Chiesa e Università. Alleati per le nuove generazioni

Chiesa e Università Il vescovo Claudio Cipolla ha incontrato i docenti nell’ambito delle iniziative per gli 800 anni dell’ateneo patavino. Si è riflettuto su quattro questioni

Chiesa e Università. Alleati per le nuove generazioni

«Grazie di essere venuti, sono felice di incontrarvi. Il mio obiettivo, attraverso questa occasione, è che possiate sentire la simpatia, l’incoraggiamento da parte non tanto della Chiesa come istituzione, ma di altri cristiani che sono impegnati in altri campi con le loro competenze, percependo la loro disponibilità e vicinanza». È con queste parole che il vescovo Claudio Cipolla ha salutato una cinquantina di docenti dell’Università di Padova, presenti all’incontro che si è tenuto 10 novembre nella sala San Gregorio Barbarigo del palazzo vescovile. L’iniziativa fa parte di “Liberamente”, il programma di eventi che la Diocesi ha predisposto per gli 800 anni dalla nascita dell’ateneo. Un incontro ufficiale tra le due realtà – nel solco di un dialogo e di una collaborazione che affondano le loro radici nei secoli – aveva già avuto luogo il 16 giugno con un momento di dialogo tra il vescovo e la rettrice Daniela Mapelli. La serata del 10 novembre è stata preparata dall’Ufficio diocesano di pastorale dell’educazione e della scuola, dell’università e della cultura diretto da don Giorgio Bezze e da un’equipe composta da alcuni professori universitari. «La parola che vorrei caratterizzasse la serata è “alleanza” – ha sottolineato don Bezze – Abbiamo bisogno di mettere insieme i nostri saperi, le nostre sensibilità ed esperienze perché siano a favore delle persone e in particolare delle nuove generazioni». Ha moderato il dibattito il prof. Alberto Lanzavecchia, docente e coordinatore del corso di dottorato di Human rights. Al vescovo sono stati presentati quattro ambiti di riflessione con relative domande, frutto della sintesi delle oltre 40 osservazioni riportate nel modulo di iscrizione online dai partecipanti. Il primo, presentato dal prof. Giovanni Colombo del Dipartimento di matematica, ha visto trattare la questione educativo-pedagogica; a seguire l’accademica Carla Mucignat del Dipartimento di medicina ha messo l’accento sul rapporto tra ricerca e innovazione; Anna Mazzi, docente del Dipartimento di ingegneria, ha posto l’attenzione sul tema dell’accoglienza e l’inclusione. Infine, il prof. Carlo Ferrari del Dipartimento di ingegneria ha affrontato il tema della presenza cristiana nell’università e delle possibili collaborazioni con la Chiesa. «Nel nostro lavoro incontriamo sia giovani brillanti, ma spesso soli, sia ragazzi in difficoltà nella materia da studiare e soprattutto nella vita» ha evidenziato il prof. Colombo, che avverte una responsabilità: «La riuscita di queste persone passa anche attraverso lo sguardo che abbiamo verso di loro». Per Carla Mucignat «il lavoro di ricercatori può portarci contraddizioni nel nostro essere cristiani»; la studiosa ha posto l’attenzione sul tema della libertà della ricerca e su questioni di bioetica piuttosto controverse come l’utilizzo di cellule fetali, la ricerca in ambito pediatrico, lo sviluppo di tecnologie civili utilizzate anche in ambito militare e altre questioni. Da credenti come porsi di fronte a questi argomenti? Il vescovo, a proposito della dimensione educativo-pedagogica, ha sottolineato l’importanza di «rispettare la libertà di maturazione di ciascuno» manifestando agli universitari stima e fiducia. Nel rapporto con gli studenti, «al di là della consegna di saperi e competenze, è fondamentale trasmettere il gusto per la vita facendogliene cogliere il senso: su questo noi cristiani abbiamo tanto da dire». Sulle grandi questioni di bioetica, poi, ha parlato dell’incarnazione: «Non c’è un bene o un male assoluti perché è sempre necessario guardare la situazione concreta in cui si è coinvolti anche emotivamente. Non diamo a una norma il compito di sostituirci nella fatica di essere persone adulte, responsabili anche delle proprie decisioni. Questi ambiti sono oggi “terre di confine”». Le ultime due questioni sono state poste da Anna Mazzi che ha toccato il problema degli alloggi per gli studenti, per il quale la Chiesa di Padova «sta facendo tutto ciò che le è possibile». Sollecitati dall’ultimo intervento di Carlo Ferrari più di un docente ha espresso il desiderio che seguano altri incontri con tavoli di lavoro. In conclusione il vescovo Cipolla ha sottolineato la bontà di questo incontro con «la sensazione che ci siano tanti aspetti da condividere». Il preambolo di un percorso fruttuoso che ha posto le sue basi.

Un legame che ha attraversato i secoli

Tra l’Università e la Chiesa patavina c’è un legame plurisecolare. Sin dalle sue origini, con l’arrivo da Bologna di un drappello di studenti, l’ateneo trova sostegno non solo nelle autorità civili ma anche nei rappresentati ecclesiali.
In età medievale, dove sorgono gli Studia come a Padova (realtà assimilabili all’università), i vescovi vengono investiti dell’ufficio di cancelliere. Con l’avvento della dominazione veneziana (1405), la nascita nel 1528 dei “Riformatori dello Studio di Padova” (ente chiamato a esercitare la funzione di controllo sull’Ateneo) e i conflitti religiosi del 16° secolo, la loro funzione di cancelliere entra in crisi. Il rilancio avviene con il card. Gregorio Barbarigo (1664-1697) che nel 1678 autorizza la laurea in filosofia per Elena Lucrezia Piscopia Cornaro, la prima donna laureata al mondo: l’attestato è oggi conservato nella sala San Gregorio Barbarigo del palazzo vescovile. Il ruolo di vescovicancellieri finisce nel 1806.

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