Vigilare, pronti ad accogliere Gesù. L'Avvento è un cammino che ci fa riscoprire il senso del tempo

È, questo tempo, un cammino che ci chiama ad avere attenzione ai segni perché ogni relazione, ogni avvenimento nella nostra quotidiana esistenza sia l’attesa di un incontro di un volto

Vigilare, pronti ad accogliere Gesù. L'Avvento è un cammino che ci fa riscoprire il senso del tempo

È dalla cappella della residenza di Santa Marta che Papa Francesco, anche questa domenica, ha espresso la sua preoccupazione per la “grave situazione” del conflitto tra Israele e la Palestina. Nel discorso preparato per l’Angelus, letto da monsignor Paolo Baida, il Papa si dice addolorato per la rottura della tregua: “ciò significa morte, distruzione e miseria”. Si sofferma sulla situazione degli ostaggi, “molti sono stati liberati ma tanti sono ancora a Gaza”; 110 quelli rilasciati da Hamas, ma nella striscia ci sono ancora 137 persone: “pensiamo a loro, alle loro famiglie che avevano visto la luce, una speranza di abbracciare i loro cari”. Nelle parole lette dal suo collaboratore, Francesco esprime ancora sofferenza perché a Gaza mancano i beni di prima necessità; di qui l’appello affinché si trovi un accordo per un nuovo cessate i fuoco, trovando “soluzioni diverse rispetto alle armi, provando a percorrere vie coraggiose di pace”.
In questa domenica la prima del tempo di Avvento, il Vangelo ripropone il verbo vegliare, come già nelle ultime domeniche del tempo ordinario. È, questo tempo, un cammino che ci chiama ad avere attenzione ai segni perché ogni relazione, ogni avvenimento nella nostra quotidiana esistenza sia l’attesa di un incontro di un volto. Certo poche settimane e avremo anche la gioia della festa, ma attenzione, sembra dirci questo tempo, a non dimenticare, tra luci e doni, chi è il festeggiato.
Un cammino l’Avvento che ci fa riscoprire il senso del tempo perché, come ricordava Benedetto XVI, “Dio ci dona il suo tempo, ha tempo per noi…perché è entrato nella storia con la sua parola e le sue opere di salvezza, per aprirla all’esterno, per farla diventare storia di alleanza”.
Torniamo al verbo vigilare, e Francesco spiega che la vigilanza “non è fatta di paura” di un castigo imminente, ma “di desiderio” dei servi di andare incontro al padrone. La parabola è chiara: il servo nella Bibbia è persona di fiducia cui il padrone ha affidato i suoi beni. Servo di Dio è Mosè; serva del Signore è Maria. Vigilare allora significa per il vescovo di Roma tenersi pronti ad accogliere il Signore “nel Natale che celebreremo tra poche settimane; alla fine dei tempi, quando tornerà nella gloria; ogni giorno mentre egli ci viene incontro nell’eucaristia, nella sua parola, nei fratelli e sorelle, specialmente nei più bisognosi”.
Forse è necessario, in questo tempo segnato dall’attesa, inserire anche la preoccupazione per il futuro del Pianeta. A Dubai proseguono i lavori della Cop28 ai quali avrebbe voluto essere presente Francesco, bloccato in Vaticano a causa di una bronchite acuta. Comunemente diciamo che abbiamo ricevuto in dono dai nostri padri e per questo dobbiamo proteggere il creato; le popolazioni native dell’America invece dicono che l’ambiente, il mondo lo abbiamo ricevuto in prestito dai nostri figli: un’affermazione che cambia profondamente la prospettiva, il modo di vedere le cose. Nelle parole dopo la preghiera mariana il Papa rinnova il suo appello affinché “ai cambiamenti climatici si risponda con cambiamenti politici concreti”. Usciamo, scrive, “dalle strettoie dei particolarismi e dei nazionalismi, schemi del passato, e abbracciamo una visione comune”.
Nel messaggio inviato alla Cop28, che a Dubai è stato letto dal cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, Francesco sottolinea l’urgenza di un impegno che riguarda “tutti e ora, senza rimandare”, per favorire e sostenere “una necessaria conversione ecologica globale”.
Un pensiero infine all’attentato compiuto nel Sud delle Filippine dove sono morte quattro persone e una quarantina sono rimaste ferite a seguito di una esplosione: “desidero assicurare la mia preghiera”, è il messaggio di Papa Francesco che esprime vicinanza “alle famiglie, al popolo di Mindanao, che già tanto ha sofferto”.

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Fonte: Sir