Leone XVI. Suor Solera (Agostiniane di Rossano): “Emozione immensa”
È stata una “emozione immensa”, ieri, “quando abbiamo visto affacciarsi dalla loggia delle benedizioni il nuovo Papa, Leone XIV, per noi padre Prevost”. Lo dice al Sir suor Lucia Solera, superiora delle Agostiniane di Rossano Calabro, in Calabria, prima presenza agostiniana nella regione dopo il 1860, quando furono aboliti i conventi. Un monastero visitato da papa Leone XIV, allora S+superiore generale degli Agostiniani, nel 2007 e poi il 19 giugno 2009 in occasione della solenne celebrazione eucaristica, presieduta dall’allora arcivescovo di Rossano-Cariati, mons. Santo Marcianò, per l’inizio della comunità a Rossano

È stata una “emozione immensa”, ieri, “quando abbiamo visto affacciarsi dalla loggia delle benedizioni il nuovo Papa, Leone XIV, per noi padre Prevost”. Lo dice al Sir suor Lucia Solera, superiora delle Agostiniane di Rossano Calabro, in Calabria, prima presenza agostiniana nella regione dopo il 1860, quando furono aboliti i conventi. Un monastero visitato da papa Leone XIV, allora Superiore generale degli Agostiniani, nel 2007 e poi il 19 giugno 2009 in occasione della solenne celebrazione eucaristica, presieduta dall’allora arcivescovo di Rossano-Cariati, mons. Santo Marcianò, per l’inizio della comunità a Rossano, la prima dedicata a Sant’Agostino. “Padre Prevost ci affiancò nei primi passi della nostra fondazione qui a Rossano”, dice suor Solera: “un padre e un fratello nell’Ordine Agostiniano, vicino, discreto e disponibile. In particolare, è sempre vivo un grande senso di gratitudine verso di lui, che ci affiancò con discrezione e saggezza nel delicato percorso di discernimento in vista dell’apertura della nostra sede calabrese”. Si trattava di prendere una decisione che “ci avrebbe sbilanciato verso l’ignoto e proteso verso una missione tutta da scoprire”, aggiunge la religiosa. Le agostiniane, infatti, raggiunsero questo lembo di Calabria provenendo dall’Eremo di Lecceto, un antico monastero agostiniano nelle vicinanze di Siena. In Calabria cercano di alimentare il valore della preghiera e la preziosità di una vita fraterna nella carità e nell’amicizia.
In quella fase l’allora Padre Prevost “seppe incoraggiarci, con delicatezza e prudenza ma anche con audacia”. Raggiunse personalmente la Calabria per dialogare con mons. Marcianò e trovare insieme con lui “possibilità concrete per la nostra prima sistemazione, in attesa dei lavori di ristrutturazione dell’ex Seminario diocesano estivo, oggi Monastero S. Agostino” inaugurato, poi, il 28 agosto 2019 dall’allora arcivescovo mons. Giuseppe Satriano, ora a Bari.
Fu proprio di Padre Prevost la proposta di ristrutturare una casa di proprietà della diocesi e di metterla a disposizione di “noi monache come prima, provvisoria sede. In essa abbiamo dimorato nei primi dieci anni a Rossano”. L’attuale pontefice vedeva nell’apertura di un nuovo Monastero agostiniano “un gesto di fecondità da parte di noi monache, provenienti dall’Eremo di Lecceto – Siena, e un gesto missionario di grande rilevanza perché rivolto verso una terra periferica e segnata da tante forme di povertà”, ci spiega sr. Lucia. “Fedele allo spirito di Sant’ Agostino, Papa Leone XIV, ieri nel suo primo saluto ai fedeli, ha sottolineato l’importanza di lavorare per la comunione e l’unità e di costruire ponti. Questo è già di per sé un programma, valido non solo per lui ma per ogni credente. Sosteniamo il nuovo Papa con la preghiera e con una vita impegnata a lasciarsi trasformare dal Signore in un sentiero di pace per molti e lo aspettiamo ancora una volta qui da noi”.
Il Monastero di Sant’Agostino a Rossano è collocato sulla sommità di una collina, tra il Mar Ionio e la Sila greca e si presenta come una piccola città posta sul monte. Qui vivono vita contemplativa attualmente sei religiose agostiniane: la preghiera, che scandisce il ritmo della giornata, “ci ricorda che non siamo gettati nel mondo ‘per caso’, ma sorretti, preceduti e avvolti dall’amore di Dio, che desidera per noi il bene; la preghiera orienta il vissuto di tutti verso Dio, presentandolo al suo Cuore di Padre”, spiegano aggiungendo che nell’ordinarietà dei giorni, “scopriamo ogni volta nuove le modalità attraverso cui Dio si prende cura di noi e della storia in genere; ci sentiamo stimolate dalla sua Parola a donarci agli altri, con semplicità e generosità, offrendo tempo, nel calore dell’amicizia, per l’ascolto e per l’accoglienza delle tante ferite che segnano l’esistenza; infine dando la possibilità di partecipare ai nostri momenti di preghiera. Siamo in un cammino di misericordia. Il fine della vita monastica è la misericordia. Tutto ciò che viviamo è per imparare ad amare e a lasciarci amare. Occorre il cammino di tutta una vita. Nelle relazioni fraterne scopro le mie debolezze e fragilità; imparo a “lasciarmi portare” dal perdono delle altre, e a mia volta imparo ad ascoltare senza giudicare; accogliere senza preferenze; e a dilatare gli spazi del cuore verso tutto e tutti”.
Raffaele Iaria