La Parola che salva. Il giorno che Wilhelm ha incontrato Dio

In vista della Domenica della Parola, che si celebra il prossimo 24 gennaio, l’arcidiocesi di Vienna lo ha intervistato e ha raccontato la sua storia su Fb e sulla sua pagina web.

La Parola che salva. Il giorno che Wilhelm ha incontrato Dio

Seduto sul letto, Wilhelm guarda fuori dalla finestra. Le sbarre che impediscono ai raggi del sole in inondare di luce la stanza in cui è costretto a stare lo innervosiscono ancor più di quelle fissate davanti alla porta. Se ne avesse la possibilità, le avrebbe strappate via già da tempo, a mani nude. Ma quelle sono lì, ferme immobili, come immobile pare essere il tempo, quando ti trovi a scontare la tua pena in una cella singola, in regime di carcere duro.

Non è la prima volta che Wilhelm si ritrova a fare i conti con la giustizia. Le prime cicatrici della vita arrivano poco dopo la sua nascita. Quando viene al mondo la madre lo rifiuta. A prendersi cura di lui è la sorellina maggiore, che ha solo 4 anni. Lo coccola e lo nutre come se fosse la sua bambola. Ma Wilhelm è un bambino in carne ed ossa. Ha fame. E piange. Non passa molto tempo che, irritata dalle urla del piccolo, la madre prende quel fagottino, denutrito e pieno di ulcere, e lo abbandona in un campo, nella periferia di Ulm, in Germania. Il bimbo viene ritrovato e portato in una clinica della città tedesca, dove trascorre diversi mesi.

Un’infermiera comunica al padre che probabilmente il piccolo soffriva di un grave ritardo mentale, che gli avrebbe impedito di vivere una vita “normale”. Una diagnosi sbagliata, questa. La prima di una lunga serie. Inquadrato come un “bambino disadattato”, Wilhelm passa da una famiglia all’altra, per oltre 30 volte, senza mai sentirsi veramente “a casa” e a 7 anni inizia a sognare di diventare un gangster. Un desiderio, questo, che pochi anni dopo riesce a realizzare.

Ha 16 anni quando oltrepassa, per la prima volta, la soglia di un carcere. Si trovava in gita nei pressi di Innsbruck, in Austria, quando decide di rubare un’auto e provare a guidare. Il mezzo però acquista subito velocità e lui, preso dal panico, invece del freno, calca il piede sull’acceleratore provocando così un incidente. Nello scontro perde la vita un poliziotto, padre di 5 figli, e un’altra persona finisce per sempre su una sedia a rotelle. Chiamato a testimoniare al processo, il padre gli volta per sempre le spalle e questa è per lui una condanna peggiore di quella che, alla fine, si vede infliggere dal giudice. Tornato a piede libero, inizia a inanellare crimini come fossero perle. 148 in tutto. A parte i reati contro i bambini e quelli morali, sperimenta di tutto. E a modo suo diviene anche una “star” del piccolo schermo: viene ricercato come un pericoloso criminale attraverso il programma televisivo “Aktenzeichen XY”. Arrestato e processato, viene condannato a 14 anni per omicidio colposo, a cui si aggiungono alcuni mesi di detenzione preventiva.

Arriva nel carcere di Bruchsal. Irascibile e infuriato con il mondo intero, viene messo in isolamento. In cella non gli viene concesso di tenere nulla, se non la Bibbia che gli offre il cappellano del carcere.

Wilhelm non ha mai avuto una gran simpatia nei confronti di Dio. Anzi. Accetta quel libro perché pensa che può in qualche modo essergli comunque utile. Le sue pagine, fini come la carta velina, sono un ottimo sostituto per le cartine di sigarette.

Inizia così a strappare le pagine, e, dopo averle lette ci rolla dentro il tabacco che riesce a procurarsi di contrabbando e si confeziona delle rudimentali sigarette.

Un po’ alla volta finiscono in fumo la Genesi e tutto il Pentateuco, i Salmi e libri sapienziali, così come le storie dei profeti. Finché un giorno del 1983 si ritrova in mano la pagina del vangelo di Matteo in cui è riportato il Discorso della montagna.

“Voi siete il sale della terra e la luce del mondo”. Queste due frasi lo mettono al tappeto. Lui che fino ad allora era “veleno amaro e oscurità”. “Se hai un piano per me – dice rivolgendosi a Dio – allora devi cambiarmi e vincermi”. E quella Parola, che fino ad allora era finita in fumo, inizia lentamente ad ardere nel suo cuore. Wilhelm inizia a cambiare, ma lui non se ne accorge. Se ne accorge un suo compagno di sventura, che gli fa notare come lui sia sempre più calmo quando legge la Bibbia.

Wilhelm comprende che a cambiarlo era stato Dio. Torna davanti al giudice e confessa tutti i suoi reati. Anche quelli per cui non c’erano prove. Il giudice, invece che inasprire la pena, decide di sospendere la detenzione in carcere. A 29 anni Wilhelm torna ad essere un uomo libero.

Tra le prime cose che fa, si mette in contatto con la vedova del poliziotto che ha ucciso, tanti anni prima. Incontra lei e i suoi 5 figli e a loro chiede perdono.

Oggi Wilhelm Buntz ha 67 anni, è felicemente sposato e padre di due figli. Da 38 anni legge tutti i giorni La Bibbia. Fino al 2017 – quando è andato in pensione – ha lavorato come assistente sociale nel centro per ciechi di Friburgo. Nel 2018 ha raccontato la sua storia in un libro, “Der Bibelraucher” (Il fumatore di Bibbia), giunto all’8.a edizione.

In vista della Domenica della Parola, che si celebra il prossimo 24 gennaio, l’arcidiocesi di Vienna lo ha intervistato e ha raccontato la sua storia su Fb e sulla sua pagina web.

A chi, per varie ragioni, si trova in una situazione difficile, razionalmente e umanamente irrecuperabile come era la sua, oggi Buntz dà un consiglio: “Fate come me, sfidate Dio. Ditegli: se esisti davvero, allora fatti presente nella mia vita”.

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Fonte: Sir