Battistero della Cattedrale. Immersi nella bellezza

Il battistero della Cattedrale, a un anno dalla sua entrata nella lista dei beni patrimonio dell’Unesco, ha rivoluzionato l’esperienza di visita. Dal 9 luglio i visitatori “entrano” dentro gli affreschi di Giusto

Battistero della Cattedrale. Immersi nella bellezza

Il battistero della Cattedrale di Padova celebra il primo anniversario dalla sua entrata nella lista dei beni patrimonio dell’umanità Unesco – Padova Urbs picta, 24 luglio 2021 – rivoluzionando, a partire dallo scorso 9 luglio, l’esperienza di visita che per la prima volta in settecento anni permette a turisti e fedeli di “entrare” letteralmente nei meravigliosi affreschi trecenteschi di Giusto de’ Menabuoi. Alla base dell’operazione, che segna l’avvio della collaborazione della Diocesi di Padova con l’impresa culturale piemontese Kalatà, c’è l’idea di un percorso immersivo che consente un contatto senza precedenti con l’opera del pittore fiorentino.

L’ambiente narrativo e l’esperienza immersiva La grande novità consiste nell’ambiente narrativo realizzato dalla milanese Neo nella sala dei Canonici, all’interno della Cattedrale, che introduce i visitatori sì alla sfolgorante bellezza dell’opera del Menabuoi ma soprattutto ai significati del battesimo in chiave teologica proprio nel luogo in cui fin dal 3°-4° secolo i padovani diventano cristiani. Si tratta di una serie di quattro enormi schermi, realizzati dalla Professional show di Limena, su cui scorrono immagini ad altissima definizione grazie al lavoro di tre proiettori che valorizzano dettagli specifici e visioni d’insieme dei quadri, destrutturando le pareti che il fiorentino affrescò a Padova per volontà di Fina Buzzaccarini, moglie di Francesco I da Carrara, signore della città in epoca pre-veneziana. Da questa sala, l’ingresso in battistero avviene non più da piazza Duomo, come negli ultimi due secoli, ma dalla basilica e, in particolare, dalla parete occidentale camminando verso est, esattamente com’era stato pensato tutto il complesso nel 1300 consentendo un’esperienza altamente immersiva con la visione dell’opera dal vero. A valorizzare i preziosi affreschi, e la densità delle composizioni di Giusto, il nuovo impianto di illuminazione fornito dalla recanatese iGuzzini. L’intero progetto non è ancora completato, lo sarà a settembre con la posa dei dossali lignei in questo momento in restauro.

Il contesto: nasce Domus Opera L’operazione avviene nel contesto di quella che da pochi giorni si chiama Domus Opera, Cattedrale e battistero, palazzo vescovile e Museo diocesano, il complesso di beni monumentali della Chiesa di Padova che affacciano su piazza Duomo. La presentazione, avvenuta venerdì 8 luglio alla presenza delle autorità civili e militari della città, ha segnato il punto di arrivo di un percorso iniziato tre anni fa, prima del conferimento del sigillo Unesco, per la volontà del vescovo Claudio Cipolla di ripensare la valorizzazione dei beni artistici e religiosi della Diocesi. Il nuovo percorso di visita arriva anche a due anni dalla conclusione del restauro dell’opera del Menabuoi, grazie all’intervento del Ministero dei beni culturali, e a un anno dalla conclusione dei lavori di recupero del polittico del battistero. Come ha spiegato il direttore dell’Ufficio diocesano per i beni culturali, l’architetto Claudio Seno, il risultato è stato ottenuto grazie alla creazione di un gruppo di lavoro multidisciplinare: «L’obiettivo è quello di trasferire l’immagine della Chiesa di Padova in modo distintivo attraverso un nuovo assetto organizzativo, una differenziazione dell’offerta, una comunicazione rivolta a un pubblico più ampio possibile». E il processo di valorizzazione del battistero non è ancora terminato: proprio in queste settimane l’edificio è “fasciato” per il restauro dei paramenti murari esterni e «seguiranno nei prossimi mesi e anni interventi di tipo conoscitivo, anche con scavi archeologici, che permetteranno di comprendere meglio l’evoluzione del Battistero e del suo rapporto con la Cattedrale e la piazza circostante».

Il vero significato dell’operazione Non si tratta dunque di «staccare biglietti», come ha sottolineato don Gianandrea Di Donna, delegato per il battistero, anche se poi andranno staccati, ma di indicare a quanti arriveranno nel cuore di questa «civitas cristiana», che nel luogo vivo che è il battistero «arde la luce del Verbo del Signore, Gesù Cristo», raffigurato in tutti i pannelli delle pareti, ma principalmente come «Pantocratore che calamita il nostro sguardo al centro della cupola, allo Zenit rispetto all’acqua del fonte battesimale » dalla quale i catecumeni adulti hanno ripreso a riceve il battesimo dalla Pasqua del 2016 dopo decenni.

Sguardo verso l’alto «Entrare nel nostro battistero – ha sottolineato il vescovo Claudio – richiede la fatica di guardare verso l’alto, il nostro sguardo è attratto lassù, in un tempo che tende invece ad attirarci verso il basso, basti pensare alla tragedia della Marmolada, alla pandemia che non sembra ancora finita, alle preoccupazioni economiche e ai riflessi della guerra in Ucraina nei Paesi più poveri. Alzare lo sguardo credo sia mettersi accanto a coloro che soffrono di più questa situazione, trovare coraggio perché sappiamo che non tutto si risolve qui nel basso, a livello
umano. E questo spinge anche noi cristiani a essere educatori non tanto di competenze ma di spirito, di una ricchezza interiore che rende noi uomini, uomini e donne davvero. Ora abbiamo messo in una nuova luce un tesoro che avevamo da secoli e che forse non avevamo valorizzato abbastanza».

Città fortunata per i tanti che se ne prendono cura

Il sovrintendente alle Belle arti Fabrizio Magani ha espresso soddisfazione constatando come i restauri non servano solo a conservare le opere, ma anche a generare pensieri e progetti successivi. Il presidente della Fondazione Cariparo Gilberto Muraro ha spiegato come valorizzare l’arte significhi anche promuovere la coesione sociale; per questo l’ente è a fianco della Diocesi nel progetto. Il sindaco Sergio Giordani ha ricordato come sia fortunata la città
ad avere un numero consistente di persone che se ne prendono cura.

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