Sorpresa: l'Europa forse non così secolarizzata come sembra

In Europa ci sarebbe una grande maggioranza di persone che dichiarano la loro appartenenza alle diverse chiese cristiane.

Sorpresa: l'Europa forse non così secolarizzata come sembra

L’Europa occidentale è considerata una delle aree del mondo più secolarizzate. Alcuni dati sembrano smentire questa idea. Nel vecchio continente ci sarebbe una grande maggioranza di persone che dichiarano la loro appartenenza alle diverse chiese cristiane.

Lo afferma la ricerca “Being Christian in western Europe”, svolta dal Pew Research Center su un campione rappresentativo dei cittadini dei 15 paesi interessati. Va ovviamente distinta l’appartenenza dalla partecipazione: anche se il 91% degli intervistati è battezzato la percentuale, il 71% si dichiara attualmente cristiano e solo il 22% tra i cittadini del campione frequenta la sua comunità di fede almeno una volta al mese.

Le percentuali differiscono da paese a paese: in Italia è presente la percentuale più alta di frequentanti (si tratta di persone che vanno in chiesa almeno una volta al mese), si arriva al 40%, poi c’è il Portogallo con il 35% e l’Irlanda con il 34%. Le percentuali maggiori di credenti non praticanti si raggiungono in Finlandia con il 68%, in Inghilterra e Danimarca con il 55%. Invece solo in tre paesi i non credenti superano il 40%: i Paesi Bassi con il 48%, la Norvegia con il 43% e la Svezia con il 42%. Questi risultati ci mostrano come la pratica sia più diffusa nei paesi a maggioranza cattolica rispetto agli altri.

La ricerca permette di individuare alcune caratteristiche distintive dei due gruppi che si dichiarano cristiani credenti. Una prima differenza si evidenzia tra i praticanti e i non: il 64% dei primi dichiara di credere nel Dio descritto nella Bibbia, contro appena il 24% degli altri. I non praticanti, invece mostrano un alto grado di apprezzamento nel ruolo che le chiese svolgono nell’aiuto dei poveri e dei bisognosi.

C’è poi da sottolineare la chiusura verso la diversità che emerge dal campione degli intervistati. In particolare il 49% dei praticanti e il 45% dei non praticanti sostiene che l’Islam ha valori non compatibili con quelli della cultura e dei valori nazionali.

Infine si sottolinea la grande attenzione verso la trasmissione della fede ai propri figli: vi si dedica il 97% dei genitori praticanti e l’87% dei non praticanti.

L’indagine ci invita a una riflessione: questi dati ci mostrano l’esistenza di una radice cristiana dell’Europa, che si basa soprattutto su un ruolo verso gli ultimi che le chiese cristiane svolgono; tuttavia rimangono a volte sfocati alcuni contenuti, quelli che caratterizzano il sistema di “credenza” di una religione: la difficoltà di comprendere la ricchezza del dialogo con l’Islam e soprattutto la mancanza di un riferimento biblico per la conoscenza di Dio dimostrano la mancanza di chiarezza nel messaggio di evangelizzazione. Su questi punti sarebbe interessante poter lavorare anche a livello ecumenico.

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Fonte: Sir