L’essenza del nostro cammino: l’amore, il perdono, l’altro. Le proposte di lettura del mese

Le proposte di lettura per questo mese.

L’essenza del nostro cammino: l’amore, il perdono, l’altro. Le proposte di lettura del mese

Quando la ragione diventa fine oltre che mezzo, e fagocita l’interezza dell’uomo e del suo essere nel mondo, rappresenta una delle facce del male assoluto. Anche perché si assiste alla altrettanto letale deriva del corpo e del suo culto onnivoro. Contro questi due rischi scrivono lo psicoanalista e filosofo Miguel Benasayag, argentino ma poi, dopo la sua lotta contro la dittatura militare, approdato a Parigi, e il giornalista Bastien Cany in “Il ritorno dall’esilio. Ripensare il senso comune” . Un libro che opera un radicale ripensamento di quella che è stata l’ideologia, ivi compresa quella progressista e di origine marxista e del culto della ragione che non è servito affatto a migliorare il mondo, anzi. Scritto durante la pandemia, esso rappresenta una profonda revisione del pensiero occidentale e non solo, e un interrogarsi su cosa è il mondo alla luce della nuova peste. La quale, dicono gli autori, non è affrontabile solo nel qui e nell’ora, ma solo attraverso un radicale ripensamento del ruolo umano nell’ecosistema. Il concetto che sta a cuore a Benasayag e a Cany è quello di interazione. Tutto è collegato, non solo a livello di rapporto uomo-natura, ma anche all’interno della realtà antropica, perché secoli di divisione tra ragione, materia, corpo, anima, hanno creato un movimento negativo opposto a quello che i sostenitori della divisione desideravano. Come si sostiene qui l’olocausto e i massacri sono stati realizzati ben dopo l’illuminismo e anzi usando in una spaventosa burocratizzazione del macello la razionalità e il metodo. Il libro non rappresenta un attacco alla ragione, ma sostiene, da qui il titolo, un ritorno ad una comunità tra l’azione antropica e la grande casa, con un profondo ripensamento di quella centralità che ci siamo auto-attribuiti e che ha portato gradualmente alla distruzione del paradiso terreno, con il quale invece dovremmo tornare a convivere con quel filiale rispetto che con una tipica deviazione prospettica e ideologica noi pensavamo fosse segno di superstizione e ritualità pagana di popolazione “primitive”.
Miguel Benasayag, Bastien Cany, “Il ritorno dall’esilio. Ripensare il senso comune”, Vita e Pensiero, 136 pagine, 16 euro.

Il perdono oggi sembra una parola senza senso, relitto di pensieri arcaici e ormai privo di utilità. E già questa sensazione può essere d’aiuto nel cammino del suo recupero, perché ci fa capire come il pensiero dominante sia legato a mode e ad ismi che abbandonano assai presto la scena. Come nel libro di cui abbiamo parlato in queste medesime pagine, “Il ritorno dall’esilio”, anche “Il perdono è l’arma di Dio” di Angelo Comastri ci aiuta a comprendere che questo veloce accavallarsi di modernità non riesce a rimuovere completamente l’essenza del cammino umano, che è parte di una Creazione narrata dai racconti d’origine delle religioni. Il perdono di cui parla il cardinale Comastri è una dimensione della storia: considerato debolezza, resa, paura, se non vigliaccheria o senso di inferiorità, esso appare qui come una delle forze che permettono la sopravvivenza di una umanità degna di questo nome, in grado di sollevarsi dal regno della violenza e della legge del più forte. Gli esempi di Giovanni Paolo II che durante la sua visita al suo attentatore lo perdona, di Massimiliano Kolbe, il francescano conventuale che si offrì al posto di un padre di famiglia scelto per l’eliminazione -venivano giustiziati dieci detenuti per ogni fuga da Auschwitz- perdonando i suoi carnefici, fanno parte di una dimensione più ampia, quella dell’amore. E qui l’autore ricorda quanti hanno compiuto questa scelta dopo una vita dall’altra parte della barricata, quella dell’odio e della lotta contro la fede, come nel caso di Bruno Cornacchiola e di Giovanni Papini, protagonista, quest’ultimo, della cultura italiana di primo Novecento e di una improvvisa conversione che lo portò a scrivere una Vita di Cristo e a cambiare radicalmente vita. Storie che ci fanno capire come non siano finiti il perdono e l’amore: non va semplicemente di moda parlarne. E le mode passano.
Angelo Comastri, “Il perdono è l’arma di Dio”, San Paolo, 155 pagine, 15 euro.

Gli ammaestramenti biblici e la loro persistenza dopo la modernità, anzi, la loro capacità di salvare l’umanità a patto che ritorni all’alleanza con il Creato sono uno dei nuclei di senso di un singolare romanzo del keniota, ma inglese d’adozione, John Ironmonger, “La balena alla fine del mondo”. Perché fin dal titolo il protagonista del racconto, Joe, rimanda al Giona “ospite” della biblica balena e perché qui sembra tirare aria di epica anche religiosa, se a questo termine vogliamo dare il senso di comunione ritrovata tra gli uomini e tra la nuova comunità e gli altri ospiti del pianeta. Joe fugge e vuole morire per il fallimento di un programma quasi perfetto che avrebbe garantito la capacità di gestire le probabilità di investimento della sua banca in modo pressoché perfetto. Lo salva una balena poi spiaggiata in una fine del mondo che non è poi così esotica come ce la aspetteremmo, ma un tranquillo paesino della Cornovaglia dove si rifugiano gli esuli da un mondo brillante e fascinoso dove conti solo se hai successo, e finché hai successo. Un ritorno all’autenticità, al contare anche quando non sei miliardario o famoso, il riscoprire la bellezza di una comunità fuori dai riflettori e la solidarietà quando iniziano ad arrivare le notizie di nuovi morbi (il libro è stato scritto nel 2015). Una solidarietà preventiva, fatta anche di progetti per conservare e gestire materie prime ed energia prima di un possibile black-out. Si scoprirà che le elaborazioni del computer e i sistemi binari possono aiutare, ma non ad arricchirsi, semmai a vivere rispettando gli altri e ciò che ci circonda. Libro per certi versi profetico, per altri versi sulla strada della rivalutazione del piccolo -non dell’esotico- del comunitario, della natura senza la quale niente è possibile e reale, che aiuta a coniugare piacere della lettura e amore verso le cose più semplici, e più belle. Che avremmo a portata di mano, se solo sapessimo riconoscerle.
John Ironmonger, “La balena alla fine del mondo”, Bollati Boringhieri, 412 pagine, 17,50 euro.

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Fonte: Sir