa a Corviale: don Cassano, “una doppia parrocchia” con tanta voglia di riscatto

Alla vigilia della visita pastorale del Papa nella parrocchia di San Paolo della Croce a Corviale, il parroco don Roberto Cassano traccia al Sir l'identikit di quella che definisce "una doppia parrocchia". E smentisce alcuni luoghi comuni sulla "periferia della periferia" ovest della Capitale. Poi rivela: Francesco costeggerà in macchina il Serpentone.

Il Papa a Corviale: don Cassano, “una doppia parrocchia” con tanta voglia di riscatto

(da Roma, Corviale) Prima di arrivare nella parrocchia di San Paolo della Croce, il Papa percorrerà in macchina tutta via Poggio Verde, costeggiando il chilometro del Serpentone, come gli abitanti chiamano il “Nuovo Corviale”, il complesso residenziale che dà il nome all’intero quartiere. A rivelarlo al Sir è il parroco, don Roberto Cassano, ricordando che Giovanni Paolo II, nella sua visita pastorale del 1985 alla vicina parrocchia di San Girolamo, non percorse questo tragitto. “Non so se si fermerà in qualche punto”, azzarda don Roberto a proposito di possibili sorprese della visita pastorale di domenica prossima. Quando lo intervistiamo, in un giorno di pioggia, dobbiamo fare lo slalom tra i volontari che si danno da fare per tinteggiare pareti e soffitti, confezionare arredi speciali nella loro semplicità, ma anche partecipare ai turni di adorazione eucaristica quotidiana che i laici animano per prepararsi adeguatamente ad accogliere il loro illustre ospite.

C’è “er Cipolla”, “er pomodoro”, “er tapparella”…Nel suo accento romano contaminato dalle origini pugliesi, don Roberto nomina solo alcuni dei soprannomi che popolano il quartiere romano di Corviale e che hanno il sapore della romanità antica e vera. Quando gli chiediamo una fotografia della parrocchia di cui è alla guida da due anni, la prima fase che usa è: “Qui c’è un’umanità straordinaria. Sono molto contento di stare qua, mi diverto”. Il riferimento immediato è ai circa quaranta volontari che animano la quotidianità della parrocchia e che in questi giorni fanno volentieri gli straordinari: “Non mi era mai capitato nelle mie parrocchie precedenti”. Nel suo tenace sorriso, si legge la voglia di contrastare tanti luoghi comuni su questa zona di Roma: “La prima cosa che ho notato quando sono arrivato qui sono le ragazze che, a tarda sera, portano da sole a spasso il cane”.

Certo, c’è la criminalità che accomuna tutte le periferie, ma “in questi due anni non ho mai sentito parlare di omicidi, stupri o rapimenti”, rivela il parroco. Il vero problema è il disagio sociale, quello delle persone con problemi di salute mentale e di chi fa i conti tutti i giorni con il disagio strutturale: le case abbandonate, la decadenza delle strutture e degli appartamenti occupati quasi sempre per necessità.

Eppure al Serpentone qualcosa si muove: i lavori al quarto piano e al primo piano dovrebbero essere presto sbloccati, se i progetti dei bandi vinti dagli architetti a livello internazionale andranno finalmente in porto. E poi c’è tanta gente del quartiere, riunita in associazioni e cooperative, che si dà da fare per uscire dal degrado: il Mitreo, la Biblioteca, il calcio sociale, la piscina gestita dalle Acli e il campo da rugby dove si allenano ragazzi provenienti da tutta la città sono alcuni luoghi e iniziative che parlano di voglia di riscatto.

San Paolo della Croce è una doppia parrocchia: da una parte Corviale e “il Corvialino”, come viene chiamato l’altro complesso edilizio collegato da un ponte a quello principale e del tutto simile, tranne che per il numero inferiore dei piani, al complesso edilizio maggiore: 1.500 appartamenti in totale che raccolgono 6.500 persone, la maggioranza della popolazione parrocchiale. Don Roberto definisce quest’area la “parrocchia ad intra”, per distinguerla da quella “ad extra”, più variegata nelle sue tipologie: condomini popolari, villette bifamiliari, ma anche ville con piscina e campi da tennis. È nel cuore di questa doppia parrocchia che don Roberto ha organizzato la Via Crucis: dentro al Serpentone, dal nono fino al quinto piano, quest’anno si sono aperte molte più porte rispetto alla prima volta dell’anno scorso. Nella cappellina di Borgo dei Massimi, un complesso privato di 450 appartamenti, il parroco celebra messa tutte le domeniche e in tutto il territorio della parrocchia nei mesi di bel tempo dice il rosario all’aperto. Ma anche in periferia, nonostante la popolarità dei riti della devozione popolare, è difficile rompere il muro dell’indifferenza: i bambini dell’oratorio sono pochi, le mamme fanno resistenza a lasciarli la domenica dopo la messa. Don Roberto però non si scoraggia, “anche per un solo bambino l’oratorio resterà aperto”. Tra Comunione e Cresima, sono 48 i bambini che frequentano il catechismo e che domenica prossima incontreranno il Papa, insieme a 120 persone tra anziani, ammalati e poveri che nel salone parrocchiale accoglieranno Francesco prima della messa preceduta dalla confessione di tre parrocchiani.

Grazie all’aiuto dei Cavalieri di Malta, le 100 famiglie più povere della parrocchia ricevono tutti i mesi un pacco alimentare. Poi ci sono gli aiuti per pagare le bollette, gli affitti, le medicine, con un apposito sportello per lo “smistamento” delle esigenze mediche. Il gruppo anziani c’è, a San Paolo della Croce, ma il vero problema sono i tanti anziani che non escono mai dalle loro case. Sono pochi anche i giovani, che una volta indipendenti tendono a spostarsi in altre zone della città. “Mi piace delegare ai laici”, confessa don Roberto a proposito di un atteggiamento non così diffuso: ad un diacono ha affidato tutta la carità, ad un accolito la liturgia, ad una mamma l’oratorio. Non sa ancora cosa dirà al Papa, ci pregherà su poco prima del suo arrivo. A fargli eco una parrocchiana storica, Gloria Incelli, qui da 30 anni: “Come in tutti i quartieri c’è il bene e il male, ma io mi ci trovo tanto bene. Con il Papa non so se riuscirò a spiccicare una parola… Lo sento troppo come uno di noi”.

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Fonte: Sir