Bilancio diocesano. Il tempo della responsabilità: pubblicato il resoconto del 2022

Pubblicato il Rapporto annuale 2022. Accanto alle cifre economiche, i numeri che danno l’idea del valore sociale delle attività e delle opere della Chiesa di Padova, come le 500 mila ore donate in catechesi. Il rapporto di gestione si chiude con 626 mila euro di disavanzo. 80 milioni di euro investiti in carità

Bilancio diocesano. Il tempo della responsabilità: pubblicato il resoconto del 2022

Ogni anno, alla presentazione del bilancio della Diocesi di Padova, si percepiscono la stesse «forti tensioni», quelle descritte dal vescovo Claudio nell’introduzione al fascicolo che contiene il Rendiconto annuale 2022, che viene presentato sabato 11 novembre presso il teatro dell’Opsa di Sarmeola di Rubano. Da un lato la storia secolare della nostra chiesa locale, «anzi millenaria», ricca di bene che come una rete da pesca nel tempo ha raccolto molti fatti di Vangelo, ma anche molti strumenti, enti, opere necessarie a fronteggiare i bisogni di ogni epoca. Dall’altra parte, la tensione della semplicità e della povertà evangeliche, scelte che i giovani e non solo loro chiedono da tempo alla Chiesa e che papa Francesco ha più volte descritto sognando «una Chiesa povera per i poveri». «Noi abbiamo la responsabilità della storia – scrive mons. Cipolla – da cui non possiamo fuggire. Il nostro bilancio consolidato ci racconta di tante iniziative e opere in cui siamo ancora coinvolti. Le abbiamo generate in forza della nostra fede e siamo consapevoli di aver contribuito al progresso umano e sociale del territorio di cui siamo parte. Ma è altrettanto vero che tutto questo ora chiede una valutazione. Il Vangelo ci chiede essenzialità e leggerezza. E quindi scelte. Questa è la nostra scomoda ricerca e la nostra onesta fatica, che in questi anni stiamo compiendo anche nel percorso del Sinodo diocesano».

Il lato “sociale” del bilancio
Come ogni anno, il bilancio diocesano si presenta come un documento complesso, come complesse sono le attività che ogni giorno ruotano attorno all’ente Diocesi. Una complessità che è anche ricchezza, resa da un accenno di bilancio sociale che affianca il rendiconto strettamente economico a completare il volto della Diocesi di Padova. Nelle pagine trovano spazio quindi numeri relativi alle persone che si impegnano nella Chiesa, le ore devolute per la missione evangelizzatrice, tutte le energie spese in catechesi, carità, formazione. Nel 2022 quindi sono stati 100 mila i ragazzi coinvolti nei gruppi di iniziazione cristiana (fino al Tempo della Fraternità che coincide con la scuola media) e 150 mila i genitori che si sono rimessi in cammino negli incontri organizzati dai 2 mila accompagnatori degli adulti: parliamo di 500 mila ore di volontariato donate per la catechesi. In campo culturale vanno sottolineati i 40 mila visitatori che hanno varcato la soglia del Museo diocesano e del Battistero della Cattedrale (numeri in netta crescita grazie anche al riconoscimento Unesco del luglio 2021). Sono stati 2.800 i partecipanti alle iniziative dedicate all’etica applicata organizzate dalla Fondazione Lanza e 25 mila gli studenti coinvolti nei servizi del Centro universitario oltre alle 21.150 persone che hanno partecipato alle attività di via Zabarella. Sul versante formativo, si contano le 65 proposte frequentate da 13 mila persone a Villa Immacolata, i 4.706 giovani guidati da 982 capi dei diversi gruppi Scout, i 6.166 soci dell’Azione cattolica diocesana che hanno dato vita ad attività in cui si sono contati 16 mila partecipanti, oltre ai quasi 55 mila soci di Noi Padova.

Un capitolo a parte, l’accoglienza
Il fascicolo che riporta le numerose tabelle di dati, oltre a una serie di scritti esplicativi, dedica un capitolo specifico alla carità e in particolare ci si concentra sul tema dell’accoglienza, in risposta al fenomeno migratorio da tempo divenuto strutturale, ma non solo. Emerge che sono 85 le parrocchie padovane impegnate in accoglienza, per un totale di 578 persone (370 richiedenti asilo e 208 in situazione di vulnerabilità). Sara Ferrari di Caritas diocesana racconta il caso tipico di una giovane coppia straniera che si presenta in uno dei centri d’ascolto sparsi nei vicariati della Diocesi, un bambino in braccio e uno in arrivo, in cerca di ogni tipo di sostegno. Si tratta oramai della normalità per i volontari Caritas che fanno la loro parte, oltre a seguire i 5.600 beneficiari che hanno trovato aiuto nel 2022 e ai 3.660 che hanno potuto accedere al progetto “La carità nel tempo della fragilità” originato dall’emergenza pandemica. Le Cucine economiche popolari, lo scorso anno, hanno erogato 62.546 pasti, 4.214 docce, 2.140 prestazione sanitarie; mentre l’Associazione universale Sant’Antonio ha distribuito ottomila chili di pane.

La situazione economica
Ancora una volta, il rendiconto gestionale dell’ente Diocesi (anche quest’anno certificato da PricewaterhouseCoopers Spa) parla di un passivo, e in particolare di un disavanzo di oltre 626 mila euro derivante da 9 milioni 279 mila euro di proventi e 9 milioni e 985 mila euro di costi. La Chiesa di Padova nel 2022 ha speso 37 milioni e 184 mila euro in carità (dato aggregato dai rendiconti Caritas, Adam onlus, Associazione universale Sant’Antonio, Fondazione Nervo Pasini, Irpef, Opera Casa Famiglia, Opsa) e 47 milioni 403 mila euro per la solidarietà tra Chiese (di cui 46,5 milioni impiegati solo da Medici con l’Africa Cuamm). Disavanzo importante anche per quanto riguarda l’ente Seminario, che ammonta a 1 milione e 295 mila euro: a provocarlo sono stati tre fattori: l’impennata delle spese per le utenze, le minusvalenze realizzate per la vendita di immobili nel 2022, l’accantonamento di imposte dirette e indirette di cui si è fatta ricognizione nel corso dell’anno.

Il futuro delle parrocchie
La passività delle parrocchie padovane (finora sono disponibili i bilanci di 414 enti) rimane stabile e ammonta a 56,5 milioni di euro. Si notano gli oltre 2,5 milioni di euro di spese extra per le utenze (da 11,7 milioni a 14,3 milioni di euro), d’altro canto è evidente la ripresa di sagre e feste con la fine della pandemia che ha generato entrate per 12,5 milioni a fronte dei 4,7 milioni di euro del 2021. Eppure la situazione più delicata per il futuro è la manutenzione straordinaria dei molti immobili in capo alle comunità cristiane. Oggi ogni intervento viene valutato con grande attenzione, specialmente nel caso in cui si debba procedere con l’accesso al credito bancario o in ogni altra forma di indebitamento. «Il drastico calo delle offerte e donazioni rende oggi più che mai difficile per molte parrocchie sostenere non solo le necessarie ristrutturazioni ma anche le spese ordinarie e la retribuzione del personale laddove presente – scrive Maria Letizia Frigo, delegata per l’amministrazione delle parrocchie del Centro storico di Padova – Pertanto esigenze di buona amministrazione hanno chiesto, e potrebbero richiedere anche in futuro – di intervenire con delle dolorose rinunce per proporzionale i costi alle risorse disponibili».

Il contributo dell’8 per mille
Per il bilancio diocesano, rimangono fondamentali le assegnazioni della Conferenza episcopale italiana, che provengono dall’8 per mille. Per il 2022 si è trattato di 1 milione 634 mila euro per interventi caritativi e di 1,7 milioni per esigenze pastorali, mentre 711.993 euro sono stati destinati al restauro di beni culturali. Il totale è di 4 milioni 64 mila euro.

Sabato 11 novembre la presentazione all’Opsa

A dare il titolo al Rapporto annuale della Chiesa di Padova è un brano tratto dalla prima lettera di Pietro: «Pronti a rispondere a chiunque domandi ragione della speranza che è in voi». La presentazione è programmata per la mattinata di sabato 11 novembre, memoria liturgica di san Martino di Tours, presso il teatro dell’Opera della Provvidenza Sant’Antonio di Sarmeola di Rubano a partire dalle 9.30. Dopo un momento di preghiera iniziale, don Lorenzo Celi e Vanna Ceretta, economa diocesana, illustrano il bilancio diocesano, con numeri e osservazioni. La conclusione è prevista attorno alle 12, dopo la messa presieduta dal vescovo. L’invito alla partecipazione è rivolto a parroci e membri dei Cpge, ai legali rappresentanti dei Cda di enti diocesani o collegati, ai vicari episcopali o responsabili di uffici o servizi diocesani.

Il bilancio disponibile in pdf nel sito della Diocesi
rapporto-annuale2022

Il fascicolo contenente il Rapporto annuale 2022 viene consegnato alla presentazione di sabato 11 novembre in forma cartacea, ma è disponibile anche in pdf nel sito della Diocesi di Padova (www.diocesipadova.it). Dopo l’introduzione del vescovo mons. Claudio Cipolla, presentazione della Relazione di missione con gli interventi del vicario per i beni temporali don Lorenzo Celi e dell’economa diocesana Vanna Ceretta. Una sezione raccoglie i dati di bilancio aggregati dell’ente Diocesi con altri enti e un’altra il rendiconto delle parrocchie. Come di consueto viene presentata la carrellata dei dati economici degli enti raggruppati per finalità (carità; carità e solidarietà fra le Chiese; Pastorale della cultura; Pastorale della formazione; società partecipate). Un capitolo a sé hanno rispettivamente il Seminario vescovile e l’Istituto diocesano sostentamento del clero.

Fine mandato. Il grazie ai membri dei Cpge

Alla presentazione del Rapporto annuale 2022 sono invitati anche i membri dei Consigli Parrocchiali per la gestione economica (Cpge) delle comunità cristiane padovane. Il loro mandato si concluderà la prossima primavera, pertanto le ultime due pagine del fascicolo sono dedicate a loro, per un sentito grazie da parte della Diocesi. I cinque anni canonici hanno avuto una proroga di un ulteriore anno per la celebrazione del Sinodo diocesano e, soprattutto, sono stati attraversati da eventi inauditi: la pandemia da Covid 19 e la crisi energetica che ha fatto impennare i costi di gestione. «Nonostante tutto questo, queste persone generose e competenti hanno permesso di mantenere la situazione economica delle parrocchie sotto controllo» commenta il vicario episcopale per i beni temporali della Chiesa, don Lorenzo Celi. Nel saluto scritto, don Celi aggiunge: «La nostra Chiesa va fiera del vostro servizio e in varie occasioni ne fa oggetto di condivisione con le Chiese sorelle, narrando la bellezza di poter contare su persone che gratuitamente e generosamente offrono il loro tempo e i loro talenti per un bene più grande».

Lucia Riello di Mandriola confessa che all’inizio del suo servizio non conosceva il Cpge, anzi, immaginava che tutta la gestione fosse in capo al parroco. «Pian piano ho compreso l’importanza dei questo organismo. In questi anni con gli altri componenti abbiamo imparato a discutere e a condividere le decisioni, affrontando coesi il cambiamento dei parroci». Giovanna Lucchini, della collaborazione pastorale di Zugliano, Grumolo Pedemonte e Centrale aggiunge: «Le situazioni affrontate durante i due mandati nel Cpge di una collaborazione allargata hanno inciso nella mia percezione della gestione dei beni della comunità. Ho maturato la consapevolezza che ogni nostro sforzo di mantenimento e cura dei beni dovrebbe partire da alcune domande: che servizio rende questo bene alla parrocchia? Chi sono i destinatari? Questo bene ci aiuta a vivere meglio il Vangelo? Queste domande mi hanno aiutata a comprendere che quando un bene non si colloca più dentro a una specifica progettualità è necessario aprire lo sguardo ad altri possibili scenari». Luca Bordin di Campodarsego assicura di aver ricevuto molto di più di quanto ha dato e spiega che l’immagine di san Martino che taglia il mantello per condividerlo «mi ispira e mi sollecita a usare i beni che abbiamo a disposizione per fa star bene “l’Altro”».

Sostentamento del clero, l’utile dell’istituto

Tra gli enti diocesani che registrano un utile di esercizio c’è l’Istituto diocesano sostentamento clero. L’utile di oltre 800 mila euro è frutto principalmente dei proventi generati dalla gestione patrimoniale che ammontano a 2,5 milioni di euro. Il mandato dell’Istituto infatti è quello di amministrare una serie di beni diocesani dedicati al sostegno materiale dei sacerdoti. «Il sostegno economico che l’istituto assicura – scrive il presidente del Cda, don Paolo Rizzato – è motivo di libertà spirituale e aiuta i sacerdoti a svolgere il loro mandato dedicandosi in pienezza alla vita pastorale, senza doversi preoccupare primariamente delle proprie necessità economiche. Spesso si aggiunge a questo sostegno anche l’attenzione e la cura da parte dei fedeli verso i quali, come sacerdoti, siamo davvero grati».

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