Salmo 135. Sì, mio Signore, io credo che Tu puoi tutto, che sei il Creatore del cielo e della terra e di tutte le cose visibili e invisibili

Chi prega, già nel momento in cui rivolge una parola all’Altro, accende una comunicazione, riconosce l’esistenza di un Padre che lo ama, anche quando comprendere questo amore è davvero difficile.

Salmo 135. Sì, mio Signore, io credo che Tu puoi tutto, che sei il Creatore del cielo e della terra e di tutte le cose visibili e invisibili

Tante volte mi sono chiesto quale sia il significato profondo del detto che tutti i Salmi finiscono in Gloria, al di là della formula nella recita delle Liturgia delle Ore. Ho sempre pensato (e l’itinerario di questi mesi me lo sta confermando), che la Gloria finale stia ad indicare che se la preghiera biblica del Salterio assume tutte le posture dell’uomo nei confronti di Dio – la supplica, l’angoscia, la disperazione, la lode, la benedizione, la gratitudine – essa è comunque sempre contraddistinta da una fiducia che non si spegne mai. Chi prega, già nel momento in cui rivolge una parola all’Altro, accende una comunicazione, riconosce l’esistenza di un Padre che lo ama, anche quando comprendere questo amore è davvero difficile. Così inizia il Salmo 135: “Alleluia. Lodate il nome del Signore, lodatelo, servi del Signore (v. 1) Lodate il Signore, perché il Signore è buono; cantate inni al suo nome, perché è amabile” (v. 3). “Sì, riconosco che il Signore è grande, il Signore nostro più di tutti gli dèi. Tutto ciò che vuole il Signore lo compie in cielo e sulla terra, nei mari e in tutti gli abissi. Fa salire le nubi dall’estremità della terra, produce le folgori per la pioggia, dalle sue riserve libera il vento” (vv. 5-8). Sì, mio Signore, io credo che Tu puoi tutto, che sei il Creatore del cielo e della terra e di tutte le cose visibili e invisibili; credo che tu ci ami infinitamente – uno per uno – e che i capelli del nostro capo sono da te contati fin dal giorno del nostro concepimento. Confido anche che la tua volontà sia sempre la nostra  vita piena, bella e buona e che tutto, davvero tutto, concorre al bene di chi segue i tuoi sentieri. Perché allora questa notte è salito a te, un marito e un papà, di neanche sessant’anni, dopo più di un anno di malattia e di inutili ricerche di una cura? Perché non possiamo che stringerci, silenziosi, attorno ad una giovane vedova e a tre figli tutti troppo giovani? Gesù Cristo, tu che sei Parola fatta carne, che sei morto e risorto e vivi per sempre, come sei vicino a questa famiglia, qui ed ora?! Vorrei fare mia la professione di fede di Marta, dire al Signore che mi fido di Lui, che so che se fosse arrivato in tempo questo nostro fratello non sarebbe morto e che alla Resurrezione ci credo, voglio crederci! Ma questo non basta a consolare le lacrime; non mi basta, pensando al viso e agli occhi di chi, in questo momento, sta sopportando un lutto incomprensibile. Ma, a dir il vero, quale morte possiamo accettare? Quale morte può dirsi giusta per il cuore dell’uomo? Il Salmo prosegue e fa memoria della fedeltà di Dio alla sua promessa di salvezza. Grazie alla Sua mano potente, Israele si è liberato della schiavitù egiziana; ha attraversato il Mar Rosso; ha vinto eserciti di re e nazioni più numerose e potenti. “Signore, il tuo nome è per sempre; Signore, il tuo ricordo di generazione in generazione” (v. 13). Desidero raccontare ai miei figli le Tue meraviglie, contemplare i tuoi prodigi perché tu, mio Dio, sei una persona viva e presente, sei Gesù ed io ti ho incontrato e ti ho riconosciuto nella mia vita, ho visto nei miei giorni le tue misericordie e per questo con il salmista posso dire che “gli idoli delle nazioni sono argento e oro, opera delle mani dell’uomo. Hanno bocca e non parlano, hanno occhi e non vedono, hanno orecchi e non odono; no, non c’è respiro nella loro bocca. Diventi come loro chi li fabbrica e chiunque in essi confida” (vv. 15-18) È vero: in tante occasioni ho sperimentato che vi sono scorciatoie che non portano alla felicità; strade illusorie, sirene seguendo le quali non sono stato più libero, ma anzi vittima di me stesso, dei miei pensieri autodistruttivi, schiavo di pulsioni non controllate. L’idolatria è in agguato dentro di noi, ma anche nelle strutture di peccato in cui siamo immersi anche senza che la nostra volontà sembri complice. Ma tutto questo, oggi che spazio trova nel cuore? Signore, fisso lo sguardo sul Crocifisso di San Damiano e i tuoi occhi aperti mi confermano che già dalla croce mi guardi e accogli i tanti perché che sussurro senza trovare subito risposta. “Da Sion, benedetto il Signore, che abita in Gerusalemme! Alleluia”(v. 21) . Posso cantare proprio oggi questo inno di benedizione? Posso contemplare proprio oggi che la misericordia di Dio accompagna anche in giorni come questo ogni suo figlio? Signore, Gesù Cristo, aumenta la mia fede e manda il tuo Spirito di consolazione per chi è nel dolore, affinché riesca a cantare con un filo di voce: luce in ogni cosa io non vedo ancora, ma la tua Parola mi rischiarerà.

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Fonte: Sir