Pro-Vocati dal Vangelo. Dove cerchiamo i segni del Risorto?

Quando si assumono i sentimenti di Cristo, si fa vedere il Risorto nel tempo: l’amore trinitario prende forma nell’esserci evangelicamente nella relazione con ogni persona che ha un volto, anche dissacrato, nella tenerezza dell’amore di coppia, nell’abbraccio di un bimbo, nella fedeltà nell’amicizia, nel sì per sempre del consacrato, nel dono di sé nel volontariato, nella custodia della pace, della giustizia, nella cura del creato, nella contemplazione della bellezza di un prato, della maestosità delle montagne, dell’infinito del mare... ogni esperienza umana autentica parla sempre di Dio!

Pro-Vocati dal Vangelo. Dove cerchiamo i segni del Risorto?

Ormai la tomba è vuota, tutto rimanda all’assenza di una persona: la pietra è stata rimossa, le bende sono per terra e il sudario è piegato in un luogo a parte.  Ogni elemento fa presagire che il corpo di Gesù sia stato trafugato. Coloro che hanno vissuto con Gesù hanno perso ogni speranza: Maria Maddalena piange e cerca, perché non sa dove hanno portato il suo Signore; gli apostoli, impauriti, sono rintanati insieme, in preda allo smarrimento; i discepoli di Emmaus delusi si allontano da Gerusalemme carichi dell’esperienza del fallimento e discorrono. Sembra tutto finito: del profeta, del Cristo che camminava per le strade, incontrando le persone, sanandole, consolandole, restituendo loro la dignità e la vita, non è rimasto nulla.

Gli amici di Gesù non riescono a leggere i segni della presenza del Risorto a partire dalla Scrittura.

A Maria Gesù chiede: Perché piangi? Chi cerchi? È una domanda che risuona ancora nel cuore dell’uomo e della donna del nostro tempo: dove stai andando, che cosa stai cercando? Qual è il senso della tua vita? Senti che Gesù ti chiama per nome come ha fatto con Maria di Magdala e scopri l’intensità della relazione profonda con lui? L’incontro con la Parola del Risorto ti aiuta a calibrare i passi da compiere, a orientarli verso la meta che porta alla pienezza, a farti sentire aderente alla terra da custodire, a favorire il passaggio dall’io al tu al noi, a trasformarti da individuo a persona, ad andare verso gli altri per accoglierli sempre e senza preferenza, a lavare e asciugare i piedi anche di coloro che ti fanno del male, ad offrire la vita per l’altro? Quando ciò avviene, il Risorto continua a rendere visibile l’opera sua attraverso di noi.

Ai discepoli, rinchiusi, in attesa di eventi, Gesù risorto augura la pace e dona lo Spirito. Affida loro la sua missione, per essere segno della prossimità di Dio nel quotidiano e in ogni luogo.  Ancora oggi chiede agli uomini e alle donne del nostro tempo di identificarsi con lui, di accogliere la Parola da incarnare, per cogliere il profumo della sua presenza, anche nei diversi modi con cui si presenta, senza rimanere legati ad un’attesa individuale che non sempre coincide con la sorpresa di Dio.

Abbiamo forse bisogno di allenarci, per vedere e chiamare con il proprio nome i segni della sua presenza, nonostante il tempo complesso in cui viviamo. Spesso riduciamo la vita su un piano orizzontale limitato. Chiudendoci nel nostro piccolo mondo, nella difesa delle sicurezze, non cerchiamo più in profondità, soprattutto perché manca o non si cerca il senso dell’esistere, né si vive nella consapevolezza della dimensione mistica della vita. Come accorgerci dei segni della presenza del Risorto se gran parte del tempo lo usiamo per soddisfare i bisogni individuali, per possedere tutto e subito, per moltiplicare i contatti che ci sradicano dalla vita vera, frustrando talvolta la capacità di pensiero, di riflessione, di dialogo, di confronto, di ascolto, di attenzione, di silenzio, di condivisione, di solidarietà?

Il bombardamento delle immagini e delle connessioni non ci aiuta ad aprici con meraviglia, con stupore, alla contemplazione della presenza del Risorto presente nella storia. Quando il cuore, la mente, la volontà e tutta la corporeità sono orientati verso altro, connessi con un’altra parte del mondo, all’individuo sfugge il presente, né vede lo spazio sacro in sé, attorno a sé e negli altri.

Sentiamo risuonare ancora oggi la parola di Gesù rivolta ai discepoli di Emmaus: “Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti!”.

L’immediatezza di una lettura evangelica della vita permette di vedere l’esistente che viene da Dio, di avere una visione globale della realtà nella quale cogliere i segni della vita nuova già presenti nella storia. Uno sguardo di insieme e sul frammento ci consente di vedere l’opera dello Spirito nel quotidiano, i segni del Risorto che non riusciamo a chiamare per nome a causa di approccio superficiale o disattento con la realtà. Scegliendo di essere sempre con il cuore fisso in Dio, la persona impara ad ascoltare ciò che lo Spirito realmente fa accadere, senza rifugiarsi in un mondo irreale, ma nella compagnia degli uomini e delle donne della porta accanto, delle stanze dei bottoni, di chi non conta, di chi cerca, di chi non spera più…

Chi vive nella profondità esistenziale, riscopre il tempo non come un susseguirsi di eventi, ma come dispiegamento dell’amore di Dio che, nell’oggi, si affida costantemente ad ogni persona. Vivendo la dimensione mistica a livello personale e fraterno, ognuno può scoprire di muoversi in Dio: contempla la bellezza della vita autentica, non costruita a tavolino, e decide di condividere l’esperienza soprattutto con chi sperimenta la periferia non solo materiale, ma anche esistenziale. Si muove costantemente guidato dallo Spirito, incarnando nell’attimo presente il Vangelo di Gesù.

Quando si assumono i sentimenti di Cristo, si fa vedere il Risorto nel tempo: l’amore trinitario prende forma nell’esserci evangelicamente nella relazione con ogni persona che ha un volto, anche dissacrato, nella tenerezza dell’amore di coppia, nell’abbraccio di un bimbo, nella fedeltà nell’amicizia, nel sì per sempre del consacrato, nel dono di sé nel volontariato, nella custodia della pace, della giustizia, nella cura del creato, nella contemplazione della bellezza di un prato, della maestosità delle montagne, dell’infinito del mare… ogni esperienza umana autentica parla sempre di Dio!

E noi riconosciamo i segni della presenza del Risorto già presenti nella nostra vita?

Diana Papa

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)
Fonte: Sir