Non per gli applausi. È impegnativo, esigente, il seguimi che Gesù chiede; cristiani decisi, non “cristiani all’acqua di rose”

Francesco chiede un esame di coscienza: come ci comportiamo di fronte alle chiusure, alle contrarietà?

Non per gli applausi. È impegnativo, esigente, il seguimi che Gesù chiede; cristiani decisi, non “cristiani all’acqua di rose”

Gesù “prende la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme”. L’evangelista Luca ci chiede di riflettere, con questa frase, su alcuni elementi: innanzitutto la decisione – ferma decisione – di iniziare un viaggio, cioè un cammino, che non significa itinerario turistico, ma piuttosto itinerario che metterà alla prova volontà e resistenza, speranze e attese, difficoltà e timori. E poi la meta: Gerusalemme. Allora ecco la domanda di fondo: come seguire Gesù. L’andare a Gerusalemme del Signore segna una vera svolta: è una “ferma decisione” e dunque è radicale e totale, non ammette ritardi. Chi rinuncia a tutto per seguire Gesù, ricordava Benedetto XVI nel giugno del 2010, “entra in una nuova dimensione di libertà”. Gesù sa, afferma Papa Francesco all’Angelus, che a “Gerusalemme lo attendono il rifiuto e la morte; sa che dovrà soffrire molto, e ciò esige una ferma decisione”. Ma non si tira indietro e inizia il suo viaggio verso la città santa. Seguirlo, dunque, non ammette ritardi: “nessuno che mette mano all’aratro e poi si volta indietro è adatto per il regno di Dio” dice il Signore a chi gli chiedeva di lasciargli il tempo di andare a congedarsi “da quelli di casa” prima di seguirlo.

C’è anche il rifiuto, il villaggio dei samaritani che non accolgono Gesù. Giacomo e Giovanni vorrebbero punire gli abitanti – “che scenda un fuoco dal cielo e li consumi” – ma il fuoco che il Signore vuole “è un altro, è l’amore misericordioso del Padre. E per far crescere questo fuoco – dice il vescovo di Roma – ci vuole pazienza, ci vuole costanza, ci vuole spirito penitenziale”. Anche noi, quando troviamo una porta chiusa, siamo tentati dalla rabbia, minacciamo castighi celesti: “Gesù invece percorre un’altra via, non la via della rabbia, ma quella della ferma decisione di andare avanti, che, lungi dal tradursi in durezza, implica calma, pazienza, longanimità, senza tuttavia minimamente allentare l’impegno nel fare il bene”. Come leggiamo in Luca, di fronte al rifiuto Gesù si mise “in cammino verso un altro villaggio”. Ciò che conta davvero è la meta: Gerusalemme. Ce lo ricorda anche l’anonimo estensore della lettera A Diogneto, quando scrive che i cristiani sono cittadini delle due Gerusalemme: “dimorano nella terra, ma hanno la loro cittadinanza nel cielo. Obbediscono alle leggi stabilite, e con la loro vita superano le leggi”.

È impegnativo, esigente, il seguimi che Gesù chiede; cristiani decisi, non “cristiani all’acqua di rose”. Così Francesco chiede un esame di coscienza: come ci comportiamo di fronte alle chiusure, alle contrarietà? “Ci rivolgiamo al Signore, gli chiediamo la sua fermezza nel fare il bene? Oppure cerchiamo conferme negli applausi, finendo per essere aspri e rancorosi quando non li sentiamo? Quante volte, più o meno consapevolmente, cerchiamo gli applausi, l’approvazione altrui? Facciamo quella cosa per gli applausi?”

Francesco ci ricorda, dunque, che la strada è un’altra: fare il bene e non cercare applausi: “a volte pensiamo che il nostro fervore sia dovuto al senso di giustizia per una buona causa, ma in realtà il più delle volte non è altro che orgoglio, unito a debolezza, suscettibilità e impazienza”.

Il Signore, invece, propone una nuova forma di libertà, ricordava Benedetto XVI, che consiste “nell’essere a servizio gli uni degli altri”. Il cristiano è chiamato alla libertà: “libertà e amore coincidono! Al contrario, obbedire al proprio egoismo conduce a rivalità e conflitti”. E Papa Francesco invita a chiedere a Gesù “la forza di essere come lui, di seguirlo con ferma decisione in questa strada di servizio. Di non essere vendicativi, di non essere intolleranti quando si presentano difficoltà, quando ci spendiamo per il bene e gli altri non lo capiscono, anzi, quando ci squalificano. No, silenzio e avanti”.

Anche in questa domenica il pensiero del Papa va nei luoghi di sofferenza: l’Ecuador, dove chiede di abbandonare “violenza e posizioni estreme” e aprirsi al dialogo e alla pace. Haiti, la morte della Piccola sorella di Charles de Foucauld, suor Luisa Dell’Orto. E naturalmente l’Ucraina, dove “continuano i bombardamenti, che causano morti, distruzione e sofferenze per la popolazione. Per favore, non dimentichiamo questo popolo”.

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Fonte: Sir