Asiago, si elegge il nuovo parroco. Il vescovo Claudio ha comunicato il candidato, don Antonio Guarise

Venerdì 3 maggio il vescovo Claudio ha comunicato ai cittadini il candidato, don Antonio Guarise. Per l’istituto dello jus patronatus sarà votato dai capifamiglia

Asiago, si elegge il nuovo parroco. Il vescovo Claudio ha comunicato il candidato, don Antonio Guarise

Numerosi cittadini, venerdì 3 maggio, hanno partecipato al consiglio comunale straordinario di Asiago – l’ultimo della consigliatura in corso – a cui è intervenuto il vescovo Claudio per dare avvio alla procedura per la nomina del nuovo arciprete in seguito alle dimissioni, per raggiunti limiti di età, di don Roberto Bonomo.

Al Comune e ai cittadini di Asiago, il 13 luglio 1579 fu concesso dall’allora vescovo di Padova Federico Corner il diritto di patronato – jus patronatus – sulla chiesa di San Matteo, previa l’approvazione di papa Gregorio XIII, che giunse il 5 dicembre 1580. Tale diritto, che ha vissuto nel tempo varie vicissitudini, oggi prevede che – indicato dal vescovo di Padova un candidato parroco – i capifamiglia lo votino. Ciò avverrà domenica 26 maggio, quando i 2.747 capifamiglia, più numerosi del 2006 quando è stato eletto don Bonomo, saranno chiamati a esprimersi rispetto al nome comunicato alla comunità dal vescovo Claudio. È quello di don Antonio Guarise, parroco dal 2007 alla Conca in Thiene.

Il vescovo Cipolla, rispetto ai valori che porta con sé l’istituto dello jus patronatus, ha sottolineato il «dialogo costruttivo tra Comune e parrocchia, che ha originato una sana collaborazione al servizio del bene comune». E ancora: «La parrocchia di Asiago ha svolto, insieme con la sua particolare e specifica missione sul piano salvifico e pastorale, anche un importante ruolo sul piano della vita sociale, nell’educazione della coscienza, nella proposta di valori spirituali e sociali, nelle opere di carità. Il Comune, d’altra parte, ha offerto alla parrocchia il suo aiuto, sia in quelle forme di collaborazione quotidiana che sono tipiche di tutte le amministrazioni, sia in quelle attenzioni più specifiche, previste dai patti antichi, con le quali ha sostenuto economicamente le strutture materiali della parrocchia (canonica, sagrato, edificio esterno della chiesa), senza far mancare il sostegno economico ai preti della parrocchia. È da ritenere che questo mutuo interesse e questa collaborazione sia stata fruttuosa per il bene di tutta la popolazione di Asiago».

«È la seconda volta che partecipo a un consiglio comunale in cui viene designato un candidato parroco – ha evidenziato il sindaco di Asiago, Roberto Rigoni Stern – e l’emozione è tanta. Si tocca con mano la storia di una comunità e quanto sia forte il desiderio di condividere un momento di crescita così importante. Per l’istituto dello jus patronatus, presente oggi in poche comunità, mi immagino una interpretazione innovativa: continuare a dare ai cittadini la possibilità di esprimersi può rafforzare il rapporto tra Comune e Chiesa. Soprattutto in un’epoca come la nostra, in cui sappiamo delle difficoltà di molti a vivere i sacramenti, a partecipare alle messe, a condividere quelli che sono i valori cristiani. L’istituto dello jus patronatus è da rivitalizzare, perché rinsalda i rapporti tra la comunità civile e chi si prende cura dei fedeli». Rapporti che sono stati intensi con don Roberto Bonomo – tanti i grazie e le attestazioni di affetto ricevute, non solo nella serata del 3 maggio – e che si aprono, ora, a don Antonio Guarise.

Il sindaco Rigoni Stern esprime vicinanza nei confronti del candidato parroco: «Credo che, accettando la proposta del vescovo, don Antonio abbia accettato anche una sfida: mettersi in gioco in una consultazione elettorale. Di fatto sarà un referendum per lui. Saremo felici di poterlo accogliere tra di noi con quell’apertura mentale che ha da sempre contraddistinto la nostra comunità».

Il messaggio a don Roberto Bonomo è di grande bene, «non solo perché è di Asiago – sottolinea il sindaco – ma perché ha saputo adempiere al suo ministero con grande serenità e con grande senso di appartenenza alla Chiesa e ai valori della cristianità. Ha saputo stare vicino alle persone che hanno sofferto e portare avanti le opere realizzate dalla parrocchia a favore della comunità civile di Asiago: penso alla cooperativa San Matteo, alla casa famiglia... tutte le opere poste in essere dalla parrocchia per il bene di tutti».

Dopo la comunicazione del candidato parroco, il 3 maggio, ora il nome viene “condiviso”– sempre dal vescovo Claudio – con i partecipanti alla Grande Rogazione in programma sabato 11 maggio. Mons. Cipolla celebra la messa al Lazzaretto, una delle tappe della Grande Rogazione.

Lo jus patronatus ad Asiago: concesso nel 1579 dal vescovo di Padova e approvato da Gregorio XIII nel 1580
jus-patronatus

Le origini dello jus patronatus ad Asiago si rintracciano – come emerso dalle ricerche di don Pierantonio Gios (Asiago 1940-2014) – alla nascita della parrocchia:  nel 14° secolo era stata costruita, secondo una vecchia epigrafe ormai scomparsa, una «chiesetta in legno», sostituita il 20 febbraio 1393 da una in pietra, dedicata a san Matteo. Però, fino al 21 aprile 1402 non risulta avere, secondo i documenti, alcun rettore. Poi arriva il primo di una serie di preti tedeschi.

Un po’ per la lontananza da Padova (sede della Diocesi), un po’ per l’asperità dei luoghi, un po’ per la complessità della lingua – il cimbro – un po’ per la mancanza di sacerdoti nativi... il Comune di Asiago si trova a “importare” il personale ecclesiastico dall’estero e da altre parti d’Italia, in un primo momento, e poi – quando le vocazioni fioriscono – a individuarlo da sé. Solo individuato il candidato – con cui viene stipulato un contratto: il servizio “alle anime” in cambio di un «onesto sostentamento» – lo si invia a Padova per “raccogliere” l’idoneità al ministero.

Di fronte a questa situazione, il vescovo Francesco Corner concede ad Asiago, il 13 luglio 1579, il diritto di patronato, approvato da papa Gregorio XIII il 5 dicembre 1580. Lo jus patronatus ha vissuto, di parroco in parroco, vicende più o meno felici: l’obbligo di parlare il cimbro cadde nel 1917; l’esame dei candidati divenne preventivo nel 1804, così da  far dire l’ultima parola al vescovo; l’individuazione di un candidato unico divenne prassi nel 1885; nel 1966 e nel 1970 ne fu chiesta la soppressione. Solo per citare alcune tappe…

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