Usa: lettera di condanna del nazionalismo cristiano dai leader religiosi

Ha raccolto oltre 9mila firme in pochi giorni, la lettera di condanna del Nazionalismo cristiano, promossa dal Comitato battista per la libertà religiosa e sottoscritta da leader religiosi appartenenti a diverse denominazioni cristiane: dai luterani, agli episcopaliani, ai presbiteriani al network cattolico per la dottrina sociale.

Usa: lettera di condanna del nazionalismo cristiano dai leader religiosi

Il gruppo definisce il nazionalismo cristiano una “minaccia persistente sia per le nostre comunità religiose che per la nostra democrazia”, poiché “cerca di unire le identità cristiane e americane, distorcendo sia la fede cristiana che la democrazia costituzionale americana”. Nel documento, inoltre, si legge che “il nazionalismo cristiano esige che il cristianesimo sia privilegiato dallo Stato e implica che per essere un buon americano bisogna essere cristiani.

Spesso si sovrappone e fornisce copertura per la supremazia bianca e la sottomissione razziale. Rifiutiamo questa dannosa ideologia politica e invitiamo i nostri fratelli e sorelle cristiani a unirsi a noi per contrastare questa minaccia alla nostra fede e alla nostra nazione”. La dichiarazione non cita il presidente Trump per nome, ma la critica a lui e a molti dei suoi sostenitori evangelici è palese soprattutto perché ritenuti promotori in tanti discorsi e apparizioni pubbliche del nazionalismo cristiano.

Dobbiamo opporci e parlare contro il nazionalismo cristiano – continua la lettera -, specialmente quando ispira atti di violenza e intimidazione – inclusi vandalismo, minacce di bomba, incendio doloso, crimini d’odio e attacchi alle case di culto”. Un affondo è riservato poi ai gruppi religiosi che hanno sostenuto il governo: “Confondere l’autorità religiosa con l’autorità politica è idolatria e spesso porta all’oppressione delle minoranza e di altri gruppi emarginati” spiegano i leader religiosi che non accettanno fedi di serie A e di serie B o che il governo preferisca una religione ad un’altra, perché questo è in contrasto con “lo storico impegno americano per il pluralismo religioso che consente alle comunità di fede di vivere in armonia civica l’una con l’altra senza sacrificare le nostre convinzioni teologiche”. In conclusione, la lettera ricorda che “l’America non ha fedi di seconda classe. Tutti sono uguali ai sensi della Costituzione”.

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Fonte: Sir