Cresima, sacramento della dolcezza divina. È ciò che ci fa figli

Spesso viene interpretata nella logica dell’assunzione di un incarico missionario. Invece andrebbe letta attraverso le parole del VII prefazio delle domeniche del Tempo ordinario: «Hai amato in noi ciò che tu amavi nel Figlio»

Cresima, sacramento della dolcezza divina. È ciò che ci fa figli

Il Padre che soffia lo Spirito al Figlio compie l’atto intratrinitario per eccellenza: la consacrazione, la cristologizzazione del Verbo (Gesù è infatti chiamato “Cristo”, ovvero l’unto). Al Giordano, nell’economia incarnata, si visibilizza ciò che ab aeterno è la relazione tra il Padre e il Figlio. Nei battisteri antichi, metafore della creazione, coloro che rinascevano dall’acqua e dallo Spirito, usciti dalla vasca dov’erano stati sepolti ed erano risuscitati, si spostavano a oriente del giardino, il luogo della syntaxis (l’affidamento), come l’occidente era quello dell’apotaxis (la rinuncia). Qui, venivano crismati, ricevendo l’effusione dello Spirito Santo. Il cielo si apriva, il Padre chiamava il cristiano appena battezzato per nome («conosco le mie pecore») e gli diceva: «Tu sei il figlio mio, l’amato». La Cresima è dunque ciò che ci fa figli: il sacramento della dolcezza divina, non quello della maturità cristiana. Troppo spesso essa viene interpretata freddamente, nella logica dell’assunzione di un incarico missionario. Invece andrebbe letta attraverso le parole del VII prefazio delle domeniche del Tempo ordinario: «Hai amato in noi ciò che tu amavi nel Figlio» pur nell’impossibilità di capire per quale ragione Dio non solo ci abbia creati, ma abbia voluto darci la sua natura per poter realizzare la stessa dinamica trinitaria.

Coloro che sono entrati nella morte e risurrezione e sono stati guardati, effusi, rivestiti, resi altri Cristi, sono oggetti dell’amore, soffiati dall’amore divino, e manterranno la tensione escatologica del proprio essere conformi al Figlio nutrendosi dell’eucaristia, che li riaggancia all’eschaton, al compimento. Ecco che chi è battezzato, crismato e continuamente nutrito di questo compimento può diventare un testimone, un “martire”. Solo così si capisce l’unità
dei sacramenti dell’iniziazione cristiana, che altrimenti rischia di diventare un vezzo archeologico da difensori della prassi antica.

Due appuntamenti di ottobre

Sabato 15, conferenza di don Gianandrea Di Donna su “Il canto, la musica a servizio della Liturgia” (Villa Immacolata di Torreglia dalle 9 alle 12.30). Sabato 22, ritiro spirituale dei ministri straordinari della Comunione alla chiesa dell’Opsa (Sarmeola di Rubano dalle 14.45 alle 17).

Giovanni Crisostomo: «Cristo è con me»

«Cristo è con me, di chi avrò paura? Anche se si alzano contro di me i cavalloni di tutti i mari o il furore dei prìncipi, tutto questo vale per me meno di semplici ragnatele».

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