Sua Beatitudine Minassian, “ha dato voce a chi non ha voce e per gli armeni è stato un santo e un padre”

La visita apostolica in Armenia nel 2016, gli appelli alla pace nella Regione del Caucaso meridionale, la tragedia umanitaria degli oltre 100mila sfollati dal Nagorno-Karabash. Ma soprattutto il coraggio di definire il massacro degli armeni “il primo genocidio del XX secolo”. “Papa Francesco per gli armeni è più che un Santo”, dice al Sir Sua Beatitudine Minassian Patriarca di Cilicia degli Armeni. “E’ un padre che si è speso e sacrificato per i suoi figli. Ieri la messa di Requiem in Vaticano cui abbiamo partecipato portando con noi questa intenzione di gratitudine a nome del popolo armeno”.

Sua Beatitudine Minassian, “ha dato voce a chi non ha voce e per gli armeni è stato un santo e un padre”

“Papa Francesco per gli armeni è più che un Santo. E’ stato un protettore dell’Armenia. Si diceva che Papa Francesco fosse il Papa che dava voce a chi non aveva voce. Davvero lui ha avuto il coraggio di dire al mondo che questo genocidio era vero ed è stato il primo del ventesimo secolo. E lo ha detto quando per più di 100 anni tutto il mondo lo rifiutava”. A parlare del rapporto “speciale” che legava Papa Francesco all’Armenia è Sua Beatitudine Raphaël Bedros XXI Minassian Patriarca di Cilicia degli Armeni anche lui a Roma per la Messa in suffragio di Papa Francesco presieduta ieri dal card. Claudio Gugerotti che le Chiese orientali celebrano nella Basilica Vaticana. “Ha fatto tanto per la pace tra l’Armenia e l’Azerbaijan. Ha salvato tanti soldati detenuti nelle prigioni in Azerbaijan. Ne ha liberati tanti. Per noi, quindi, è un padre che si è speso e sacrificato per i suoi figli. Abbiamo partecipato alla messa di Requiem in Vaticano portando con noi questa intenzione di gratitudine a nome del popolo armeno. Lui chiedeva sempre di pregare per lui. Adesso tocca a noi a chiedergli di pregare per noi”.

Il 29 aprile scorso, in occasione del 110° Anniversario del Genocidio Armeno, nel giardino intitolato al “Genocidio degli Armeni” a Roma, si è tenuta una cerimonia di commemorazione delle vittime di quel che viene definito il primo genocidio del XX secolo, il primo crimine contro l’umanità. L’evento è stato promosso dal Consiglio per la Comunità Armena di Roma in collaborazione con il Comune di Roma e le Ambasciate di Armenia in Italia e presso la Santa Sede. “I nostri martiri sono già santi”, dice il Patriarca Minassian.

“Non è soltanto un lutto che stiamo vivendo o ricordando con questa celebrazione, ma è anche una voce alla coscienza dell’umanità affinché non smetta mai di lavorare per la giustizia e la pace.

Questa è la cosa che la Chiesa ha sempre chiesto. Noi continueremo a mettere questa pagina oscura della nostra storia davanti agli occhi dell’umanità. Nonostante quello che è stato fatto, le potenze mondiali continuano a fare la stessa cosa, con lo stesso metodo. E’ il segno che si è persa la coscienza, il valore dell’uomo e la presenza di Dio nella nostra vita”. “Mi meraviglio sempre quando constato – prosegue il Patriarca – come le grandi potenze internazionali, dall’Europa che ha vissuto e che ha conosciuto la storia degli armeni e dell’Armenia, agli Stati che hanno accolto tanti armeni nel loro paese, abbiano chiuso e continuano a chiudere gli occhi davanti alla verità e a mantenere menzogna e inganno”.

Papa Francesco non lo ha fatto. Alla cerimonia di Roma, i partecipanti e i relatori hanno ricordato le sue parole pronunciate dieci anni fa nel 2015, durante la messa celebrata nella Basilica di San Pietro per celebrare i 100 anni del genocidio del popolo armeno. Durante quella funzione, il Papa usò il termine “genocidio” per riferirsi al massacro degli armeni e disse: “… laddove non sussiste la memoria significa che il male tiene ancora aperta la ferita; nascondere o negare il male è come lasciare che una ferita continui a sanguinare senza medicarla “. L’anno dopo, nel 2016, Papa Francesco compì un viaggio apostolico in Armenia durante il quale visitò il Tsitsernakaberd Memorial Complex per commemorare le vittime del genocidio armeno.

Nel 2023, l’Armenia e l’Europa furono scossi dai lunghi mesi di assedio di oltre 120.000 armeni nel Nagorno-Karabakh. La tragedia umanitari che seguì, è stata al centro dei pensieri di Papa Francesco che più volte negli Angelus disse di seguire “la drammatica situazione degli sfollati nel Nagorno-Karabakn”, rinnovando sempre appelli al dialogo tra Azerbaigian e l’Armenia “e auspicando che i colloqui tra le parti con il sostegno comunità internazionale favoriscano un accordo duraturo che ponga fine alla crisi umanitaria”.

“Hai fatto più di quanto fosse possibile”, ha detto l’ex ambasciatore armeno Michael Minassian nel suo intervento a Roma, rivolgendosi simbolicamente a Papa Francesco. “Ecco perché sei uno dei Papi più amati degli armeni di tutti i tempi: hai rispettato e amato il popolo armeno e hai deciso di curare le sue ferite sanguinanti con il tuo dolce sorriso, il tuo amore e la tua cura, le tue sincere intenzioni, la tua anima e il tuo cuore. Sono convinto che i figli riconoscenti del popolo armeno non ti dimenticheranno mai. Ciò che non viene dimenticato diventa storia. Anche tu sei diventato storia. Non dimenticherò mai di pregare per te, come mi hai chiesto nella tua lettera”.

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Fonte: Sir