Don Pierluigi Barzon: a un anno dalla scomparsa. Ha saputo entrare nella vita delle persone con garbo

A un anno dalla scomparsa di don Pierluigi Barzon, parroco di Villa di Teolo, avvenuta il 15 ottobre 2021, sono tante le persone che lo ricordano con nostalgia.

Don Pierluigi Barzon: a un anno dalla scomparsa. Ha saputo entrare nella vita delle persone con garbo

 Non solo perché il suo servizio sacerdotale e la sua vita privata lo hanno condotto in diverse zone della Diocesi – da Stra, suo paese di origine, a Rubbio, dove trascorreva le vacanze, a Valdobbiadene, dove è stato vicario parrocchiale – ma per la sua singolare umanità, un’eredità preziosa che il nuovo parroco di Villa di Teolo, don Riccardo Comarella, troverà al suo arrivo, il 23 ottobre. La personalità di don Barzon si può riassumere in una parola: amicizia.

Lo ricorda così don Raffaele Coccato, direttore dell’Ufficio missionario diocesano e suo compagno di ordinazione. «Don Pierluigi aveva la capacità di farsi prossimo nella semplicità. In poco tempo, riuscì a stringere una fraterna amicizia con tutti i compagni di Seminario. La sua passione per il calcio, tra l’altro, l’aveva portato a scegliere il ruolo di arbitro. Una scelta coerente con la sua personalità mite, che sapeva far coesistere nell’armonia personalità diverse e farsi promotore di fraternità sacerdotale». L’amicizia che nacque tra i due coinvolse anche le rispettive famiglie, tanto che, per festeggiare il 50° di matrimonio, i suoi genitori andarono a trovare don Raffaele Coccato, che si trovava in Kenya come fidei donum.

«Ho apprezzato molto questa visita. Insieme abbiamo trascorso giornate bellissime, che porterò sempre nel cuore». A portare don Pierluigi nel cuore è anche Sandra Mietto, vicepresidente del consiglio pastorale di Villa di Teolo, che spiega come la sua perdita sia equiparabile a quella di un genitore. «Sappiamo che un giorno accadrà, perché è nell’ordine naturale delle cose, ma non siamo mai pronti a lasciarlo andare. Don Pierluigi aveva grande cultura, ma non faceva un vanto delle sue conoscenze. Entrava nella vita delle persone in punta di piedi, con garbo. Ricordo in particolare le tre serate dedicate alla lettura della Laudato si’, che lui amava tanto perché non è solo un invito ad apprezzare la bellezza della natura, ma è anche un monito alla giustizia sociale e al rispetto reciproco».

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