Testimoniare il Vangelo nella società delle diseguaglianze economiche

“So essere nell’indigenza, so essere nell'abbondanza (Fil 4,12). Le Chiese di fronte alla ricchezza, alla povertà e ai beni della terra”. La conclusione della 55° sessione di formazione ecumenica del Segretariato Attività Ecumeniche

Testimoniare il Vangelo nella società delle diseguaglianze economiche

Sabato 4 agosto a Santa Maria degli Angeli si è conclusa la la 55ª Sessione di formazione ecumenica del Segretariato Attività Ecumeniche (SAE) sul tema “Le Chiese di fronte alla ricchezza, alla povertà e ai beni della terra. Una ricerca ecumenica (1). Le conclusioni sono state tirate in un intervento a due tra il presidente Piero Stefani e Maria Luisa Sgargetta che in tre quadretti e in uno stile ironico ha ripreso temi trattati durante i lavori: il meccanismo del finanziamento delle chiese, le affermazioni fondamentali delle Scritture sulle ricchezze, gli slogan dell’ “economia civile”, l’eterogenesi dei fini nel rapporto tra religioni ed economia. Terminando con la convinzione che rispetto ai nodi umani “tutto è possibile a Dio e alla sua misericordia”.

L’ultima tavola rotonda della sessione, sul tema “Testimoniare il vangelo nelle società delle diseguaglianze economiche”, ha avuto come relatori Erio Castellucci, vescovo di della diocesi di Modena-Nonantola, e la pastora battista Lidia Maggi. Omissione, condivisione, testimonianza sono i tre tempi dell’intervento di don Castellucci che è partito dal magistero di papa Francesco per guardare alla situazione mondiale, caratterizzata da una grave precarietà in cui si trova la maggioranza della popolazione, mentre un’esigua minoranza possiede e utilizza la maggior parte delle risorse. Il Vangelo stigmatizza il male dell’indifferenza, «l’esaltazione della ricchezza che conduce alla cupidigia e all’avarizia» e indica uno stile di povertà volontaria che non è disprezzo delle cose materiali ma, in positivo, condivisione dei propri beni. La povertà involontaria, che non riesce ad essere condivisione, sarà colmata da Dio nella logica del Regno che non è solo nel futuro ma inizia oggi quando gli esseri umani continuano i “segni” di Gesù a favore di tutti. In questa prospettiva, testimoniare la risurrezione di Gesù significa, accanto alle preghiere e alla frazione del pane, la condivisione fraterna dei beni. Ciò implica che le chiese curino l’ambito economico-politico dell’etica, attraverso diverse azioni: la formazione in ambito economico, l’educazione sulla cultura del dono, la vigilanza sulla provenienza delle grandi offerte e la lungimiranza sull’uso dei beni, la scelta degli investimenti nel sostegno alla finanza non speculativa. «L’annuncio di Cristo, pane di vita eterna – ha terminato il vescovo – richiede un generoso impegno di solidarietà verso i poveri, i deboli, gli ultimi, gli indifesi. Questa azione di prossimità e di carità è la migliore verifica della qualità della nostra fede, tanto a livello personale, quanto a livello comunitario».

Lidia Maggi ha svolto il tema in un linguaggio neo parabolico sulla chiesa, paragonandola a una donna che da troppo tempo perde energia vitale, si dissangua nel tentativo di vivere e generare futuro. Non osa trasgredire, agire con coraggio e creatività, non osa “toccare il mantello” per essere guarita. La chiesa è simile anche alla prima generazione di discepole che sotto la croce osservano sconcertate morire Gesù il cui volto oggi è quello del profugo da guerre e disastri climatici, della ragazza vittima di tratta, del disoccupato senza futuro. Cristo continua a morire crocifisso dal capitalismo selvaggio di fronte a una chiesa afona per omissione colpevole, e complice perché non lo ha protetto. In questo eterno venerdì santo, ha continuato la pastora, testimoniare il vangelo della risurrezione significa «fare seriamente i conti con il nostro fallimento di chiesa divisa tra ricchi e poveri» che ha sostituito la comunità di uguali delle origini.

La sessione del Sae, ha sottolineato Maggi guardando alla settimana trascorsa, è stata una riflessione come chiesa indivisa sulle reciproche mancanze e contraddizioni, un’interrogazione delle strutture e delle relazioni, un’analisi dei macigni che, portati insieme, rotolano via come la pietra dal sepolcro all’alba della risurrezione. Allora l’ecumenismo diventa l’annuncio che, nonostante il corpo di Cristo sia stato diviso, è vivo, e il Sae è annuncio di risurrezione alle chiese perché riprendano il coraggio di testimoniare insieme il vangelo nel mondo senza scorciatoie. Partendo da sé, nella consapevolezza che «il nodo della giustizia economica, della condivisione dei beni è questione di vita o di morte, per la chiesa. Che l’annuncio del Regno dev’essere accompagnato da un imperativo di giustizia sociale. Da far valere, innanzitutto, nella chiesa, tra i credenti».

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Fonte: Comunicato stampa