Un cireneo per il vescovo Albino Luciani (ed. EMP), Romina Gobbo traccia un ritratto inedito e intimo del vescovo di Vittorio Veneto

Libro-intervista esclusiva a don Pietro Paolo Carrer, al servizio di Luciani nel 1961-‘63. Prefazione del card. Pietro Parolin

Un cireneo per il vescovo Albino Luciani (ed. EMP), Romina Gobbo traccia un ritratto inedito e intimo del vescovo di Vittorio Veneto

La collana “Io sono polvere” delle Edizioni Messaggero Padova, dedicata ad Albino Luciani, si arricchisce di un nuovo libro. È Un cireneo per il vescovo Albino Luciani della giornalista Romina Gobbo che raccoglie gli aneddoti di mons. Pietro Paolo Carrer, cireneo – appunto – del futuro papa dei 33 giorni, che vanta la prefazione del card. Pietro Parolin, Segretario di Stato di Sua Santità e presidente della Fondazione Vaticana Giovanni Paolo I.

La lunga intervista esclusiva a don Carrer, al servizio di Albino Luciani dal 1961 al 1963, fissa con delicatezza e vivacità ricordi, memorie e pensieri, molti dei quali inediti, del giovane sacerdote segretario e autista dell’allora vescovo di Vittorio Veneto. «Cireneo», appellativo dato da Luciani al suo fido compagno di viaggi e di viaggio, è un termine ricercato, in linea con la profonda erudizione del futuro papa, ma soprattutto è un termine evangelico, che rimanda a quel Simone di Cirene che aiuta Gesù a portare la croce. Parola e immagine evangelica che il patriarca di Venezia Luciani rivolse ai cardinali in conclave, subito dopo la sua elezione a pontefice: anche a loro chiese di aiutarlo a portare la croce.

Attraverso i due incontri con don Pietro Paolo, che ha letteralmente percorso con il vescovo di Vittorio Veneto un pezzo di strada, l’autrice riesce a illuminare la figura di Luciani da un’angolazione originale, con finezza, mettendo insieme un aneddoto dietro l’altro. «Della vita e delle opere di Albino Luciani sappiamo molto – precisa Gobbo nell’introduzione –. Soprattutto da quando il 23 novembre 2003 iniziò l’inchiesta diocesana per la causa di canonizzazione del papa di origini agordine, le ricerche si sono intensificate, facendo emergere particolari inediti sulla sua vita e sul suo operato. Ma, quello che risultò poi essere fondamentale per la proclamazione delle virtù eroiche prima, e per la beatificazione poi, fu la presa di consapevolezza di quanto Luciani fosse amato dai cattolici di tutto il mondo. L’uomo, il sacerdote, il vescovo, il patriarca, il papa, che aveva fatto dell’umiltà la cifra della sua vita, improvvisamente balzava agli onori della cronaca. Chissà se tutta questa popolarità gli avrebbe fatto piacere. È scaturita da questa domanda di don Pietro Paolo Carrer, che di Albino Luciani fu segretario, l’idea di tracciare un ritratto più intimo degli anni in cui fu vescovo di Vittorio Veneto. Mi resi conto che sarebbe stato possibile solo ascoltando il sacerdote che per due anni gli aveva prestato un servizio fedele, e anche affettuoso. La vicinanza con Luciani, la condivisione di spazi e impegni lo rendeva un osservatore privilegiato».

Nella prefazione il card. Parolin sottolinea l’originalità del volume: «Da presidente della Fondazione Vaticana Giovanni Paolo I, ho potuto rendermi conto del fatto che più si studiano i documenti di papa Luciani e più si comprende che l’importanza del pensiero del pontefice di origini agordine è inversamente proporzionale alla durata del suo pontificato. Ecco perché sono in molti – giornalisti e scrittori – ad averlo omaggiato con dei libri: alcuni dedicati alla sua vita, altri alla sua opera pastorale. Sono in numero minore quelli che contengono testimonianze di persone che lo hanno conosciuto e ne sono rimaste toccate. In questo sta l’originalità del libro della giornalista Romina Gobbo che, con la sua penna ormai consolidata, ama far emergere l’anima dei personaggi di cui scrive. Il vescovo Albino Luciani e il suo cireneo racconta dei due anni in cui il Pastore di Vittorio Veneto ebbe al suo servizio don Pietro Paolo Carrer. Si pone, pertanto, su un piano narrativo inedito, perché il Presule è raccontato nella sua quotidianità da chi l’ha condivisa: consuetudini, ricordi affettuosi, preziosi momenti di vita comune».

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Fonte: Comunicato stampa