Camponogara e Campoverardo. Che bella “abitudine” la carità

Camponogara e Campoverardo È ancora attivo dal tempo del Covid il “Sostegno sociale parrocchiale”, progetto promosso dalla Diocesi di Padova con l’obiettivo di venire incontro a persone e famiglie in difficoltà per la pandemia. Ha fatto crescere una certa sensibilità

Camponogara e Campoverardo. Che bella “abitudine” la carità

Ci sono comunità che continuano a portare avanti il progetto del “Sostegno sociale parrocchiale” – anche con altri nomi e forme – lanciato dalla Diocesi di Padova nel periodo del Covid. Così è accaduto a Camponogara e Campoverardo, dove è proseguito il dialogo da un lato della parrocchia con il Comune, che segnala eventuali situazioni di disagio; dall’altro, dei volontari con la comunità stessa, che viene incoraggiata a indicare persone e famiglie in difficoltà e viene aiutata ad affrontare le emergenze. In entrambe le chiese è rimasto, dal tempo del Covid, il contenitore nel quale chiunque lo desidera può lasciare un’offerta libera. Il ricavato viene utilizzato prevalentemente per i pagamenti di bollette, buoni pasto, affitti, buoni scolastici. Attualmente le parrocchie aiutano una quindicina di persone e famiglie. «Non si tratta soltanto di dare un aiuto economico in un momento difficile – spiega il parroco, don Alberto Peron – Alle persone che ricevono il nostro aiuto diamo anche la possibilità di entrare a far parte della rete della comunità, dando una mano nella pulizia della chiesa o in altre attività parrocchiali. Spesso le persone hanno bisogno di essere ascoltate o di sentirsi utili, e in questo possono dare il loro piccolo contributo alla società senza sentirsi in debito per quanto ricevuto». Ogni settimana viene pubblicato nel bollettino parrocchiale il resoconto delle entrate e delle uscite. «L’entità degli aiuti ricevuti finora dimostra la generosità delle persone. Tuttavia, la carità ha anche bisogno di essere risvegliata, attraverso azioni di confronto e di consapevolezza. Credo che il miglior biglietto da visita di una comunità sia proprio questo: la capacità di essere attenta e accogliente nei confronti di chi è in difficoltà. Per noi è diventata un’abitudine nel senso migliore del termine: ci sono persone che si sono abituate a guardare oltre le proprie necessità, e altre che hanno imparato a chiedere senza timori».

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